Ecomafie: differenze tra le versioni

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[[Categoria:Le associazioni criminali di stampo mafioso]]
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'''Ecomafie''' è un neologismo coniato da Legambiente''<ref> Legambiente, Ecomafia, in http://www.legambiente.it/temi/ecomafia </ref>'' per indicare quei settori della criminalità organizzata dediti ai reati contro l'ambiente, quali il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l'abusivismo edilizio e reati connessi. Benché il termine abbia riscosso un buon successo mediatico, sotto il profilo accademico negli ultimi anni si è fatta strada una nuova espressione, "[[Criminalità ambientale|'''Criminalità ambientale''']]", in considerazione del fatto che '''le organizzazioni mafiose non sono l'unico soggetto ad occuparsi di reati contro l'ambiente'''.
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== Definizione ==
== Nascita del termine ==
Il termine debutta nella lingua italiana nel [[1994]], a seguito del primo Rapporto “''Le Ecomafie''”, frutto del lavoro svolto tra Legambiente, l'Arma dei Carabinieri ed Eurispes.


Il termine “ecomafie” ''«è un neologismo coniato da Legambiente che indica quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l'abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business in cui sta acquistando sempre maggiore peso anche i traffici clandestini di opere d’arte rubate e di animali esotici.»''<ref> Legambiente, Ecomafia, in http://www.legambiente.it/temi/ecomafia </ref>
== Le mafie nei reati contro l'ambiente ==
Questo termine “debutta” nella lingua italiana nel 1994, a seguito del primo Rapporto intitolato, appunto, “Le Ecomafie”, e che deriva da un lavoro svolto tra Legambiente, il corpo dei Carabinieri ed Eurospes.
I reati contro l'ambiente rientrano nella categoria dei "'''reati senza vittima'''", cioè non suscitano allarme nella popolazione per via del fatto di non essere immediatamente evidenti. Soprattutto per quanto riguarda le regioni meridionali dove il fenomeno mafioso è nato, sono gli esponenti delle organizzazioni mafiose a presentarsi alle aziende, offrendo lo smaltimento a prezzi concorrenziali, violando la normativa a tutela dell'ambiente.
Come riporta lo Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia, quelli relativi all'ambiente rientrano nella categoria dei "reati senza vittima", ovverosia che non suscitano allarme nella popolazione, non essendo immediatamente evidenti. Essi però servono alle organizzazioni di stampo mafioso ad alterare le regole di funzionamento del mercato. <ref> http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/27/schedabase.asp </ref>


== Sviluppo del fenomeno ==
Rispetto ad altri soggetti, l'organizzazione mafiosa può offrire uno smaltimento quasi esente da rischi per via del '''controllo del territorio''', potendo ad esempio smuovere enormi quantità di terreno e riempire le relative voragini coi rifiuti delle aziende. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti ad opera di un'organizzazione mafiosa ha l'innegabile vantaggio dell'[[omertà]] che cementa i rapporti tra i vari soggetti coinvolti nel business criminale.
Analizzando il fenomeno nel corso degli anni, emerge che sono i soggetti che si occupano dello smaltimento, e dunque le stesse organizzazioni di stampo mafioso, a presentarsi alle aziende che necessitano tali servizi ed ad offrirsi di svolgerli al loro posto, a prezzi ovviamente concorrenziali.
Fondamentale perché ciò possa accadere è uno dei requisiti delle organizzazioni mafiose, ovvero il controllo del territorio. Solo avendocelo, infatti, è possibile, ad esempio, muovere enormi quantità di terreno, riempire le buche con rifiuti e poi coprire il tutto appianandolo. Ciò è anche favorito dall'omertà, in quanto sono lavori che richiedono numerosi camion che viaggiano di notte, ed è impossibile per le popolazioni locali non accorgersi di ciò che avviene.
''«I risultati lasciano pochi margini di dubbio: il saccheggio sistematico delle risorse ambientali rappresenta una delle leve attraverso cui i clan accumulano ricchezza e potere. E le conseguenze sono devastanti, soprattutto nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia)»''.<ref> Fontana Enrico, "Ecomafie", in Dizionario Enciclopedico di Mafie e Antimafia, (a cura di) Manuela Mareso e Livio Pepino </ref>
Dalla Relazione di Legambiente sul tema emerge, infatti, che sui circa 30'000 reati contro l'ambiente che sono stati accertati, ben il 47% di essi avvengono in queste quattro regioni. <ref> Legambiente, Ecomafia, in http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/legambiente-presenta-ecomafia-2014 </ref>
La motivazione che ha spinto i clan mafiosi ad inserirsi in questo settore è stata ben esemplificata dal Presidente del Senato Pietro Grasso nel corso di un suo intervento: ''«La consapevolezza dell'importanza assunta dal settore dei rifiuti per la criminalità organizzata può essere tutta riassunta in poche parole, di straordinaria efficacia, pronunciate da un mafioso [...] "Buttiamoci sui rifiuti: trasi munnizza e niesci oro".»'' Infatti, stando al rapporto 2013 di Legambiente, vi sono stati 34.120 reati di carattere ambientale, che hanno portato a 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri per un giro d'affari di 16.7 miliardi di euro, gestito da 302 clan. <ref> Pietro Grasso, Summer School, ''"Ecomafie"'', Università degli Studi di Milano, settembre 2014 </ref>


== Modelli operativi ==
Dall'ultimo Rapporto Legambiente, '''sono oltre 30mila i reati contro l'ambiente accertati''' nel 2022, di cui il 39,7% concentrati nelle regioni a originaria presenza mafiosa<ref> Legambiente, ''Rapporto Ecomafie 2023'', Scheda di Sintesi, 11 luglio 2023[https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2023/07/Ecomafia-2023_-presentazione.pdf]. </ref>.
E' importante analizzare quali siano i modelli operativi <ref> Pietro Grasso, Summer School, ''"Ecomafie"'', Università degli Studi di Milano, settembre 2014 </ref> di chi pone in essere questo tipo di reati:
1) declassificazione dei rifiuti: attraverso la falsificazione della documentazione cartacea si fa in modo che i rifiuti da scaricare non siano più catalogati come "pericolosi";
2) ricorso al sistema del "girobolla": si ottiene anche con questo sistema la decatalogazione dei rifiuti, ma in maniera differente. Infatti, col sistema del "girobolla", si fanno figurare false operazioni di "trattamento" dei rifiuti mai avvenute. E' facilmente intuibile che, per utilizzare questo sistema, l'organizzazione criminale deve poter disporre di un gran numero di figure "professionali" (la cosiddetta zona grigia);
3) sversamento diretto dei rifiuti, quasi esclusivamente quelli pericolosi, nel territorio;
4) scaricamento degli olii esausti in mare;
5) ricorso al sistema del riutilizzo nelle energie rinnovabili: vengono aggiunti, durante la trasformazione delle biomasse di rifiuti diversi, altri rifiuti non consentiti, sempre grazie ad una false certificazione
6) creazione di una filiera di società: in questo modo società senza impianti creano fatture false, e ai produttori viene imposto di servirsi di esse
7) ricorso alla spedizione all'estero: ad esempio vengono mandati i rifiuti in Cina, Hong Kong, Malesia, Nord Africa, da porti come Gioia Tauro, Taranto, Napoli, Venezia, La Spezia.


== Criticità sul tema ==
=== Modelli operativi ===
Come afferma il Professor Nando Dalla Chiesa<ref> Summer School, ''"Ecomafie"'', Università degli Studi di Milano, settembre 2014 </ref>, emergono quattro criticità sul tema dell'ecomafia:  
Sotto il profilo dei modelli operativi, vi sono fondamentalmente sette categorie emerse negli anni<ref> Pietro Grasso, ''Ecomafie'', Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014. </ref>:
1) lo sviluppo di business di nuova generazione;
2) l'organicità al modello di sviluppo;
3) una nuova qualità dei beni aggrediti;
4) crucialità del ruolo svolto dal sistema lombardo e del nord in generale;


Per quanto riguarda la prima, è da notare come le organizzazioni mafiose anticipino le istituzioni nei loro traffici, facendo emergere la mancanza di conoscenza del loro modus operandi e delle organizzazioni stesse, ad esempio non considerando le "nuove generazioni" di affiliati come sostitute delle precedenti, ma esse convivono tra loro.
# '''Declassificazione dei rifiuti''': attraverso la falsificazione della documentazione cartacea, i rifiuti da smaltire non vengono più catalogati come pericolosi;
# '''Sistema del girobolla''': si ottiene la declassificazione dei rifiuti facendo figurare operazioni di trattamento dei rifiuti mai avvenute, certificate da professionisti complici;
# '''Sversamento diretto dei rifiuti''': i rifiuti pericolosi vengono direttamente immessi nel territorio, senza alcuna delle operazioni precedenti;
# '''Sversamento di ingenti quantitativi di olio esausto in mare''';
# '''Sfruttamento delle energie rinnovabili''': soprattutto durante la trasformazione delle biomasse, vengono aggiunti rifiuti non consentiti, sempre sfruttando le false certificazioni;
# '''Costituzione di una filiera di società''': oltre alle false fatture, i produttori vengono obbligati a servirsi di queste società per lo smaltimento;
# '''Spedizione all'estero''': si sfruttano soprattutto i porti italiani per spedire ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e speciali all'estero, sfruttando collegamenti con organizzazioni criminali estere.


La seconda criticità, invece, è riconducibile al modello di società nella quale viviamo: essa è, infatti, ben oltre il limite della sostenibilità. Con ciò si intende la forte presenza di eccessi, che vanno smaltiti. Ciò provoca, come detto in precedenza, una domanda di servizi illegali al minor costo possibile. Prendendo ad esempio il caso campano, questa regione è stata la prima ad essere utilizzata come luogo di sversamento rifiuti in quanto è la regione, in cui viene esercitato un forte controllo mafioso sul territorio, più vicina geograficamente alle aziende del nord che necessitavano di questo servizio. Oggi questo business sta portando alla nascita di nuove organizzazioni criminali, come ad esempio nel trasporto di rifiuti verso il Ghana, dove vengono sversati quantità notevoli di computer.
=== Le criticità sul tema ===
Sul tema delle ecomafie, emergono quattro criticità<ref> Nando dalla Chiesa, ''Ecomafie'', Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014. </ref>:
# lo sviluppo di business di nuova generazione;
# l'organicità al modello di sviluppo;
# una nuova qualità dei beni aggrediti;
# crucialità del ruolo svolto dal sistema lombardo e del Nord in generale;


Dagli anni Novanta è anche cambiata la tipologia dei beni aggrediti: non più "solo" traffici di stupefacenti, esseri umani, armi etc, ma anche danni al patrimonio naturale, alla salute, all'alimentazione. Le terre del Sud Italia sono notoriamente fertili, ma oggi questi beni vengono aggrediti, versano veleni nella terra ma anche intaccando le fonti di acqua potabile, con danni gravissimi sia alle colture che alla salute dei cittadini. Oltre a questi si aggiunge l'abusivismo edilizio e i cosiddetti "ecomostri", che portano a morte e distruzione in molti luoghi.
Per quanto riguarda la prima, è da notare come '''le organizzazioni mafiose anticipino le istituzioni nei loro traffici''', facendo emergere la mancanza di conoscenza del loro ''modus operandi'' e delle organizzazioni stesse, ad esempio non considerando le "nuove generazioni" di affiliati come sostitute delle precedenti, ma esse convivono tra loro.


Infine è stata osservata una decuplicazione di densità demografica a Milano rispetto al resto dell'Italia negli ultimi anni. Ciò ha portato ad una continua costruzione sia di case che di aziende, che devono smaltire i rifiuti prodotti. E' stato inoltre rilevato che un metodo per evitare i controlli dell'Autorità Giudiziaria è la piantumazione di alberi: infatti, dopo tre anni da essa, non è più possibile effettuare rilievi sul territorio.
La seconda criticità, invece, è riconducibile al '''modello di società''' nella quale viviamo: essa è, infatti, ben oltre il limite della sostenibilità. Con ciò si intende la forte presenza di eccessi, che vanno smaltiti. Ciò provoca, come detto in precedenza, '''una domanda di servizi illegali al minor costo possibile'''. Prendendo ad esempio il caso campano, questa regione è stata la prima ad essere utilizzata come luogo di sversamento rifiuti in quanto è la regione in cui viene esercitato un forte controllo mafioso sul territorio ed è la più vicina geograficamente alle aziende del Nord che necessitavano di questo servizio. Oggi questo business sta portando alla nascita di nuove organizzazioni criminali, come ad esempio nel trasporto di rifiuti verso il Ghana, dove vengono sversati quantità notevoli di computer.


== Legislazione sul tema ==
Dagli anni Novanta è anche cambiata '''la tipologia dei beni aggrediti''': non più "solo" i classici traffici criminali, ma anche '''danni al patrimonio naturale, alla salute, all'alimentazione'''. Le terre del Sud Italia sono notoriamente fertili, ma oggi questi beni vengono aggrediti, dato che lo sversamento di veleni nella terra intacca anche le fonti di acqua potabile, con danni gravissimi sia alle colture che alla salute dei cittadini. Oltre a questi si aggiunge '''l'abusivismo edilizio e i cosiddetti "ecomostri"''', che portano a morte e distruzione in molti luoghi.
Sempre il Presidente del Senato ha delineato il quadro legislativo sul tema delle "ecomafie".<ref> Pietro Grasso, Summer School, ''"Ecomafie"'', Università degli Studi di Milano, settembre 2014 </ref>
La legislazione attuale è ferma al Decreto Ronchi del 2006, che prevede il reato di gestione illecita dei rifiuti. Esso consente di disporre degli strumenti legali per poter contrastare il fenomeno dell'inquinamento, consentendo le intercettazioni telefoniche grazie alla previsione di una pena fino a sei anni.  
Oltre a ciò sono state affidate alla Direzione Nazionale Antimafia competenze specifiche in materia di rifiuti, e non solo a titolo di analisi di questo fenomeno. Infatti l'art. 11 L.13 agosto 2013 n. 136 ha configurato, per il delitto di attività organizzate del traffico di rifiuti previsto dall'art. 260 D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, che le funzioni inquirenti siano attribuite all'ufficio del Pubblico Ministero presso il Tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente.


 
Infine, è stata osservata '''una decuplicazione di densità demografica a Milano''' rispetto al resto dell'Italia negli ultimi anni. Ciò ha portato ad una continua costruzione sia di case che di aziende, che devono smaltire i rifiuti prodotti. E' stato inoltre rilevato che un metodo per evitare i controlli dell'Autorità Giudiziaria è '''la piantumazione di alberi''': infatti, dopo tre anni da essa, non è più possibile effettuare rilievi sul territorio.
== Abusivismo edilizio ==
Il tema dell'abusivismo è evidentemente riconducibile al tema delle ecomafie. Per abusivismo innanzitutto si intende la costruzione di immobili senza autorizzazione o in aree inedificabili.
Il giro di affari legato a questo tema viene molto spesso sottovalutato dall'opinione pubblica, ma tra il 2003 e il 2011 il CRISME (Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato per l'Edilizia e il territorio) ha calcolato che sono state costruite 258.000 case abusive, che hanno portato ad un giro d'affari di oltre 18 miliardi di euro. <ref> http://www.rinnovabili.it/greenbuilding/abusivismo-edilizio-illegalita-legambiente-676/ </ref>
Si può inoltre affermare che tra il 1985 e il 2010 ci siano stati circa un milione di casi di abusivismo in Italia.
<ref> http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/l%E2%80%99abusivismo-edilizio-numeri </ref>
Per quanto invece riguarda la legislazione sul tema, ''«La legge  47 del 1985 consentì per la prima volta in forma organica di regolarizzare le posizioni dei proprietari abusivi e dei fabbricati. Un provvedimento che inaugurò la serie dei condoni edilizi: sanatorie che, ripetute nel 1994  e nel 2003, in nome di un millantato introito straordinario per lo Stato hanno invece fatto incassare pochi spiccioli e  premiato gli abusivi.»'' <ref> Legambiente, Abusivismo edilizio, in http://www.legambiente.it/temi/ecomafia/abusivismo-edilizio </ref>


== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>


== Fonti ==
== Bibliografia ==
 
* ''Ecomafie'', Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014.
Fontana Enrico, "Ecomafie", in Dizionario Enciclopedico di Mafie e Antimafia, (a cura di) Manuela Mareso e Livio Pepino
* Legambiente.
 
Summer School, ''"Ecomafie"'', Università degli Studi di Milano, settembre 2014
 
Legambiente, www.legambiente.it


Sportello Scuola e Università, Commissione Parlamentare Antimafia
[[Categoria:Mafia]]

Versione attuale delle 08:55, 5 lug 2024

Ecomafie è un neologismo coniato da Legambiente[1] per indicare quei settori della criminalità organizzata dediti ai reati contro l'ambiente, quali il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l'abusivismo edilizio e reati connessi. Benché il termine abbia riscosso un buon successo mediatico, sotto il profilo accademico negli ultimi anni si è fatta strada una nuova espressione, "Criminalità ambientale", in considerazione del fatto che le organizzazioni mafiose non sono l'unico soggetto ad occuparsi di reati contro l'ambiente.

ecomafie

Nascita del termine

Il termine debutta nella lingua italiana nel 1994, a seguito del primo Rapporto “Le Ecomafie”, frutto del lavoro svolto tra Legambiente, l'Arma dei Carabinieri ed Eurispes.

Le mafie nei reati contro l'ambiente

I reati contro l'ambiente rientrano nella categoria dei "reati senza vittima", cioè non suscitano allarme nella popolazione per via del fatto di non essere immediatamente evidenti. Soprattutto per quanto riguarda le regioni meridionali dove il fenomeno mafioso è nato, sono gli esponenti delle organizzazioni mafiose a presentarsi alle aziende, offrendo lo smaltimento a prezzi concorrenziali, violando la normativa a tutela dell'ambiente.

Rispetto ad altri soggetti, l'organizzazione mafiosa può offrire uno smaltimento quasi esente da rischi per via del controllo del territorio, potendo ad esempio smuovere enormi quantità di terreno e riempire le relative voragini coi rifiuti delle aziende. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti ad opera di un'organizzazione mafiosa ha l'innegabile vantaggio dell'omertà che cementa i rapporti tra i vari soggetti coinvolti nel business criminale.

Dall'ultimo Rapporto Legambiente, sono oltre 30mila i reati contro l'ambiente accertati nel 2022, di cui il 39,7% concentrati nelle regioni a originaria presenza mafiosa[2].

Modelli operativi

Sotto il profilo dei modelli operativi, vi sono fondamentalmente sette categorie emerse negli anni[3]:

  1. Declassificazione dei rifiuti: attraverso la falsificazione della documentazione cartacea, i rifiuti da smaltire non vengono più catalogati come pericolosi;
  2. Sistema del girobolla: si ottiene la declassificazione dei rifiuti facendo figurare operazioni di trattamento dei rifiuti mai avvenute, certificate da professionisti complici;
  3. Sversamento diretto dei rifiuti: i rifiuti pericolosi vengono direttamente immessi nel territorio, senza alcuna delle operazioni precedenti;
  4. Sversamento di ingenti quantitativi di olio esausto in mare;
  5. Sfruttamento delle energie rinnovabili: soprattutto durante la trasformazione delle biomasse, vengono aggiunti rifiuti non consentiti, sempre sfruttando le false certificazioni;
  6. Costituzione di una filiera di società: oltre alle false fatture, i produttori vengono obbligati a servirsi di queste società per lo smaltimento;
  7. Spedizione all'estero: si sfruttano soprattutto i porti italiani per spedire ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e speciali all'estero, sfruttando collegamenti con organizzazioni criminali estere.

Le criticità sul tema

Sul tema delle ecomafie, emergono quattro criticità[4]:

  1. lo sviluppo di business di nuova generazione;
  2. l'organicità al modello di sviluppo;
  3. una nuova qualità dei beni aggrediti;
  4. crucialità del ruolo svolto dal sistema lombardo e del Nord in generale;

Per quanto riguarda la prima, è da notare come le organizzazioni mafiose anticipino le istituzioni nei loro traffici, facendo emergere la mancanza di conoscenza del loro modus operandi e delle organizzazioni stesse, ad esempio non considerando le "nuove generazioni" di affiliati come sostitute delle precedenti, ma esse convivono tra loro.

La seconda criticità, invece, è riconducibile al modello di società nella quale viviamo: essa è, infatti, ben oltre il limite della sostenibilità. Con ciò si intende la forte presenza di eccessi, che vanno smaltiti. Ciò provoca, come detto in precedenza, una domanda di servizi illegali al minor costo possibile. Prendendo ad esempio il caso campano, questa regione è stata la prima ad essere utilizzata come luogo di sversamento rifiuti in quanto è la regione in cui viene esercitato un forte controllo mafioso sul territorio ed è la più vicina geograficamente alle aziende del Nord che necessitavano di questo servizio. Oggi questo business sta portando alla nascita di nuove organizzazioni criminali, come ad esempio nel trasporto di rifiuti verso il Ghana, dove vengono sversati quantità notevoli di computer.

Dagli anni Novanta è anche cambiata la tipologia dei beni aggrediti: non più "solo" i classici traffici criminali, ma anche danni al patrimonio naturale, alla salute, all'alimentazione. Le terre del Sud Italia sono notoriamente fertili, ma oggi questi beni vengono aggrediti, dato che lo sversamento di veleni nella terra intacca anche le fonti di acqua potabile, con danni gravissimi sia alle colture che alla salute dei cittadini. Oltre a questi si aggiunge l'abusivismo edilizio e i cosiddetti "ecomostri", che portano a morte e distruzione in molti luoghi.

Infine, è stata osservata una decuplicazione di densità demografica a Milano rispetto al resto dell'Italia negli ultimi anni. Ciò ha portato ad una continua costruzione sia di case che di aziende, che devono smaltire i rifiuti prodotti. E' stato inoltre rilevato che un metodo per evitare i controlli dell'Autorità Giudiziaria è la piantumazione di alberi: infatti, dopo tre anni da essa, non è più possibile effettuare rilievi sul territorio.

Note

  1. Legambiente, Ecomafia, in http://www.legambiente.it/temi/ecomafia
  2. Legambiente, Rapporto Ecomafie 2023, Scheda di Sintesi, 11 luglio 2023[1].
  3. Pietro Grasso, Ecomafie, Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014.
  4. Nando dalla Chiesa, Ecomafie, Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014.

Bibliografia

  • Ecomafie, Summer School in Organized Crime, Università degli Studi di Milano, settembre 2014.
  • Legambiente.