Gennaro Musella
Gennaro Musella (Salerno, 1925 - Reggio Calabria, 3 maggio 1982) è stato un imprenditore campano, vittima innocente della 'ndrangheta.
Biografia
Sposato con quattro figli, Gennaro Musella era nato a Salerno ma dagli inizi degli anni '70 si era trasferito con la sua azienda edile in Calabria, a Bagnara, impegnato nella realizzazione di opere marittime.
La sua impresa edile tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta divenne la seconda per grandezza del Sud Italia: sue le opere a protezione del litorale di Verbicaro e Belvedere Marittimo, ancora oggi intatte e visibili, a dimostrazione dell'esperienza e della qualità della sua impresa.
Nel 1980, Musella iniziò a lavorare al progetto per la realizzazione del Porto Turistico di Bagnara, e partecipò in seguito alla gara d'appalto, che però fu vinta dalla famiglia catanese dei Costanzo, uno di quei Cavalieri dell'Apocalisse mafiosa descritti da Pippo Fava.
L'Ingegnere denunciò alla magistratura diverse irregolarità nell’aggiudicazione di quell’appalto e riuscì ad ottenere l’annullamento della gara. Il nuovo bando avrebbe avuto luogo a metà maggio del 1982, ma Musella non vi avrebbe mai partecipato. Venne ucciso prima.
L’omicidio
Il 3 maggio l'auto dell'ingegner Musella, una Mercedes 240, venne imbottita di esplosivo. Quando alle 8:35, come ogni mattina, l’ingegnere scese dalla sua abitazione per salire in macchina e recarsi al lavoro, la moglie fece appena in tempo a fargli un ultimo saluto dal balcone e l'auto saltò in aria.
L'esplosione fu così potente da ferire altre 4 persone: Giuseppe Marrapodi, di 58 anni, Demetrio Sicari, di 62 anni, e due passanti fra cui un bambino di 8 anni. Oltre dieci auto parcheggiate nelle vicinanze subirono dei danni, così come i palazzi intorno.
In quel periodo diversi furono gli attentati in Calabria: solo dall'inizio del 1982 erano stati più di cento[1].
Dopo la morte dell’ingegner Musella si svolse la seconda gara d’appalto, che venne vinta da un altro Cavaliere del Lavoro catanese, Graci.
Senza giustizia
Da un rapporto dei Carabinieri del Nucleo operativo di Reggio Calabria, emerse l’accordo fra i boss Paolo De Stefano e Nitto Santapaola per quell’appalto, la cui seconda gara finì in mano ai Graci: 'ndrangheta e Cosa Nostra, quindi, ma anche imprenditori, politici e funzionari di Reggio Calabria.
La famiglia cercò di ottenere verità e giustizia, ma da subito fu chiaro che le cose non sarebbero state affatto semplici. Il procuratore di Reggio Calabria Gaeta, infatti, disse alla figlia maggiore di Gennaro: “Signora lei se ne stia a casa, ha due figli”[2].
Dopo sei anni di inerzia della giustizia, nel 1988 il caso dell’Ingegner Musella venne archiviato contro ignoti. Nel 1993 il caso venne riaperto dalla neonata Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e portata a termine dal suo Procuratore Aggiunto, Salvatore Boemi, insieme alla Criminalpol. Tuttavia, non si arrivò mai a processo.
Anche per questo per ottenere lo status di vittima di 'ndrangheta la famiglia ha dovuto lottare ed aspettare 27 anni, fino al 2009.
In ricordo di Gennaro Musella
Nel 2009, a Reggio Calabria, venne dedicata una strada a Gennaro Musella (Reggio: 33 anni fa l’omicidio di Gennaro Musella, di Damiano Praticò, Strill.it, 5 maggio 2015 http://www.strill.it/citta/2015/05/reggio-33-anni-fa-lomicidio-di-gennaro-musella/).
Note
Bibliografia
- Archivio Storico La Stampa
- Dalla Chiesa, Nando, Il fiore resistente della calabria, Il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2012.