Seconda Guerra di Mafia: differenze tra le versioni

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=== La supremazia di Riina ===
=== La supremazia di Riina ===
==== La scalata al potere ====
==== La scalata al potere ====
Totò Riina entrò nel triumvirato al posto di Luciano Liggio, subito dopo l'arresto del superboss corleonese, avvenuto il 5 maggio 1974.
Totò Riina entrò nel triumvirato al posto di Luciano Liggio, subito dopo l'arresto del boss corleonese, avvenuto il 5 maggio 1974. I corleonesi, sia per scarsa esperienza manageriale, sia per i ridotti contatti all'estero, erano tagliati fuori dai grossi traffici di stupefacenti e riuscivano a guadagnare quasi esclusivamente con il contrabbando di sigarette e i sequestri di persona. Riina, però, fin dall'arresto di Liggio, iniziò a lavorare al suo personalissimo piano di supremazia interna a Cosa Nostra creandosi una rete di fiancheggiatori e alleati dentro l'organizzazione, per riuscire un giorno a rovesciare l'egemonia dei boss delle vecchie famiglie palermitane.


I corleonesi, sia per scarsa esperienza manageriale, sia per scarsi contatti all'estero, erano tagliati fuori dai grossi traffici di stupefacenti e riuscivano a far soldi quasi esclusivamente con il contrabbando di sigarette e i sequestri di persona.
Racconta il pentito [[Antonino Calderone]] che l'evento scatenante è l'omicidio – il 16 marzo 1978 - di [[Francesco Madonia]], capo della cosca di Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta. Madonia fu fatto uccidere da [[Gaetano Badalamenti|Badalamenti]] perchè sospettato di aver ordinato – per volere di Riina – un (fallito) attentato ai danni di un uomo d'onore a lui vicino: [[Giuseppe Di Cristina]], boss di Riesi.


Riina, però, fin dall'arresto di Liggio, iniziò a lavorare al suo personalissimo piano di supremazia interna a Cosa Nostra creandosi una rete di fiancheggiatori e alleati dentro l'organizzazione, per riuscire un giorno a rovesciare l'egemonia dei boss delle vecchie famiglie palermitane.
Badalamenti inoltre era sospettato di aver gestito traffici di eroina senza informare la Cupola, con l'intermediazione del trafficante [[Salvatore Greco]], che muore in Venezuela per cause naturale il 7 marzo 1978. Totò Riina accusando di questo Badalamenti lo fece espellere dalla Cupola, costringendolo a fuggire prima in Spagna e poi in Brasile.


Racconta il pentito Antonino Calderone che l'evento scatenante è l'omicidio – il 16 marzo 1978 - di Francesco Madonia, capo della cosca di Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta.
È [[Michele Greco]], boss di Ciaculli, a prendere il posto di Badalementi nel triumvirato. Michele Greco viene nominato rappresentante della [[Commissione provinciale]]. Ufficialmente capo della Cupola, di fatto non aveva alcuna autorità diventando presto il burattino dei corleonesi. Il vero conflitto si svolge tra Riina e [[Stefano Bontate|Bontate]].


Madonia viene fatto ammazzare da Badalamenti perchè sospettato di aver ordinato – su istigazione di Riina – un (fallito) attentato ai danni di un uomo d'onore a lui vicino: Giuseppe Di Cristina, boss di Riesi.
Riina iniziò il suo golpe militare facendo uccidere i boss [[Giuseppe Di Cristina]] (30 maggio 1978) e [[Giuseppe Calderone]] (8 settembre 1978), vicinissimi a Bontade e Badalamenti. Di Cristina era stato il primo a dare l'allarme della pericolosità di Riina e Provenzano. ''"I viddani sono giunti alle porte di palermo, lo volete capire o no?"'', disse ai boss palermitani che non gli diedero ascolto. Dopo la fuga di Badalamenti aveva poi cominciato ad incontrare di nascosto il capitano dei carabinieri di Gela, [[Alfio Pettinato]], con l'obiettivo di far arrestare Riina.


Badalamenti inoltre è sospettato di aver gestito traffici di eroina senza informare la Cupola, con l'intermediazione del trafficante Salvatore Greco, che muore in Venezuela per cause naturale il 7 marzo 1978.
Riina e Bontate – tramite il capocommissione Michele Greco – fecero nominare nuovi capomandamenti. Si cercò di riequilibrare la geografia mafiosa, ma il lavoro da tessitore di Riina stava già dando i suoi frutti. Gli alleati dei corleonesi – sul territorio - erano in maggioranza rispetto ai palermitani.


Totò Riina accusa Badalamenti e lo fa espellere dalla Cupola. Badalamenti è costretto a fuggire, prima in Spagna, poi in Brasile.
Nel 1979 i corleonesi fecero approvare dalla [[Commissione provinciale]] numerosi omicidi eccellenti. L'11 gennaio venne ammazzato il sottoufficiale della Polizia [[Filadelfio Aparo]], il 26 gennaio il giornalista [[Mario Francese]], il 9 marzo il segretario provinciale Dc [[Michele Reina]], il 21 luglio il vicequestore [[Boris Giuliano]] e il 25 settembre il giudice [[Cesare Terranova]] e il maresciallo [[Lenin Mancuso]]. Il 6 gennaio 1980 fu ucciso il presidente della Regione [[Piersanti Mattarella]], seguito il 4 maggio dal capitano dei carabinieri [[Emanuele Basile]].


È Michele Greco, boss di Ciaculli, a prendere il posto di Badalementi nel triumvirato. Michele Greco viene nominato rappresentante della commissione provinciale. In pratica è il capo della Cupola, ma non ha nessuna autorità e presto diventerà il burattino dei corleonesi. Il vero conflitto è tra Riina e Bontade.
Intanto continuò a crescere la disapprovazione da parte della fazione di Bontate, finchè [[Salvatore Inzerillo]] reagì facendo uccidere il giudice [[Gaetano Costa]] senza l'approvazione della commissione (6 agosto 1980).


Riina – a suon di mitragliate – esplicita il suo progetto di supremazia. Fa ammazzare i boss Giuseppe Di Cristina (30 maggio 1978) e Giuseppe Calderone (8 settembre 1978), vicinissimi a Bontade e Badalamenti.
Il 6 settembre 1980 viene ucciso Fra' [[Giacinto Castronovo]], devotissimo a Stefano Bontate. Un frate che in monastero teneva la '38' nel cassetto.
 
Di Cristina è stato il primo a dare l'allarme della pericolosità di Riina e Provenzano. "I viddani sono giunti alle porte di palermo, lo volete capire o no?" - disse ai boss palermitani - ma non gli diedero ascolto.
 
Di Cristina - dopo la fuga di Badalamenti – ha cominciato ad incontrare di nascosto il capitano dei carabinieri di Gela, Alfio Pettinato, con l'obiettivo di far arrestare Riina.
 
Riina e Bontade – tramite il capocupola Michele Greco – fanno nominare nuovi capomandamenti. Si cerca di riequilibrare la geografia mafiosa, ma il lavoro da tessitore di Riina dà i suoi frutti. Gli amici dei corleonesi – sul territorio - sono in maggioranza
 
Nel 1979 i corleonesi fanno approvare dalla commissione provinciale numerosi omicidi eccellenti.
 
L'11 gennaio viene ammazzato il sottoufficiale della Polizia Filadelfio Aparo, il 26 gennaio il giornalista Mario Francese, il 9 marzo il segretario provinciale Dc Michele Reina, il 21 luglio il vicequestore Boris Giuliano e il 25 settembre il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso.
 
Il 6 gennaio 1980 il presidente della Regione Pier Santi Mattarella. Il 4 maggio è il turno del capitano dei carabinieri Emanuele Basile.
 
Cresce la disapprovazione da parte della fazione di Bontade, finchè Salvatore Inzerillo reagisce facendo ammazzare il giudice Gaetano Costa senza l'approvazione della commissione (6 agosto 1980).
 
Il 6 settembre 1980 viene ucciso Fra' Giacinto Castronovo, devotissimo a Stefano Bontade. Un frate che in monastero teneva la '38' nel cassetto.


=== La mattanza ===
=== La mattanza ===

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