Joe Valachi
Joseph Micheal Valachi (New York City, 22 settembre 1903 – El Paso, 3 aprile 1971), conosciuto anche come "Joe Cargo", è stato un mafioso statunitense, killer della Famiglia Genovese e primo pentito di mafia della storia. Rivelò al mondo l'esistenza di un'organizzazione criminale chiamata Cosa Nostra, legata alla mafia siciliana, scatenando un intenso dibattito negli Stati Uniti e in Italia.
Biografia
Gli albori della carriera criminale
Nato ad Harlem, quartiere di Manhattan, Valachi entrò giovanissimo, nel 1919, nella gang dei "Minute Man", specializzata in furti, per poi passare con la "Banda dei Ratti". Nel 1923 fu arrestato dopo una rapina e si dichiarò colpevole: condannato a 18 mesi di reclusione, ne scontò la metà. Uscito dalla Banda dei Ratti, Valachi si unì alla "Banda irlandese", che agiva in pieno giorno sulla 116° strada, ma li abbandonò perché li riteneva senza alcun senso degli affari.
L'ingresso in Cosa Nostra Americana
Tradotto nel carcere di Sing Sing, dove avrebbe dovuto scontare una condanna a tre anni e otto mesi per furto e rapina, Valachi ritrovò una sua vecchia conoscenza, Dominick "The Gap" Petrilli, che una volta uscito di carcere, nel 1930, lo introdusse in Cosa Nostra Americana, all'epoca conosciuta genericamente come "The Mob", presentandolo ad Alessandro Vollero, uno dei gangaster più celebri di Brooklyn. Valachi venne così a conoscenza della Guerra Castellamarese che vedeva contrapposti da una parte il boss originario di Castellammare del Golfo Salvatore Maranzano e dall'altra Giuseppe Masseria, originario di Marsala. Valachi si schierò con Maranzano, che uscì vittorioso dallo scontro, diventandone la guardia del corpo.
Maranzano venne eletto nel 1931, al termine della guerra, Capo dei Capi di Cosa Nostra Americana, ma venne ucciso il 10 settembre lo stesso anno, a seguito del suo tentativo di eliminare gli altri boss della Commissione non siciliani, tra cui Lucky Luciano, Vito Genovese, Al Capone. Valachi divenne quindi un soldato della famiglia guidata da Luciano, nota in seguito come Famiglia Genovese.
Luciano e Genovese affidarono a Valachi il giro delle slot e un banco scommesse, mentre Cosa Nostra Americana faceva affari in tutti i campi. Nel 1936, però, l'FBI arrestò Luciano, mentre Vito Genovese si diede alla macchia in Italia, tornando negli USA solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni dell'assenza dei capi, Valachi diventò socio di un ristorante e si diede alle corse di cavalli.
Al suo ritorno, Genovese riorganizzò Cosa Nostra, nel frattempo rimasta in mano a Joseph Anastasia e Frank Costello, nel summit di Apalachin nel 1957. Fu in quell'occasione che la polizia organizzò un blitz, dove riuscì ad arrestare la maggior parte dei presenti. Sia Genovese che Valachi la fecero franca, ma per poco.
L'arresto e la detenzione ad Atlanta
Arrestato nel 1959 per traffico di stupefacenti, fu tradotto nel carcere di Atlanta, dove condivise la cella con Genovese, rinchiuso l'anno prima per lo stesso reato. Intanto in Cosa Nostra si era diffusa la voce che Valachi fosse una spia al servizio dell'FBI, anche se non era vero. Sopravvissuto a tre tentativi di omicidio e convincendosi che il mandante fosse proprio Genovese (la leggenda vuole che avesse ricevuto persino il famoso "bacio della morte" dal capofamiglia), il 22 giugno 1962 uccise un altro detenuto, scambiato per Joe Beck Di Palermo, killer di Genovese.
La decisione di collaborare e la Commissione McClellan
Rischiando la sedia elettrica, Valachi si decise a collaborare con gli inquirenti. Nel frattempo le fonti interne al sistema carcerario statunitense appresero che Vito Genovese aveva fissato sulla testa di Valachi una taglia da 100mila dollari per ucciderlo. Per questo motivo l'FBI lo trasferì prima nel carcere di Worchester e successivamente, nel 1963, nella prigione di massima sicurezza di Forth Monmouth, nel New Jersey.
Nel 1963 per tre mesi, per tre ore al giorno quattro volte alla settimana, Valachi venne interrogato dall'investigatore dell'FBI James P.Flynn, che raccolse la testimonianza del primo pentito di mafia che ricostruiva organigrammi, traffici e business di Cosa Nostra Americana. Valachi venne poi ascoltato da una sotto-commissione del Congresso sulla criminalità organizzata, presieduta dal senatore John Little McClellan. Le sedute, a cui partecipò anche l'allora segretario alla giustizia Robert Kennedy, vennero trasmesse in televisione e per la prima volta venne svelata al mondo intero l'esistenza di un'organizzazione mafiosa strutturata, ben oltre il folklore con cui veniva rappresentata. Il giornalista Peter Maas raccolse in un libro, "Valachi Papers", le testimonianze del pentito.
Il Congresso giunse alla conclusione che esisteva un «vero e proprio sindacato della delinquenza organizzata, con centrali in ogni stato, a capo del quale vi era una sorta di gruppo dirigenziale internazionale, noto sotto il nome di “mafia”, con ramificazioni nel campo dell’economia e della politica». Per questo varò norme ad hoc, che riguardarono in particolare:
- la garanzia dell'immunità dalla prosecuzione penale ai testimoni di governo e la protezione dei collaboratori di giustizia;
- la disposizione di intercettazioni ambientali e telefoniche nelle indagini sulla criminalità organizzata;
- il sequestro di beni di provenienza illecita (legge RICO).
L'FBI invece inaugurò le operazioni sotto copertura, infiltrando agenti nelle famiglie mafiose. L'insieme di queste misure si concretizzò in varie inchieste tra USA e Italia, La più nota, coordinata da Giovanni Falcone con la collaborazione dell'FBI, fu la Pizza Connection, sul traffico di droga tra USA e Sicilia.
La relazione di Robert Kennedy
La relazione del 25 settembre 1963 stilata da Robert Kennedy evidenziava l’attitudine della mafia alla corruzione dei pubblici ufficiali, il suo ingresso nel circuito del lavoro e dell’economia legale, oltre agli immancabili mercati della droga, prostituzione, racket e gioco d’azzardo, tutti aspetti che si sarebbero rivelati molto utili per i nostri inquirenti[1].
A proposito delle dichiarazioni di Valachi, Robert Kennedy dichiarò: “Le rivelazioni di Joseph Valachi ci hanno aiutato, come mai in precedenza, a capire come funzionano le operazioni della mafia… senza escludere quelle riguardanti la corruzione politica”.
Il dibattito sull'esistenza di Cosa Nostra negli USA e in Italia
Le dichiarazioni di Valachi innescarono un vasto dibattito nell'opinione pubblica americana sulla reale esistenza della mafia come organizzazione. La sociologia americana, in particolare, negò l'esistenza di un'organizzazione verticale e strutturata come quella descritta da Valachi, derubricandola a «un’invenzione paranoide dell’autorità e del potere Wasp»[2]. Gli articoli più influenti in ambito accademico furono quelli di Dwight Smith (The Mafia Mystique) e di Joseph Albini (The American Mafia: Genesis of a Legend). Addirittura il sociologo Gordon Hawkins arrivò a paragonare la mafia a Dio, sostenendo che, in assenza di prove empiriche, credere in essa equivalesse ad una professione di fede[3].
Il peso delle rivelazioni di Valachi giunse anche in Italia. Nel 1965 il giudice istruttore di Palermo, Aldo Vigneri, riuscì ad ottenere il visto per andare ad interrogare personalmente il pentito e a visionare la documentazione riservata in possesso dell’FBI. Rientrato in Italia con le sentenze dei tribunali americani e le relazioni dell'FBI che provavano un coinvolgimento di Cosa Nostra negli affari d'Oltreoceano, l'intuizione di Vigneri venne accantonata e il tutto venne bollato come un'americanata. Mentre negli USA Cosa Nostra finiva alla sbarra, in Italia si continuava a far finta di nulla.
Bibliografia
- Atti Del Convegno, I collaboratori di giustizia: legislazioni ed esperienze a confronto, Palermo, 21-22 maggio 1994, Palazzo dei Normanni
- L. Cecchini, I grandi gangster e la mafia negli USA, De Vecchi, Milano, 1966, p.248
Note
- ↑ L’utilità di queste dichiarazioni in Italia sarebbe stata enorme, seppur con le dovute precisazioni. Sulla base, in particolar modo, delle dichiarazioni di Tommaso Buscetta è stato possibile comprendere che esistevano delle forti differenze tra le due ramificazioni di Cosa Nostra: egli le definì come “due prodotti diversi sotto la medesima etichetta”. Per esempio la mafia americana praticava l’usura e lo sfruttamento della prostituzione, attività severamente condannate in Sicilia; inoltre i mafiosi statunitensi accettavano il divorzio e reclutavano anche “stranieri” all’interno dell’organizzazione.
- ↑ Citato in Salvatore Lupo, Storia della Mafia, Roma, Donzelli editore, 1993
- ↑ G. Hawkins, God and the mafia, 1969