Cosa Nostra: differenze tra le versioni

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{{aggiornare}}<blockquote><center>«La mafia, lo ripeto ancora una volta, '''non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano'''. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione».</center>
<blockquote><center>«La mafia, lo ripeto ancora una volta, '''non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano'''. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione».</center>


<center>('''[[Giovanni Falcone]]''')<ref>Giovanni Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.93</ref></center></blockquote>
<center>('''[[Giovanni Falcone]]''')<ref>Giovanni Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.93</ref></center></blockquote>
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[[Cesare Terranova]], capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, dichiarò nel [[1965]]: «''La mafia non è un concetto astratto, non è uno stato d’animo, ma è criminalità organizzata, efficiente e pericolosa, articolata in aggregati o gruppi o “famiglie” o meglio ancora “cosche”. […] Esiste una sola mafia, né vecchia né giovane, né buona né cattiva, esiste la mafia che è associazione delinquenziale''»<ref>Tribunale di Palermo. Sentenza di rinvio a giudizio contro L. Leggio + 115, 14 agosto 1965, in Commissione parlamentare Antimafia 1972, IV, t. XVI, pp. 208-9</ref>
[[Cesare Terranova]], capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, dichiarò nel [[1965]]: «''La mafia non è un concetto astratto, non è uno stato d’animo, ma è criminalità organizzata, efficiente e pericolosa, articolata in aggregati o gruppi o “famiglie” o meglio ancora “cosche”. […] Esiste una sola mafia, né vecchia né giovane, né buona né cattiva, esiste la mafia che è associazione delinquenziale''»<ref>Tribunale di Palermo. Sentenza di rinvio a giudizio contro L. Leggio + 115, 14 agosto 1965, in Commissione parlamentare Antimafia 1972, IV, t. XVI, pp. 208-9</ref>


Questa dichiarazione metteva in luce chiaramente l’importanza della cellula organizzativa base mafiosa, '''la famiglia''', oltre a sottolineare '''l’infondatezza della suddivisione tra vecchia e nuova mafia'''. Tale distinzione (vecchia mafia, portatrice di valori tradizionali e in un certo senso positivi, contrapposta ad una nuova mafia degenerata e traditrice di quegli stessi principi) ritrae in modo erroneo l’organizzazione criminale, che va forse vista come un continuum di vicende criminali in cui raramente si può trovare qualcosa di positivo (Moiraghi, 2013).
Questa dichiarazione metteva in luce chiaramente l’importanza della cellula organizzativa base mafiosa, '''la famiglia''', oltre a sottolineare '''l’infondatezza della suddivisione tra vecchia e nuova mafia'''. Tale distinzione (vecchia mafia, portatrice di valori tradizionali e in un certo senso positivi, contrapposta ad una nuova mafia degenerata e traditrice di quegli stessi principi) ritrae in modo erroneo l’organizzazione criminale, che va forse vista come un continuum di vicende criminali in cui raramente si può trovare qualcosa di positivo.


«''E’ una società, un’organizzazione, a modo suo, giuridica''»<ref>G. Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.37</ref>, affermò più tardi [[Giovanni Falcone]]. Eppure l’organizzazione venne riconosciuta tale solo con la sentenza di Cassazione del [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]] del [[30 gennaio]] [[1992]].
«''E’ una società, un’organizzazione, a modo suo, giuridica''»<ref>G. Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.37</ref>, affermò più tardi [[Giovanni Falcone]]. Eppure l’organizzazione venne riconosciuta tale solo con la sentenza di Cassazione del [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]] del [[30 gennaio]] [[1992]].

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