Strage di Duisburg
La strage di Duisburg è stata un attentato mafioso organizzato il 15 agosto 2007 davanti al ristorante "Da Bruno" dalla 'ndrina dei Nirta-Strangio ai danni dei rivali della 'ndrina dei Pelle-Vottari. Si tratta di uno dei capitoli più eclatanti della faida di San Luca che accese i riflettori sulla presenza della 'ndrangheta in Germania.
La strage
Nella cittadina di Duisburg, grande centro industriale e principale centro siderurgico tedesco col più grande porto interno al mondo, situata nel land del Nordreno-Vestfalia, tra i fiumi Reno e Ruhr, erano da poco passate le 2:20 in quella notte tra il 14 e il 15 agosto 2007. Sebastiano Strangio, trentanovenne cuoco calabrese originario di San Luca, chiuse il ristorante mentre si trovava in compagnia di due camerieri e tre amici. Quella sera avevano festeggiato il diciottesimo compleanno di uno di loro, Tommaso Venturi, originario di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Nemmeno il tempo di entrare nelle rispettive auto a pochi metri dal ristorante, che una selva di 54 colpi di arma da fuoco li investì in pieno. I killer poi finirono ciascuna vittima con un colpo alla testa, per assicurarsi che fossero morti.
Le vittime
Le vittime in totale furono sei. Oltre a Tommaso Venturi, vennero uccisi quella notte:
- Francesco Giorgi, sedicenne originario di San Luca, nipote del proprietario del locale;
- Marco Marmo, venticinquenne originario di Siderno;
- Francesco Pergola, ventiduenne originario di Siderno;
- Marco Pergola, ventenne originario di Siderno;
- Sebastiano Strangio, trentanovenne originario di San Luca e proprietario del locale;
Le indagini e la faida di San Luca
Come spiegarono già nelle ore successive i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ai colleghi della polizia tedesca (BKA), l'agguato era stato molto probabilmente la risposta all'omicidio di Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta, avvenuto il 25 dicembre dell'anno precedente.
Sin dalle prime indagini la polizia tedesca appurò che Sebastiano Strangio non aveva mai reciso il legame con San Luca e la sua famiglia d'origine. Pochi mesi prima di essere ucciso, un bigliettino da visita con l’indirizzo del suo ristorante era stato ritrovato in un bunker sotto la casa di uno dei Vottari nelle campagne di San Luca, accanto a una mitraglietta Skorpion, a pistole con matricola abrasa, cartucce e banconote[1]. Secondo gli inquirenti, i Vottari si rifornivano di armi in Germania, utilizzando come base proprio il ristorante di Strangio a Duisburg.
Due giorni dopo la strage, nel seminterrato del ristorante, la polizia rinvenne un fucile d’assalto americano Colt Ar-15 calibro 232 Remington, corrispondente al calibro 5,56, completo di quattro serbatoi caricati con novanta cartucce. Gli inquirenti ritrovarono altresì altre 280 cartucce dello stesso calibro e una ventina di cartucce calibro 375 Magnum[2].
Nella Golf di Marmo vi era anche la ricevuta di una caparra di 300 euro rilasciata come acconto per l'acquisto di un furgone blindato. La cosa più interessante, però, gli investigatori la ritrovano nel portafoglio del festeggiato, Tommaso Venturi: un santino con la figura di Michele Arcangelo, piegato in quattro e bruciato al centro. Quel santino bruciato, insieme alle tante altre immagini sacre e la statua in gesso di San Michele Arcangelo ritrovate nel seminterrato, provarono che quella notte si era svolto anche un rito di affiliazione, non solo un compleanno.
Secondo la relazione sulla 'ndrangheta della Commissione Parlamentare Antimafia della XV legislatura:
«Parte sotterraneo da San Luca ed erompe a Duisburg un connubio esplosivo fra vendette ancestrali e affari milionari, un misto di faide tribali e di spietata modernità mafiosa, producendo uno shock improvviso e micidiale per l’opinione pubblica e per le autorità tedesche. In realtà, però, i segni premonitori c’erano già tutti da tempo e la strage di Ferragosto è un indicatore tragico e quasi metaforico della sottovalutazione da parte delle autorità tedesche della ‘ndrangheta e del suo grado di penetrazione e radicamento in quel paese, oltre che in Europa e nel resto del mondo»[3].
Il 30 agosto, alle prime luci dell’alba, San Luca si svegliò con quasi 500 uomini in divisa che arrestarono 32 persone, quasi tutte coinvolte a vario titolo nella faida di San Luca. Tra di loro anche Giovanni Luca Nirta, marito di Maria. Era operazione Fehida. In Germania gli inquirenti nel frattempo avevano identificato uno dei presunti sicari, Giovanni Strangio, cugino di Maria. Una ragazza russa testimoniò che il calabrese le aveva raccontato della faida di San Luca, sottolineando il suo coinvolgimento.
Dopo due anni di indagini la squadra mobile di Reggio Calabria, all’epoca diretta da Renato Cortese, riuscì ad assicurare alla giustizia tutti i componenti del gruppo di fuoco. In manette finirono Antonio Rechichi e Luca Liotino, arrestati in Germania, e Domenico Nirta e Domenico Pizzata, catturati in Italia. Poi, il 7 agosto 2008 venne arrestato Paolo Nirta, cognato di Maria Strangio, seguito pochi giorni dopo da Gianfranco Antonioli, ritenuto l’armiere di San Luca.
Il 18 settembre 2008 fu la volta di Francesco Pelle, detto "Ciccio Pakistan", arrestato mentre si trovava in riabilitazione presso la Clinica Maugeri di Pavia. Rimasto paralizzato dopo un tentato omicidio, secondo gli inquirenti fu proprio lui ad ordinare la strage di Natale in cui morì Maria Strangio. Un mese dopo, il 16 ottobre, il latitante Antonio Pelle, quarantaseienne a capo dei Pelle-Vottari, venne arrestato dagli uomini della squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo in un bunker nelle campagne della locride. Era ricercato dall'agosto 2007, quando scattò l’operazione Fehida.
A chiudere il cerchio fu l’arresto il 12 marzo 2009 di Giovanni Strangio a Diemen, in Olanda, insieme al cognato Francesco Romeo, quarantunenne latitante da oltre dieci anni e ricercato per traffico internazionale di stupefacenti. Prima di loro due gli inquirenti avevano arrestato un'altro cognato di Strangio, Giuseppe Nirta, trentacinquenne all'epoca dei fatti nell’elenco del Ministero dell’Interno dei 100 latitanti più pericolosi.
Il processo
Il 12 luglio 2011, al termine del processo di primo grado, la Corte d'Assise di Locri condannò all'ergastolo Giovanni Strangio, Giovanni Luca Nirta, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta detto Peppe u versu, Francesco Pelle detto Ciccio Pakistan, Sebastiano Romeo, Francesco Vottari detto Ciccio u Frunzu e Sebastiano Vottari detto il Professore[4]
Vennero condannate a pene minori Antonio Carabetta e sua figlia Sonia (9 anni), e Antonio Pelle (12 anni). Vennero assolti invece Luca Liotino (l'accusa aveva chiesto 15 anni), Antonio Rechichi (per il quale la Procura aveva chiesto l'assoluzione), e Sebastiano Strangio, per il quale era stato invece chiesto l'ergastolo.
Processo d'appello
Il 26 maggio 2014 la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria confermò la condanna all'ergastolo per Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, Francesco Pelle, Francesco Vottari, Sebastiano Vottari e Giovanni Strangio. Ridusse invece la pena dall'ergastolo a 14 anni per Giovanni Luca Nirta e a 12 anni nei confronti di Sebastiano Romeo, oltre a confermare la condanna a 12 anni per Antonio Pelle e a 9 anni per Sonia Carabetta (assolto il padre Antonio)[5].
Sentenza della Corte di Cassazione
Due anni dopo, il 16 maggio 2016, la Corte di Cassazione condannò in via definitiva all'ergastolo Giovanni Strangio, in qualità di ideatore e autore della strage, Francesco Nirta, Giovanni Luca Nirta, Sebastiano Vottari e Francesco Vottari[6]. Vennero assolti Antonio Pelle e Sonia Carabetta, mentre Francesco Pelle e Sebastiano Nirta vennero rinviati alla Corte d'Appello.
Il secondo processo d'appello per Nirta e la condanna definitiva
Il 6 febbraio 2017 iniziò il processo d'appello per Sebastiano Nirta, accusato di pluriomicidio e detenzione di porto d'armi, condannato in primo grado all'ergastolo, in secondo grado a 12 anni di carcere, condanna annullata con rinvio in appello[7]. Il processo si concluse l'11 febbraio 2019 con la condanna all'ergastolo. La condanna venne resa definitiva il 10 novembre 2020 dalla Cassazione[8].
La nascita dell'associazione "Mafia? Nein Danke!"
In risposta alla strage, il 21 agosto 2007 venne creato a Berlino da un gruppo di ristoratori di origine italiana il movimento antimafia Mafia? Nein danke! (in italiano, Mafia? No grazie!), che nel 2009 assunse la forma di associazione vera e propria senza scopo di lucro col nome mafianeindanke.
Note
- ↑ Citato in Gratteri, Nicaso, Fratelli di Sangue.
- ↑ Ibidem
- ↑ Commissione Parlamentare Antimafia (2008). Relazione annuale sulla ‘ndrangheta, Roma, 19 febbraio, p. 10.
- ↑ Strage di Duisburg, verdetto di primo grado ergastolo a Giovanni Strangio e altri sette, Repubblica.it, 12 luglio 2011
- ↑ Strage di Duisburg, confermato in appello l'ergastolo a Giovanni Strangio e ad altri 5 imputati, quotidiano.net, 26 maggio 2014
- ↑ Cinque ergastoli per la Strage di Duisburg, iltempo.it, 10 giugno 2016
- ↑ Duisburg via all'ultimo processo, Gazzetta del Sud, 4 febbraio 2017
- ↑ Strage di Duisburg, ergastolo definitivo per Sebastiano Nirta, Gazzetta del Sud, 10 novembre 2020
Bibliografia
- Ciconte, Enzo (2008). 'Ndrangheta, Soveria Mannelli, Rubbettino.
- Commissione Parlamentare Antimafia (2008). Relazione annuale sulla ‘ndrangheta, Roma, 19 febbraio[1].
- Gratteri Nicola, Nicaso Antonio (2009). Fratelli di Sangue, Milano, Mondadori.
- Gratteri Nicola, Nicaso Antonio (2010). La malapianta, Milano, Mondadori.