Sacco di Palermo: differenze tra le versioni

Da WikiMafia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Nessun oggetto della modifica
 
(5 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 1: Riga 1:
{{bozza}} [[Categoria:XX Secolo]]
'''Il Sacco di Palermo''' è l'espressione comunemente utilizzata per indicare il boom edilizio che si ebbe nel capoluogo siciliano tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 del Novecento, che si tradusse fondamentalmente in uno stravolgimento architettonico della città, di cui ne fecero le spese le aree verdi e, soprattutto, le ville in stile liberty tipiche di Palermo. Le numerose inchieste degli anni successivi stabilirono che [[Cosa Nostra]] utilizzò i propri referenti politici nell'amministrazione comunale ([[Salvo Lima]] e [[Vito Ciancimino]] ''in primis'') per ottenere le licenze edilizie e realizzare così una delle più grandi speculazioni edilizie della Storia d'Italia<ref>[http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000033.pdf citato in "Documenti", Camera dei Deputati, XIV Legislatura]</ref>.
[[File:Conca d'oro prima del sacco.jpg|300px|thumb|right|L'area della Conca d'Oro prima del Sacco di Palermo]]


Il sacco di Palermo è l'espressione utilizzata per indicare il boom edilizio che si ebbe nel capoluogo siciliano tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni sessanta. La costruzione incessante di palazzi, a discapito dell aree verdi e soprattutto delle ville liberty tipiche di Palermo, porto ad uno stravolgimento architettonico dell'intera città.
==Storia==
Numerose inchieste svoltesi negli anni successivi portarono alla scoperta di uno stetto intreccio tra la politica e la mafia: quest'ultima, tramite alcuni figure inserite all'interno dell'amministrazione comunale, aveva l'intenzione di perpetrare e mantenere il controllo sull'intera città.
=== Premiata ditta Lima-Ciancimino ===
[[File:Lima ciancimino.jpg|200px|thumb|left|Salvo Lima con Vito Ciancimino]]
Divenuto consigliere comunale nel 1956, tra il 1958 e il 1963 [[Salvo Lima]] ricoprì la carica di Sindaco di Palermo, in qualità di esponente della corrente fanfaniana della Democrazia Cristiana, fondata da [[Giovanni Gioia]]. Al suo fianco, in giunta, nel ruolo cruciale di Assessore ai Lavori Pubblici, vi era il corleonese [[Vito Ciancimino]]. Il motto della Democrazia Cristiana a quel tempo era "''Palermo è bella, facciamola più bella''". Il piano regolatore prevedeva di portare all'urbanizzazione 4700 ettari, su 17.000 del piano comunale e 10.000 della parte pianeggiante. Bastò il connubbio Lima-Ciancimino per avviare una intensa attività edilizia all'interno del centro cittadino: la speculazione edilizia raggiunse così punte elevatissime. In quattro anni, infatti, il Comune concesse 4205 licenze edilizie. Di queste, in un solo mese, più di 3000 furono rilasciate a cinque personaggi: '''Salvatore Milazzo''' (1653), '''Lorenzo Ferrante''' (447), '''Michele Caggeggi''' (702), '''Francesco Lepanto''' (447), '''Giuseppe Mineo'''. Tutti pensionati nullatenenti, ad eccezione di Lepanto che era ingegnere: quindi, tutti prestanome di costruttori edili.


=== La società VA.LI.GIO ===
Una sola società riuscì ad accaparrarsi tutti gli appalti pubblici, la '''Va.Li.Gio''', acronimo dei nomi di tre personaggi cruciali all'interno della speculazione: '''Francesco Vassallo''', un carrettiere che improvvisamente diventò il primo costruttore di Palermo; il Sindaco '''Salvo lima'''; '''Giovanni Gioia''', sottosegretario alle Finanze ed ex Ministro della Marina Mercantile. A fare da collante all'intero sistema, l'assessore al Lavori Pubblici Ciancimino, che affidò direttamente alcuni lavori ad esponenti di Cosa Nostra o comunque legati alla stessa. La relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia riportò gli episodi più eclatanti, tra i quali:
* '''Nicola Di Trapani''', esponente di spicco della borgata Malaspina, chiese una variante al piano regolatore per destinare un terreno di proprietà della famiglia all'edilizia urbana e non all'area verde cosi come già previsto nel PRG (Piano Regolatore Generale);
* '''Girolamo Moncada''', noto mafioso implicato nella strage di Viale Lazio, venne concessa la costruzione di due fabbricati in difformità con la licenza e con il piano regolatore, poi il tutto regolarizzato in tempistiche molto brevi tramite una delibera del consiglio.


'''La società VA.LI.GIO'''
Tra la prima e la seconda stesura del Piano Regolatore vennero approvate ben 667 varianti, solo formalmente sottoposte al vaglio del Consiglio Comunale, in quanto nelle sedute veniva semplicemente ratificato quanto già disposto dall'assessore Ciancimino.


Tra il 1956 e il 1964, Palermo vide sulla poltrona di primo cittadino [[Salvo Lima]]; e negli stessi anni, eletto prima consigliere comunale, e subito dopo nominato Assessore al Lavori Pubblici, il corleonese [[Vito Ciancimino]]. Il motto della Democrazia Cristiana a quel tempo era "Palermo è bella, facciamola più bella". Il piano regolatore prevedeva di portare all'ubranizzazione 4700 ettari, su 17.000 del piano comunale e 10000 della parte pianeggiante. Bastò il connubbio Lima-Ciancimino per avviare una intensa attività edilizia all'interno del centro cittadino: la speculazione edilizia raggiunse punte elevatissime
=== La società ISEP ===
In quattro anni il Comune concede 4205 licenze edilize. Di queste, in un solo mese, ne rilascia più di 3000 a cinque personaggi: Salvatore Milazzo (1653), Lorenzo Ferrante (447), Michele Caggeggi (702), Francesco Lepanto (447), Giuseppe Mineo. Tutti pensionati nullatenenti, ad eccezione di Lepanto che era ingegnere: quindi, fungevano da prestanome di costruttori edili.
Vito Ciancimino risultò coinvolto in partecipazioni della società ISEP (Istituto Sovvenzioni e Prestiti), attraverso la moglie Epifania Silvia Scardino. La ISEP viene costituita nel 1951 tramite alcuni personaggi che, non appena 10 giorni dopo, trasferirono le loro quote ad [[Antonino Sorci]] e [[Angelo Di Carlo]], noti esponenti di Cosa Nostra (il primo, detto "''u riccu''" venne visto in compagnia di [[Lucky Luciano]], il secondo detto "''il capitano''", cugino del boss di Corleone [[Michele Navarra]]). La società riciclava denaro sporco proveniente dal narcotraffico.
Una sola società riesce ad accaparrarsi tutti gli appalti pubblici, la '''Va.Li.Gio''', acronimo dei nomi di altri tre personaggi cruciali all'interno di questo sistema: Francesco Vassallo, un carrettiere che improvvisamente diventa il primo costruttore di Palermo; il Sindaco Salvo lima; Giovanni Gioia, sottosegretario alle Finanze ed ex Ministro della Marina Mercantile. A fare da collante all'intero sistema, l'assessore al Lavori Pubblici Ciancimino, che non tenne scrupoli ad affidare alcuni lavori ad appartenenti alla mafia o comunque legati alla stessa. La relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia riporta gli episodi più eclatanti, tra i quali:


- Nicola Di Trapani, esponente di spicco della borgata Malaspina, chiese una variante al piano regolatore per destinare un terreno di proprietà della famiglia all'edilizia urbana e non all'area verde cosi come già previsto nel PRG (Piano Regolatore Generale);
=== Il rapporto Bevivino ===
Con il varo del primo governo di centro-sinistra, presieduto dall'on. [[Giuseppe D'Angelo]], l'allarme scatenato dalla c.d. [[Prima Guerra di Mafia]] portò l'amministrazione regionale a mettere in cantiere una serie di iniziative e proposte per tentare di arginare il degrado politico e istituzionale della Regione. Da un lato provò a ridimensionare l'influenza delle esattorie dei cugini [[Ignazio Salvo|Ignazio]] e [[Antonino Salvo]], dall'altro dispose, con decreto del [[15 novembre]] 1963, un'ispezione straordinaria presso gli uffici municipali del capoluogo, incaricando la commissione presieduta dal prefetto Tommaso Bevivino di accertare il rispetto delle prescrizioni previste dal Piano Regolatore Regionale. Il Rapporto evidenziò molte delle irregolarità e delle violazioni poi fatte proprie dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, la più eclatante riguardava la composizione della Commissione comunale per l'edilizia, che era rimasta la medesima dal giorno del suo insediamento, invece di cambiare dopo un triennio come previsto dalla legge.


- Girolamo Moncada, noto mafioso implicato nella strage di Viale Lazio, venne concessa la costruzione di due fabbricati in difformità con la licenza e con il piano regolatore, poi il tutto regolarizzato in tempistiche molto brevi tramite una delibera del consiglio;
== Le aree colpite dalla cementificazione ==
[[File:Villa deliella palermo.jpg|200px|thumb|right|Villa Deliella, a Palermo. Famosa per essere stata demolita in una notte, giusto prima che entrasse a far parte dei beni tutelati. Lo scandolo fu tale che non si realizzò più niente, oggi c’è un grande parcheggio]]
Le zone più colpite dalla costruzione edilizia senza freni sono soprattutto due: innanzitutto '''Viale Libertà''', dove vengono abbattute le numerosissime ville liberty e barocche costruite tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Uno dei casi più eclatanti fu quello della '''Villa Deliella''', considerata una delle opere architettoniche che più di tutti aveva delineato e regalato lo stile all'intera città: fu abbattuta nella notte del [[29 dicembre]] 1959. Tutto l'asse Politeama-Libertà, fulcro della vita della classe borghese, caratterizzato da spazi verdi, villini immersi negli agrumeti, viali alberati, venne letteralmente sostituito da palazzoni e cemento.
La seconda area più colpita fu quella della c.d. '''Conca D'oro''': centinaia di ettari di frutteti ed agrumeti vennero spazzati via dalla speculazione edilizia: dal 1946 fino alla fine degli anni '60, circa 3000 ettari di terreni agricoli lasciarono spazio alla periferia della città.


== Bibliografia ==
*[http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/03_rel.pdf Commissione Parlamentare Antimafia, Relazione di Minoranza, VI Legislatura, Roma, 1976]
*[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/16/le-ruspe-villa-deliella-il-liberty-fini.html Le ruspe a Villa Deliella e il Liberty finì nel 'sacco', La Repubblica, 16 ottobre 2009]
*[http://www.eddyburg.it/2014/07/il-lungo-sacco-della-conca-doro.html Giuseppe Barbera, Il lungo sacco della Conca d’Oro, 17 luglio 2014]


Nel 1960 vennero approvati centinaia di modifiche al PRG che solo formalmente vennero sottoposto al vaglio del Consiglio Comunale, in quanto nelle sedute veniva semplicemente ratificato quanto già disposto dall'assessore Ciancimino.
== Note ==
<references></references>


 
[[Categoria:XX Secolo]]
'''La società ISEP'''
 
Vito Ciancimino risultò coinvolto in partecipazioni della società ISEP (Istituto Sovvenzioni e Prestiti), attraverso la moglie Epifania Silvia Scardino. La ISEP viene costituita nel 1951 tramite alcuni personaggi che, non appena 10 giorni dopo, trasferirono le loro quote ad Antonino Sorci e Angelo Di Carlo, noti esponenti di Cosa Nostra (il primo, detto "u riccu" venne visto in compagnia di Lucky Luciano, il secondo detto "il capitano", cugino del boss di Corleone Michele Navarra).
La società fungeva da luogo di riciclaggio del denaro sporco proveniente dal narcotraffico.
 
'''Le aree colpite dalla cementificazione'''
 
Le zone più colpite dalla costruzione edilizia senza freni sono soprattutto due: innanzitutto Viale Libertà, dove vengono abbattute le numerosissime ville liberty costruite e barocche costruite tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Uno dei casi più eclatanti fu quello della Villa Deliella, considerata una delle opere architettoniche che più di tutti aveva delineato e regalato lo stile all'intera città: fu abbattuta nella notte del 29 dicembre 1959. Tutto l'asse Politeama-Libertà, fulcro della vita della classe borghese, caratterizzato da spazi verdi, villini immersi negli agrumeti, viali alberati, venne letteralmente sostituito da palazzoni e condimini.
La seconda area più colpita fu quelal della c.d. Conca D'oro: centinaia di ettari di frutteti ed agrumenti vennero spazzati via dalla ferocia del cemento. Circa 3000 ettari nei vent'ennio '50-'70 lasciarono la periferia della città.
 
 
 
'''Bibliografia'''
 
Relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia (1963)
 
Documento della Camera dei deputati ---> http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000033.pdf
 
Articolo conca d'oro ---> http://www.eddyburg.it/2014/07/il-lungo-sacco-della-conca-doro.html
 
Articolo Villa Deliella ---> http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/16/le-ruspe-villa-deliella-il-liberty-fini.html

Versione attuale delle 17:27, 12 mag 2017

Il Sacco di Palermo è l'espressione comunemente utilizzata per indicare il boom edilizio che si ebbe nel capoluogo siciliano tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 del Novecento, che si tradusse fondamentalmente in uno stravolgimento architettonico della città, di cui ne fecero le spese le aree verdi e, soprattutto, le ville in stile liberty tipiche di Palermo. Le numerose inchieste degli anni successivi stabilirono che Cosa Nostra utilizzò i propri referenti politici nell'amministrazione comunale (Salvo Lima e Vito Ciancimino in primis) per ottenere le licenze edilizie e realizzare così una delle più grandi speculazioni edilizie della Storia d'Italia[1].

L'area della Conca d'Oro prima del Sacco di Palermo

Storia

Premiata ditta Lima-Ciancimino

Salvo Lima con Vito Ciancimino

Divenuto consigliere comunale nel 1956, tra il 1958 e il 1963 Salvo Lima ricoprì la carica di Sindaco di Palermo, in qualità di esponente della corrente fanfaniana della Democrazia Cristiana, fondata da Giovanni Gioia. Al suo fianco, in giunta, nel ruolo cruciale di Assessore ai Lavori Pubblici, vi era il corleonese Vito Ciancimino. Il motto della Democrazia Cristiana a quel tempo era "Palermo è bella, facciamola più bella". Il piano regolatore prevedeva di portare all'urbanizzazione 4700 ettari, su 17.000 del piano comunale e 10.000 della parte pianeggiante. Bastò il connubbio Lima-Ciancimino per avviare una intensa attività edilizia all'interno del centro cittadino: la speculazione edilizia raggiunse così punte elevatissime. In quattro anni, infatti, il Comune concesse 4205 licenze edilizie. Di queste, in un solo mese, più di 3000 furono rilasciate a cinque personaggi: Salvatore Milazzo (1653), Lorenzo Ferrante (447), Michele Caggeggi (702), Francesco Lepanto (447), Giuseppe Mineo. Tutti pensionati nullatenenti, ad eccezione di Lepanto che era ingegnere: quindi, tutti prestanome di costruttori edili.

La società VA.LI.GIO

Una sola società riuscì ad accaparrarsi tutti gli appalti pubblici, la Va.Li.Gio, acronimo dei nomi di tre personaggi cruciali all'interno della speculazione: Francesco Vassallo, un carrettiere che improvvisamente diventò il primo costruttore di Palermo; il Sindaco Salvo lima; Giovanni Gioia, sottosegretario alle Finanze ed ex Ministro della Marina Mercantile. A fare da collante all'intero sistema, l'assessore al Lavori Pubblici Ciancimino, che affidò direttamente alcuni lavori ad esponenti di Cosa Nostra o comunque legati alla stessa. La relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia riportò gli episodi più eclatanti, tra i quali:

  • Nicola Di Trapani, esponente di spicco della borgata Malaspina, chiese una variante al piano regolatore per destinare un terreno di proprietà della famiglia all'edilizia urbana e non all'area verde cosi come già previsto nel PRG (Piano Regolatore Generale);
  • Girolamo Moncada, noto mafioso implicato nella strage di Viale Lazio, venne concessa la costruzione di due fabbricati in difformità con la licenza e con il piano regolatore, poi il tutto regolarizzato in tempistiche molto brevi tramite una delibera del consiglio.

Tra la prima e la seconda stesura del Piano Regolatore vennero approvate ben 667 varianti, solo formalmente sottoposte al vaglio del Consiglio Comunale, in quanto nelle sedute veniva semplicemente ratificato quanto già disposto dall'assessore Ciancimino.

La società ISEP

Vito Ciancimino risultò coinvolto in partecipazioni della società ISEP (Istituto Sovvenzioni e Prestiti), attraverso la moglie Epifania Silvia Scardino. La ISEP viene costituita nel 1951 tramite alcuni personaggi che, non appena 10 giorni dopo, trasferirono le loro quote ad Antonino Sorci e Angelo Di Carlo, noti esponenti di Cosa Nostra (il primo, detto "u riccu" venne visto in compagnia di Lucky Luciano, il secondo detto "il capitano", cugino del boss di Corleone Michele Navarra). La società riciclava denaro sporco proveniente dal narcotraffico.

Il rapporto Bevivino

Con il varo del primo governo di centro-sinistra, presieduto dall'on. Giuseppe D'Angelo, l'allarme scatenato dalla c.d. Prima Guerra di Mafia portò l'amministrazione regionale a mettere in cantiere una serie di iniziative e proposte per tentare di arginare il degrado politico e istituzionale della Regione. Da un lato provò a ridimensionare l'influenza delle esattorie dei cugini Ignazio e Antonino Salvo, dall'altro dispose, con decreto del 15 novembre 1963, un'ispezione straordinaria presso gli uffici municipali del capoluogo, incaricando la commissione presieduta dal prefetto Tommaso Bevivino di accertare il rispetto delle prescrizioni previste dal Piano Regolatore Regionale. Il Rapporto evidenziò molte delle irregolarità e delle violazioni poi fatte proprie dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, la più eclatante riguardava la composizione della Commissione comunale per l'edilizia, che era rimasta la medesima dal giorno del suo insediamento, invece di cambiare dopo un triennio come previsto dalla legge.

Le aree colpite dalla cementificazione

Villa Deliella, a Palermo. Famosa per essere stata demolita in una notte, giusto prima che entrasse a far parte dei beni tutelati. Lo scandolo fu tale che non si realizzò più niente, oggi c’è un grande parcheggio

Le zone più colpite dalla costruzione edilizia senza freni sono soprattutto due: innanzitutto Viale Libertà, dove vengono abbattute le numerosissime ville liberty e barocche costruite tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Uno dei casi più eclatanti fu quello della Villa Deliella, considerata una delle opere architettoniche che più di tutti aveva delineato e regalato lo stile all'intera città: fu abbattuta nella notte del 29 dicembre 1959. Tutto l'asse Politeama-Libertà, fulcro della vita della classe borghese, caratterizzato da spazi verdi, villini immersi negli agrumeti, viali alberati, venne letteralmente sostituito da palazzoni e cemento. La seconda area più colpita fu quella della c.d. Conca D'oro: centinaia di ettari di frutteti ed agrumeti vennero spazzati via dalla speculazione edilizia: dal 1946 fino alla fine degli anni '60, circa 3000 ettari di terreni agricoli lasciarono spazio alla periferia della città.

Bibliografia

Note