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Inaugurando poi la lunga sequenza delle condanne a boss e politici mafiosi annullate per vizio di forma, la Cassazione annullò il processo perché un testimone non aveva giurato in una sua deposizione. Ad ormai dieci anni dalla morte del marchese l’opinione pubblica si era stancata del caso e il mutato clima politico fecero cadere la vicenda nel dimenticatoio. Il nuovo processo svoltosi a Firenze nel [[1904]] produsse l’assoluzione degli imputati. Già quindi all'inizio del XX Secolo lo Stato italiano aveva tutti gli elementi per contrastare l'organizzazione mafiosa siciliana e riconoscerla come tale, con i suoi rapporti organici con la politica, ma proprio in virtù di questi si rifiutò di combatterla, delegando la cosa a pochi valorosi uomini delle istituzioni. | Inaugurando poi la lunga sequenza delle condanne a boss e politici mafiosi annullate per vizio di forma, la Cassazione annullò il processo perché un testimone non aveva giurato in una sua deposizione. Ad ormai dieci anni dalla morte del marchese l’opinione pubblica si era stancata del caso e il mutato clima politico fecero cadere la vicenda nel dimenticatoio. Il nuovo processo svoltosi a Firenze nel [[1904]] produsse l’assoluzione degli imputati. Già quindi all'inizio del XX Secolo lo Stato italiano aveva tutti gli elementi per contrastare l'organizzazione mafiosa siciliana e riconoscerla come tale, con i suoi rapporti organici con la politica, ma proprio in virtù di questi si rifiutò di combatterla, delegando la cosa a pochi valorosi uomini delle istituzioni. | ||
==== Mafia e Socialismo: Bernardino Verro e i fasci siciliani ==== | |||
Nell'ultimo decennio del XIX secolo le condizioni di vita dei contadini siciliani erano diventate insostenibili, a causa del sistema di intermediazione gestito dai c.d. gabelloti. Fu per questo motivo che nacquero '''i Fasci Siciliani''', leghe di coltivatori organizzate dal corleonese [[Bernardino Verro]] | |||
Il movimento, di chiara ispirazione socialista, chiedeva nuovi contratti che stipulassero una ripartizione paritaria del prodotto tra i proprietari e i contadini di piccoli fondi. I mafiosi, visto il clima di incertezza politica, offrirono allora a Verro la possibilità di essere iniziato: il leader socialista accettò in parte per ingenuità (pochi sapevano cosa fosse veramente la mafia, i più la ritenevano una semplice associazione segreta), in parte per ottenere la loro protezione contro le numerose minacce di morte che gli erano arrivate. Le cose però precipitarono quasi subito: i mafiosi, avendo capito che lo Stato avrebbe represso i Fasci, decisero di appoggiare i proprietari terrieri, declinando le richieste dei movimenti contadini, cosa che portò Verro a pentirsi amaramente di avervi fatto accordi. Nel [[1894]] il fascio fu represso definitivamente con la legge marziale: l’esercito giunse in Sicilia e sedò le rivolte. | |||
Bernardino Verro venne condannato a dodici anni per aver cercato di fare la rivoluzione in Sicilia (ne sconterà solo un paio grazie all'amnistia). Ciononostante, le cose per i contadini migliorarono: fu varata una legge che permetteva alle cooperative di accendere prestiti presso il Banco di Sicilia per affittare la terra direttamente dai proprietari. Verro nel [[1907]] assunse la guida di una cooperativa fondata appositamente per usufruire dei benefici della nuova legge e al tempo stesso espellere dall’economia rurale siciliana gli intermediari (in particolare i gabelloti mafiosi). | |||
Lo scontro fu violento e dalla parte dei mafiosi si schierò anche la Chiesa Cattolica, in funzione anti-socialista: fu creato un fondo cattolico, la Cassa Agricola San Leoluca, per fare concorrenza alla cooperativa di Verro, che aveva già acquisito nove tenute. Nel [[1913]] il leader socialista fu accusato di truffa, anche se poi si scoprì che il suo tesoriere era stato corrotto da alcuni mafiosi appositamente per compiere reati che screditassero la sua immagine. Nonostante le accuse, Verro riuscì a diventare sindaco di Corleone con una maggioranza schiacciante. La mafia corleonese decise allora di ucciderlo, non essendo riuscita a fermarlo "con le buone" e temendo tra l'altro che in tribunale potesse rivelare informazioni sulla cosca corleonese di cui aveva fatto parte. Nel [[1915]] venne colpito da cinque pallottole, il volto sfigurato come monito per chiunque altro volesse opporsi al potere mafioso locale. | |||
Il processo per il suo assassinio si concluse con la richiesta del pubblico ministero, il commendatore Wancolle, di assolvere tutti gli imputati per non aver commesso il fatto, che il tribunale immediatamente accolse. Gli esecutori materiali del delitto non furono mai condannati. | |||
==== Lo sbarco negli USA ==== | ==== Lo sbarco negli USA ==== |