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Nel 1970 il boss dei due mondi soggiornò sotto falso nome a Zurigo, Milano e Catania per partecipare ad alcuni incontri insieme a [[Salvatore Greco]], durante i quali discussero la ricostruzione della "Commissione" e l'eventuale partecipazione dei mafiosi siciliani al Golpe Borghese (che non ci fu). | Nel 1970 il boss dei due mondi soggiornò sotto falso nome a Zurigo, Milano e Catania per partecipare ad alcuni incontri insieme a [[Salvatore Greco]], durante i quali discussero la ricostruzione della "Commissione" e l'eventuale partecipazione dei mafiosi siciliani al Golpe Borghese (che non ci fu). | ||
Il [[25 agosto]] venne arrestato a Brooklyn e rilasciato dietro il pagamento di 40mila dollari; Giuseppe Catania, pizzicato con un carico di 326 kg di eroina, lo avrebbe accusato di essere la mente dell'organizzazione, ottenendo per sé l'immunità. Solo in seguito si sarebbe scoperto che Catania si era inventato tutto e Buscetta non aveva mai trafficato droga in vita sua. A tal proposito, a Saverio Lodato confidò: "''C'è un'infamia che non ho mai sopportato: essere stato definito dai giornali, per alcuni decenni, il "re dell'eroina", il "trafficante dei due mondi". Io non ho mai trafficato in droga. L'unica volta che feci quella mediazione fra Salomone e | Il [[25 agosto]] venne arrestato a Brooklyn e rilasciato dietro il pagamento di 40mila dollari; Giuseppe Catania, pizzicato con un carico di 326 kg di eroina, lo avrebbe accusato di essere la mente dell'organizzazione, ottenendo per sé l'immunità. Solo in seguito si sarebbe scoperto che Catania si era inventato tutto e Buscetta non aveva mai trafficato droga in vita sua. A tal proposito, a Saverio Lodato confidò: "''C'è un'infamia che non ho mai sopportato: essere stato definito dai giornali, per alcuni decenni, il "re dell'eroina", il "trafficante dei due mondi". Io non ho mai trafficato in droga. L'unica volta che feci quella mediazione fra Salomone e Inzerillo, per quei 68 kg, non ci guadagnai una lira. Mi limitai a essere il garante di un passaggio di denaro. Se avessi voluto, avrei potuto fare il trafficante come tutti gli altri della mia generazione.''"<ref>Saverio Lodato, ''La mafia ha vinto'', Mondadori, 1999, p.112</ref> | ||
Trasferitosi in Brasile, venne arrestato il [[2 novembre]] [[1972]] per traffico di droga ed estradato in Italia, dove scontò la condanna a 10 anni, ridotta a 8 in appello, nel carcere palermitano dell'Ucciardone. Nel 1980 ottenne la semilibertà, che sfruttò per evadere e tornare in Brasile, raggiungendo la seconda moglie Cristina e i tre figli nati dal loro matrimonio, Alessandro, Lisa e Massimo. Mentre a Palermo infuriava la [[Seconda Guerra di Mafia|Seconda guerra di Mafia]], Don Masino decise di tirarsi fuori dalla faida. Nell'ottobre del [[1983]] venne arrestato, assieme alla moglie e ai figli, a San Paolo, per traffico di droga, anche se nella macchina gli agenti non trovarono nemmeno un grammo. Nel marzo 1984 lo trasferirono nel carcere di Brasilia: fu lì, nel giugno dello stesso anno, che incontrò per la prima volta Giovanni Falcone, accompagnato dal sostituto procuratore di Palermo, [[Vincenzo Geraci]]. E fu in quell'incontro che il magistrato palermitano intuì la volontà di collaborare di Buscetta che però, entrato in possesso di una dose di stricnina, tentò di togliersi la vita e fu salvato ''in extremis''. | Trasferitosi in Brasile, venne arrestato il [[2 novembre]] [[1972]] per traffico di droga ed estradato in Italia, dove scontò la condanna a 10 anni, ridotta a 8 in appello, nel carcere palermitano dell'Ucciardone. Nel 1980 ottenne la semilibertà, che sfruttò per evadere e tornare in Brasile, raggiungendo la seconda moglie Cristina e i tre figli nati dal loro matrimonio, Alessandro, Lisa e Massimo. Mentre a Palermo infuriava la [[Seconda Guerra di Mafia|Seconda guerra di Mafia]], Don Masino decise di tirarsi fuori dalla faida. Nell'ottobre del [[1983]] venne arrestato, assieme alla moglie e ai figli, a San Paolo, per traffico di droga, anche se nella macchina gli agenti non trovarono nemmeno un grammo. Nel marzo 1984 lo trasferirono nel carcere di Brasilia: fu lì, nel giugno dello stesso anno, che incontrò per la prima volta Giovanni Falcone, accompagnato dal sostituto procuratore di Palermo, [[Vincenzo Geraci]]. E fu in quell'incontro che il magistrato palermitano intuì la volontà di collaborare di Buscetta che però, entrato in possesso di una dose di stricnina, tentò di togliersi la vita e fu salvato ''in extremis''. |
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