Cosa Nostra: differenze tra le versioni

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<center>«''La mafia, lo ripeto ancora una volta, '''non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano'''. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione''».</center>
<center>('''Giovanni Falcone''')<ref>Giovanni Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.93</ref></center>




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== Origine del nome ==
== Origine del nome ==
La prima volta che comparve la parola «'''mafia'''» in Italia fu nel [[1863]], durante lo spettacolo teatrale “''I mafiusi della Vicaria''” di Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca. La piéce teatrale ebbe molto successo all’epoca, con oltre trecento repliche nella sola Palermo e addirittura Re Umberto I tra gli spettatori a Napoli: il protagonista, Gioacchino Funciazza, dominava sugli altri mafiusi, facendosi pagare “''u pizzu''” per dormire su un giaciglio, ma al tempo stesso difendeva gli oppressi dal nuovo Stato e tutti quelli che chiedevano la sua protezione. Non solo, il boss rispettava i morti, battezzava i nuovi affiliati, promuoveva i migliori della banda. Tutte cose considerate all’epoca «''onorevoli''», ma il mafioso non era ancora «''uomo d’onore''» come sarebbe stato inteso decenni dopo. L’aggettivo «''mafioso''» era piuttosto sinonimo di «uomo coraggioso», mentre diventava «bella donna» se declinato al femminile.
Tant’è che Rizzotto fu aspramente criticato, in primo luogo dall’etnologo '''Giuseppe Pitrè''', che lo accusava di aver attribuito valore negativo alla parola. «''La mafia non è setta né associazione, non ha regolamenti né statuti.''», sosteneva lo studioso, «''Il mafioso '''non è un ladro, non è un malandrino'''; e se nella nuova fortuna toccata alla parola, la qualità di mafioso è stata applicata al ladro, ed al malandrino, ciò è perché il non sempre colto pubblico non ha avuto tempo di ragionare sul valore della parola, né s’è curato di sapere che nel modo di sentire del ladro e del malandrino il mafioso è soltanto '''un uomo coraggioso e valente''', che non porta mosca sul naso, nel qual senso l’essere mafioso è necessario, anzi '''indispensabile'''. La mafia è la '''coscienza del proprio essere''', l’esagerato concetto della forza individuale, unica e sola arbitra di ogni contrasto, di ogni urto d’interessi e d’idee; donde la insofferenza della superiorità e peggio ancora della prepotenza altrui. Il mafioso vuol essere rispettato e rispetta quasi sempre. Se è offeso non si rimette alla legge, alla giustizia, ma sa farsi personalmente ragione da sé, e quando non ne ha la forza, col mezzo di altri del medesimo sentire di lui''»<ref>Citato da Leonardo Sciascia in La Storia della Mafia, pubblicato in “Quaderni Radicali” n. 30 e 31 – Anno XV Gennaio/Giugno 1991</ref>.
La concezione di Pitrè piaceva particolarmente anche a [[Luciano Leggio]]<ref>Si ricorda che Luciano Leggio è noto alle cronache come “Liggio”, a causa di un errore di trascrizione nel primo verbale di fermo negli anni ’50.</ref>, che la riprese durante una famosa intervista a Enzo Biagi<ref>Intervista di Enzo Biagi a Luciano Leggio, Linea diretta 20 marzo 1989, citato in MOIRAGHI Francesco, ''Cosa Nostra'', pubblicato in Strutture: Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto, WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie, pag.5</ref>:
:'''Biagi''': «Che cos’è la Mafia secondo lei, è una cosa riprovevole?»
:'''Leggio''': «[…] Leggendo vari autori che hanno parlato su ‘sta parola, mafia, e rifacendomi al Pitrè che è uno dei grandi cultori della lingua antica siciliana, mafia doveva essere una parola di bellezza. Bellezza non solo fisica, ma anche bellezza come spiritualità, nel senso che se incontro una bella donna diciamo “Mafiusa sta fimmina” […]. Era un complimento e un fenomeno di bellezza. »
:'''Biagi''': «Se è così lei non si offende se io dico che è mafioso.»
:'''Leggio''': «No, non mi offendo, non solo. Semplicemente mi duole perché credo che non ho tutta quella ricchezza spirituale e fisica di esserlo, un mafioso»
Una ricchezza spirituale e fisica che evidentemente non mancava a un illustre cittadino palermitano come era '''Vittorio Emanuele Orlando''', già presidente del Consiglio dei Ministri (1917-1919) e Ministro degli Interni (1916-1919), che in un comizio al Teatro Massimo di Palermo arrivò a dichiarare che «''se per mafia si intende il senso dell'onore portato fino all'esagerazione, l'insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portata sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma indulge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte. Se per mafia si intendono questi sentimenti, e questi atteggiamenti, sia pure con i loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni individuali dell'anima siciliana, e mafioso mi dichiaro io e sono fiero di esserlo!''»<ref>Discorso al Teatro Massimo di Palermo del 28 giugno 1925</ref>.
[[Cesare Terranova]], capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, dichiarò nel [[1965]]: «''La mafia non è un concetto astratto, non è uno stato d’animo, ma è criminalità organizzata, efficiente e pericolosa, articolata in aggregati o gruppi o “famiglie” o meglio ancora “cosche”. […] Esiste una sola mafia, né vecchia né giovane, né buona né cattiva, esiste la mafia che è associazione delinquenziale''»<ref>Tribunale di Palermo. Sentenza di rinvio a giudizio contro L. Leggio + 115, 14 agosto 1965, in Commissione parlamentare Antimafia 1972, IV, t. XVI, pp. 208-9</ref>
Questa dichiarazione metteva in luce chiaramente l’importanza della cellula organizzativa base mafiosa, '''la famiglia''', oltre a sottolineare '''l’infondatezza della suddivisione tra vecchia e nuova mafia'''. Tale distinzione (vecchia mafia, portatrice di valori tradizionali e in un certo senso positivi, contrapposta ad una nuova mafia degenerata e traditrice di quegli stessi principi) ritrae in modo erroneo l’organizzazione criminale, che va forse vista come un continuum di vicende criminali in cui raramente si può trovare qualcosa di positivo (Moiraghi, 2013).
«''E’ una società, un’organizzazione, a modo suo, giuridica''»<ref>G. Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con M. Padovani, Milano 1991, p.37</ref>, affermò più tardi [[Giovanni Falcone]]. Eppure l’organizzazione venne riconosciuta tale solo con la sentenza di Cassazione del [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]] del [[30 gennaio]] [[1992]].
Il termine “'''Cosa Nostra'''” entrò definitivamente nel dibattito pubblico italiano solo in seguito alle dichiarazioni di [[Tommaso Buscetta]] rese al Maxiprocesso e alla già citata sentenza di Cassazione che ne confermò la validità e veridicità. Prima di lui, già negli anni '60 il pentito italo-americano [[Joe Valachi]] aveva parlato di “''Cosa Nostra''” in riferimento all’organizzazione mafiosa americana di derivazione siciliana, ma il termine stentò ad affermarsi in Italia e fu duramente contestato anche negli USA.


== Storia ed evoluzione ==
== Storia ed evoluzione ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* Francesco Moiraghi - Andrea Zolea, '''[http://goo.gl/9b6LjC Strutture: Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto]''', WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie, dicembre 2013
* John Dickie, [[Onorate società |Onorate Società]], Roma-Bari, Laterza, 2012
 
* John Dickie, "Cosa Nostra - Storia della Mafia Siciliana", Roma-Bari, Editore Laterza, 2005
* Giovanni Falcone, in collaborazione con Marcelle Padovani, "[[Cose di Cosa Nostra]]", Milano, Rizzoli, 1991
* Francesco Moiraghi, "Cosa Nostra", pubblicato in '''[http://goo.gl/9b6LjC Strutture: Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto]''', WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie, dicembre 2013


== Note ==
== Note ==
 
<references></references>


[[Categoria:Mafia]] [[Categoria:Le associazioni criminali di stampo mafioso]]
[[Categoria:Mafia]] [[Categoria:Le associazioni criminali di stampo mafioso]]

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