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Dopo l'arresto del Capo dei Capi, in seno a Cosa Nostra si crearono due schieramenti, uno favorevole alla continuazione della strategia stragista (formato da [[Leoluca Bagarella]], [[Giovanni Brusca]] e i fratelli Graviano) e uno contrario (formato da [[Michelangelo La Barbera]], [[Raffaele Ganci]], [[Salvatore Cancemi]]). A sanare la divisione ci pensò [[Bernardo Provenzano]], che mise d'accordo le due fazioni stabilendo che gli attentati sarebbero potuti continuare, ma fuori dalla Sicilia. | Dopo l'arresto del Capo dei Capi, in seno a Cosa Nostra si crearono due schieramenti, uno favorevole alla continuazione della strategia stragista (formato da [[Leoluca Bagarella]], [[Giovanni Brusca]] e i fratelli Graviano) e uno contrario (formato da [[Michelangelo La Barbera]], [[Raffaele Ganci]], [[Salvatore Cancemi]]). A sanare la divisione ci pensò [[Bernardo Provenzano]], che mise d'accordo le due fazioni stabilendo che gli attentati sarebbero potuti continuare, ma fuori dalla Sicilia. | ||
Così continuò la serie di delitti: prima con il [[Fallito Attentato di via Fauro]], il [[14 maggio]], ai danni di Maurizio Costanzo, impegnato in trasmissioni contro la mafia. Poi il [[27 maggio]] un furgoncino imbottito di esplosivo saltò in aria in [[Strage di Via dei Georgofili|via dei Georgofili]], provocando 5 morti e 29 feriti. Due mesi dopo, un'altra autobomba esplose in [[Strage di via Palestro|via Palestro]] a Milano, provocando altre cinque vittime. Pochi minuti dopo, a mezzanotte, altre due autobombe esplosero a Roma, in piazza San Giovanni in Laterano, sede del Vicariato cattolico, e davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, provocando dieci feriti. | Così continuò la serie di delitti: prima con il [[Fallito Attentato di via Fauro]], il [[14 maggio]], ai danni di Maurizio Costanzo, impegnato in trasmissioni contro la mafia. Poi il [[27 maggio]] un furgoncino imbottito di esplosivo saltò in aria in [[Strage di Via dei Georgofili|via dei Georgofili]], provocando 5 morti e 29 feriti. Due mesi dopo, un'altra autobomba esplose in [[Strage di via Palestro|via Palestro]] a Milano, provocando altre cinque vittime. Pochi minuti dopo, a mezzanotte, altre due autobombe esplosero a Roma, in piazza San Giovanni in Laterano, sede del Vicariato cattolico, e davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, provocando dieci feriti. Il [[15 settembre]] venne ucciso invece don Pino Puglisi, parroco al quartiere Brancaccio di Palermo. | ||
Inoltre nel novembre dello stesso anno i boss Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano, Giovanni Brusca e [[Matteo Messina Denaro]] sequestrarono [[Giuseppe Di Matteo]] per costringere il padre [[Santino Di Matteo|Santino]] (che stava collaborando con la giustizia) a ritrattare le sue dichiarazioni, nel quadro di una strategia di ritorsioni verso i collaboratori di giustizia. Dopo 779 giorni di prigionia, Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere buttato in un bidone pieno di acido nitrico. | Inoltre nel novembre dello stesso anno i boss Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano, Giovanni Brusca e [[Matteo Messina Denaro]] sequestrarono [[Giuseppe Di Matteo]] per costringere il padre [[Santino Di Matteo|Santino]] (che stava collaborando con la giustizia) a ritrattare le sue dichiarazioni, nel quadro di una strategia di ritorsioni verso i collaboratori di giustizia. Dopo 779 giorni di prigionia, Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere buttato in un bidone pieno di acido nitrico. |