Rete Antimafia della Provincia di Brescia

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La Rete Antimafia della Provincia di Brescia è un'associazione di promozione sociale nata con lo scopo di promuovere una serie di azioni tali da contrastare l’insediamento, il rafforzamento o la diffusione della criminalità organizzata e della sua cultura sul territorio, in primis quello della Provincia di Brescia, attraverso la sensibilizzazione, la mobilitazione della cittadinanza ed il sostegno alle vittime delle organizzazioni stesse.

La nascita

La Rete Antimafia di Brescia nasce la mattina del 28 Ottobre 2010, quando un gruppo di ragazzi, componenti di varie Associazioni territoriali, si sono ritrovati a presidiare insieme il Palazzo di Giustizia in occasione di un'importante udienza di un processo che fino ad allora era rimasto nell'anonimato generale, quello che in poco tempo diventerà per tutti il "Processo Fortugno"[1].

Le testimonianze ascoltate fuori e dentro il Palazzo di Giustizia hanno un effetto shockante su molti di quei ragazzi: da un lato l'incredulità nell'apprendere che una cultura che ritenevano distante anni luce si era invece già da anni stanziata e radicata sul loro territorio. Dall'altro la rabbia per non essersi mai accorti di quello che stava accadendo proprio sotto i loro occhi. Sospinto da questo mix di emozioni quel gruppo di ragazzi, creatosi quasi per caso di fronte al Tribunale, decide di provare a fare qualcosa per impedire alla temuta "piovra" di allungare ulteriormente i propri tentacoli. Nasce così la Rete Antimafia di Brescia.

Passano i mesi, le udienze procedono, e fra qualche difficoltà, momenti difficili e vere e proprie minacce da parte di chi comincia a percepire i presidi come un pericolo, si arriva finalmente al giorno tanto atteso. L'8 Aprile 2011, dopo pochi minuti di Camera di Consiglio, la Corte emette il proprio giudizio: piovono le condanne, e per la prima volta nella storia di Brescia si parla di "atteggiamento mafioso" (anche se solo per una parte degli imputati)[2].

Per la Rete è una soddisfazione immensa che conferisce grande entusiasmo, ma sopratutto la voglia di cominciare a fare le cose per bene. E così ecco arrivare lo Statuto, mentre le prime idee cominciano a prender forma. Dopo 3 anni ricchi di iniziative, battaglie vinte, tante soddisfazioni ed anche qualche delusione la Rete, nata inizialmente come rete di associazioni, adegua la propria organizzazione interna alle esigenze che le attività richiedono: il 23 Ottobre 2013, pochi giorni prima del terzo compleanno, 20 membri firmano l'Atto Costitutivo ed il nuovo Statuto[3], modificato per essere compatibile con un'associazione di promozione sociale.

Le attività

Gli obbiettivi dell'associazione vengono perseguiti attraverso numerose attività: partendo dai presidi nel piazzale antistante il Palazzo di Giustizia di Brescia la Rete ha organizzato e/o partecipato a numerose iniziative volte alla sensibilizzazione riguardo al fenomeno mafioso come serate, eventi, seminari antimafia (fra questi il Forum Antimafia del Nord tenutosi a Desio il 13 e 14 Aprile 2012). Grande impegno è riposto nell'attività nelle scuole della Provincia volta a far conoscere la realtà criminale presente sul territorio, ma anche l'importanza del ruolo dei giovani e della società civile nella lotta alla cultura mafiosa.

Da questi incontri è nato il simbolo dell'associazione (grazie ad un concorso rivolto alle scuole superiori) ed anche interessanti approfondimenti come la tesina che un giovane studente ha presentato al suo esame di maturità. Sempre nell'ottica di lavorare con i giovani rientrano i progetti elaborati con dei gruppi Scout[16], con gli Atenei della città e con alcune associazioni studentesche. Da queste collaborazioni e con l'aiuto economico dell'Università degli Studi di Brescia sono nati il video-documentario "Sei sicuro? La Piovra a Brescia"[4], ed il programma "#Scassaminchia" in onda sulla web-radio universitaria Glabradio.

Nell'ottica di incentivare la partecipazione attiva della cittadinanza nella lotta alla cultura mafiosa la Rete Antimafia ha provato a rilanciare un vecchio progetto finanziato dalla Regione: E21. Grazie all'aiuto dell'allora Consigliere di minoranza Giulio Cavalli la Rete ha proposto un'interrogazione alla Giunta regionale lombarda[10], la cui risposta però ha smorzato l'entusiasmo sulla possibilità di riabilitare il progetto. Nonostante tutto l'idea di tenere monitorato il territorio è rimasta viva, per questo motivo è nata la "Mappa delle allerte"Mappa delle Allerte, una mappatura dei principali "reati civetta" (incendi e discariche abusive) e dei segnali della presenza mafiosa (beni confiscati) nella Provincia.

Un'altra attività primaria su cui la Rete Antimafia di Brescia ripone particolare attenzione è quella del sostegno ai testimoni ed alle vittime della criminalità organizzata. Aver riscontrato un forte aumento dei fenomeni di estorsione ed usura ha convinto l'associazione ad approfondire l'argomento. Da questo lavoro è nato lo "Studio preparatorio per la formulazione di un questionario su Pizzo ed Usura", per il quale è arrivato anche un positivo riscontro da parte del Professor Nando dalla Chiesa.

Nel Giugno 2012 la Rete, insieme al locale presidio di Libera ed all'amministrazione comunale di Roncadelle, ha contribuito a concretizzare una campagna contro Pizzo ed Usura. Sempre nell'ottica di contribuire al lavoro di aiuto e sostegno a testimoni e vittime, la Rete collabora con un team di psicologi che stanno elaborando un metodo di lavoro che possa fornire il necessario supporto a chiunque si trovi a doversi confrontare con la criminalità organizzata.

Contatti

Note