Cosa Nostra: differenze tra le versioni

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Nel frattempo, il [[28 agosto]] dello stesso anno arrivò la sentenza del caso Gambino: la corte non aveva creduto alla versione del padre e aveva condannato l'altro figlio ai lavori forzati a vita. In tutto ciò, nella sentenza i giudici mettevano nero su bianco accuse alla condotta di Sangiorgi, colpevole a loro dire di aver "ingannato, mistificato, illuso la giustizia"<ref>Dickie (2005), p.120</ref>. Il caso Gambino divenne quindi il Caso Sangiorgi, con il Ministero dell'Interno che chiese a quello della Giustizia di aprire un'indagine, il cui verdetto fu dato il [[12 ottobre]], confermando la veridicità delle accuse. Il principale testimone contro Sangiorgi era il procuratore generale [[Carlo Morena]], lo stesso che aveva negato la possibilità che le diverse famiglie mafiose potessero essere collegate tra loro, ma anche '''l'uomo che aveva difeso il boss De Michele''' e grazie al quale questi era stato scarcerato.
Nel frattempo, il [[28 agosto]] dello stesso anno arrivò la sentenza del caso Gambino: la corte non aveva creduto alla versione del padre e aveva condannato l'altro figlio ai lavori forzati a vita. In tutto ciò, nella sentenza i giudici mettevano nero su bianco accuse alla condotta di Sangiorgi, colpevole a loro dire di aver "ingannato, mistificato, illuso la giustizia"<ref>Dickie (2005), p.120</ref>. Il caso Gambino divenne quindi il Caso Sangiorgi, con il Ministero dell'Interno che chiese a quello della Giustizia di aprire un'indagine, il cui verdetto fu dato il [[12 ottobre]], confermando la veridicità delle accuse. Il principale testimone contro Sangiorgi era il procuratore generale [[Carlo Morena]], lo stesso che aveva negato la possibilità che le diverse famiglie mafiose potessero essere collegate tra loro, ma anche '''l'uomo che aveva difeso il boss De Michele''' e grazie al quale questi era stato scarcerato.


Ciononostante, il prefetto di Agrigento esortò il ministro ad ascoltare anche l'altra versione dei fatti e così venne redatto il '''Rapporto Sangiorgi''', che descriveva nei particolari la struttura unitaria della mafia siciliana e le sue infiltrazioni negli apparati di polizia e nella magistratura. Al livello più basso, le bande mafiose locali erano collegate dal banditismo e dall'abigeato, attività criminali ad ampio raggio; a quello intermedio controllava il mercato attraverso l'acquisto e l'affitto di terreni, con Palermo come snodo centrale; al livello più alto, la forza della mafia stava nei favori che poteva chiedere "agli amici degli amici" nelle alte sfere del sistema politico e giudiziario.
Ciononostante, il prefetto di Agrigento esortò il ministro ad ascoltare anche l'altra versione dei fatti, ma nonostante la mole di prove che produsse a sua discolpa, il Ministro della Giustizia che era intenzionato a prendere provvedimenti perse il posto poco dopo e il suo successore non avviò alcuna iniziativa né sollecitò alcuna inchiesta sulle infiltrazioni nella magistratura e nelle forze dell'ordine. Il "Barone" De Michele diventò sindaco di Burgio nel 1878 e suo figlio venne eletto in Parlamento. Nel frattempo i procedimenti giudiziari messi in moto dalla scoperta del rituale di iniziazione della mafia da parte di Sangiorgi andarono avanti, ma con risultati altalenanti: venivano condannati solamente gli esponenti delle fazioni perdenti delle varie guerre di mafia.


Di fronte a tante prove, il Ministro della Giustizia era intenzionato a prendere provvedimenti, ma perse il posto poco dopo e il suo successore non avviò alcuna iniziativa né sollecitò alcuna inchiesta sulle infiltrazioni nella magistratura e nelle forze dell'ordine. Il "Barone" De Michele diventò sindaco di Burgio nel 1878 e suo figlio venne eletto in Parlamento. Nel frattempo i procedimenti giudiziari messi in moto dalla scoperta del rituale di iniziazione della mafia da parte di Sangiorgi andarono avanti, ma con risultati altalenanti: venivano condannati solamente gli esponenti delle fazioni perdenti delle varie guerre di mafia.
Sangiorgi tornò tuttavia a Palermo come questore nel [[1898]] e cominciò a redarre una serie di rapporti per il Procuratore Generale del capoluogo siciliano nel quadro della preparazione di un processo. Quei rapporti vennero poi raccolti in un unico volume di 485 pagine che offriva il primo quadro completo della mafia siciliana dell'epoca: dalla mappa dell'organizzazione delle otto cosche mafiose che dominavano i sobborghi e i paesi satelliti situati a nord e a ovest di Palermo, fino ai profili di 218 uomini d'onore e al rituale di iniziazione e del codice di comportamento dell'organizzazione. Illustrava i metodi imprenditoriali e la strategia di infiltrazione nelle istituzioni. Nonostante questo, il Maxiprocesso che ne scaturì finì nel nulla, a causa della caduta del governo presieduto da Luigi Pelloux, generale dell'esercito che aveva fortemente voluto Sangiorgi a Palermo. Mutato il clima politico, mutò anche l'esito, prima di allora scontato, del processo.


==== L'omicidio Notarbartolo ====
==== L'omicidio Notarbartolo ====

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