Strage di Viale Lazio: differenze tra le versioni

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'''La Strage di Viale Lazio''' è stata una strage di mafia avvenuta il [[10 dicembre]] [[1969]], all'interno della [[Prima Guerra di Mafia]].
 
== La Strage ==
Il 10 dicembre 1969 Giovanni Domé svolgeva il suo lavoro da custode nel cantiere edile di Viale Lazio. Nello stesso giorno e nel medesimo luogo si consumò un agguato mafioso tra famiglie rivali in cui rimasero uccisi il pregiudicato Francesco Tumminello, guardaspalle di Girolamo Moncada, Calogero Bagarella e il boss Michele Cavataio.
 
Oltre ad uomini appartenenti alla malavita persero la vita anche il manovale [[Salvatore Bevilacqua]] e il custode del cantiere [[Giovanni Domè]], completamente estranei i fatti. La strage prese il nome di Strage di Viale Lazio e fu uno dei più cruenti regolamenti di conti della storia di Cosa Nostra. Rimasero feriti anche Angelo e Filippo Moncada, figli del costruttore Girolamo, detto Mommo. Il commando durante la fuga abbandonò alcune armi da fuoco perché dovette caricare il corpo senza vita di Calogero Bagarella in auto, e un fucile fu abbandonato proprio vicino al corpo di Giovanni Domé. Questo portò per lungo tempo la stampa ad affermare che Giovanni Domé fosse un mafioso, accusa naturalmente infondata.
 
Il commando dei killer era composto da uomini reclutati da varie famiglie: [[Salvatore Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Calogero Bagarella]] della famiglia di Corleone, Emanuele D'agostino e Gaetano Grado della cosca di Santa Maria di Gesù e Damiano Caruso della cosca di Riesi. Riina era a bordo di un’automobile e dirigeva le operazioni e con gli altri killer irruppe con addosso uniformi da agenti di polizia negli uffici del costruttore Girolamo Moncada in viale Lazio, a Palermo, covo del boss Michele Cavataio detto il Cobra, capo della Famiglia dell’Acquasanta ritenuto colpevole di aver scatenato la guerra tra le famiglie mafiose.
 
Sulla strage venne svolto un processo che ci concluse con la condanna definitiva all’ergastolo di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
 
== Bibliografia ==
*Saverio Lodato, Quarant'anni di Mafia, Milano, BUR, 2013
 
 
[[Categoria:Le stragi di mafia]]

Versione delle 15:50, 12 mar 2020


La Strage di Viale Lazio è stata una strage di mafia avvenuta il 10 dicembre 1969, all'interno della Prima Guerra di Mafia.

La Strage

Il 10 dicembre 1969 Giovanni Domé svolgeva il suo lavoro da custode nel cantiere edile di Viale Lazio. Nello stesso giorno e nel medesimo luogo si consumò un agguato mafioso tra famiglie rivali in cui rimasero uccisi il pregiudicato Francesco Tumminello, guardaspalle di Girolamo Moncada, Calogero Bagarella e il boss Michele Cavataio.

Oltre ad uomini appartenenti alla malavita persero la vita anche il manovale Salvatore Bevilacqua e il custode del cantiere Giovanni Domè, completamente estranei i fatti. La strage prese il nome di Strage di Viale Lazio e fu uno dei più cruenti regolamenti di conti della storia di Cosa Nostra. Rimasero feriti anche Angelo e Filippo Moncada, figli del costruttore Girolamo, detto Mommo. Il commando durante la fuga abbandonò alcune armi da fuoco perché dovette caricare il corpo senza vita di Calogero Bagarella in auto, e un fucile fu abbandonato proprio vicino al corpo di Giovanni Domé. Questo portò per lungo tempo la stampa ad affermare che Giovanni Domé fosse un mafioso, accusa naturalmente infondata.

Il commando dei killer era composto da uomini reclutati da varie famiglie: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella della famiglia di Corleone, Emanuele D'agostino e Gaetano Grado della cosca di Santa Maria di Gesù e Damiano Caruso della cosca di Riesi. Riina era a bordo di un’automobile e dirigeva le operazioni e con gli altri killer irruppe con addosso uniformi da agenti di polizia negli uffici del costruttore Girolamo Moncada in viale Lazio, a Palermo, covo del boss Michele Cavataio detto il Cobra, capo della Famiglia dell’Acquasanta ritenuto colpevole di aver scatenato la guerra tra le famiglie mafiose.

Sulla strage venne svolto un processo che ci concluse con la condanna definitiva all’ergastolo di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.

Bibliografia

  • Saverio Lodato, Quarant'anni di Mafia, Milano, BUR, 2013