Direzione distrettuale antimafia

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La Direzione distrettuale antimafia (DDA) è una sezione istituita presso le 26 Procure della Repubblica con sede nel capoluogo del distretto di Corte d'Appello, con competenza esclusiva sulle indagini di mafia e terrorismo. A livello nazionale le 26 DDA sono coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (DNAA).

Disciplina normativa

Giovanni Falcone nel 1992
Giovanni Falcone nel 1992

La Direzione distrettuale antimafia è stata istituita col decreto-legge n. 367 del 20 novembre 1991 (Coordinamento delle indagini nei procedimenti per reati di criminalità organizzata), contestualmente alla creazione della Direzione nazionale antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, convertito nella legge n. 8 del 20 gennaio 1992.

Le DDA rappresentano uno dei principali frutti del lavoro di Giovanni Falcone durante il suo periodo al Ministero della Giustizia come direttore generale degli Affari penali.

La disciplina delle DDA è ora confluita nel Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (d.lgs. n. 159 del 2011), all'art. 102[1].

A trent'anni dalla loro creazione, è indubbio che l'intuizione iniziale del legislatore abbia portato i suoi frutti. L'idea di predisporre una dimensione distrettuale della competenza antimafia ha permesso sia di migliorare e razionalizzare la suddivisione territoriale, sia di creare dei veri e propri pool investigativi, che trattassero solo di procedimenti specifici, quali quelli inerenti ai fenomeno mafioso, e per questo potessero essere più efficienti e solleciti, rispetto a quelli formatisi occasionalmente[2].

Struttura

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo del distretto costituisce, nell'ambito del suo ufficio, una direzione distrettuale antimafia designando i magistrati che devono farne parte per la durata non inferiore a due anni. Per la designazione, il procuratore distrettuale tiene conto delle specifiche attitudini e delle esperienze professionali. Della DDA possono farne parte solo magistrati in servizio in quella città, i quali sono inamovibili, non possono quindi comporre altri pool o dipartimenti interni alla procura, né svolgere altre attività. Il coordinatore della DDA assume la qualifica di Procuratore aggiunto.

La scelta dei giudici specializzati avviene su criteri stringenti che con il passare del tempo hanno portato alla formazione di una categoria nuova di magistrato, abilmente preparato, capace di muoversi nell’intricato mondo della criminalità di stampo mafioso, competente nell’uso delle tecnologie e nelle tecniche d’indagine specifiche.

La forza delle DDA, come del resto lo era del loro precursore storico, il Pool antimafia di Palermo, risiede proprio nel consentire una tempestiva circolazione di notizie e informazioni tra tutti gli uffici, ed è per questo che risulta fondamentale la collaborazione tra le Procure, anche attraverso strumenti dei protocolli di intesa[3].

Funzioni e competenze

Le Direzioni distrettuali antimafia sono competenti a svolgere tutte le indagini relative ai reati di cui all'art. 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale. Si occupa quindi di tutti quei delitti di grave allarme sociale previsti nel Codice Penale:

  • all'articolo 416
    • sesto comma (associazione per delinquere finalizzata alla tratta o alla riduzione e mantenimento in schiavitù o servitù o all'acquisto e vendita di schiavi nonché all'immigrazione clandestina);
    • settimo comma (associazione per delinquere finalizzata a commettere un delitto di sfruttamento sessuale di minori o di violenza sessuale in danno di minori);
  • all'articolo 416 realizzato allo scopo di commettere i delitti
    • di cui agli articoli 473 e 474 (associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione e all'introduzione nello Stato e commercio di prodotti contraffatti)
    • 600 (riduzione e mantenimento in schiavitù o servitù)
    • 601 (tratta di persone)
    • 602 (acquisto e vendita di schiavi)
    • 416-bis (associazione mafiosa)
    • 416 ter (Scambio elettorale politico-mafioso)
    • 452 quaterdecies (Attività organizzate per il traffico di rifiuti)
    • 630 (sequestro di persona a scopo di estorsione).

Per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'articolo 416 bis o finalizzati ad agevolare le attività delle associazioni mafiose, nonché per i delitti previsti dall'articolo 74 del DPR 309/1990 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), dall'articolo 291-quater del DPR 43/1973 (associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri) e dall'art. 260 del D.lgs n. 152/2006 (attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti), le funzioni indicate nel comma 1 lettera a) sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente.

Dalla sua istituzione le competenze della DDA sono andate man mano espandendosi (così come i reati riconducibili alla criminalità organizzata)[4], al fine di condurre le indagini attraverso un metodo sistemico, evitando la frammentazione.

Nel 1991, infatti, il novero dei delitti di competenza distrettuale era circoscritto ai reati di associazione mafiosa, al sequestro di persona a scopo di estorsione, all'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e ai delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis c.p. oppure al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo.

Peraltro, secondo la giurisprudenza della Cassazione, la competenza della direzione distrettuale antimafia, legittimamente radicata in relazione ad un delitto previsto dall'art. 51, comma 3-bis, del c.p.p., si estende a tutti i reati connessi e agli imputati giudicati nello stesso procedimento.

All'interno delle procure distrettuali il legislatore ha concentrato le funzioni inquirenti e requirenti che la legge prevede siano svolte dal pubblico ministero; la stessa giurisprudenza della Cassazione è costante nel qualificare la direzione distrettuale antimafia come una mera articolazione interna dell'ufficio di procura, come tale priva di qualsivoglia rilevanza esterna sia in sede procedimentale che in sede processuale, e pertanto l'eventuale esercizio delle relative funzioni da parte di magistrati diversi da quelli designati per la composizione della stessa non ha conseguenze in termini di nullità.

Le attività investigative delle direzioni distrettuali antimafia sono coordinate, sia pur nel rispetto di un'ampia autonomia locale, dal Procuratore nazionale antimafia.

Le direzioni distrettuali antimafia in Italia

Come già detto, le direzioni distrettuali antimafia in Italia sono ventisei, istituite nel capoluogo del distretto di Corte d'Appello.

Le direzioni distrettuali in Italia
DDA Competenza Responsabile Qualifica
Ancona Marche Monica Garulli Procuratore della Repubblica
Bari Barletta-Andria-Trani

Bari Foggia

Francesco Giannella Procuratore Aggiunto
Bologna Emilia Romagna Giuseppe Amato Procuratore della Repubblica
Brescia Bergamo

Brescia Cremona Mantova

Francesco Prete Procuratore della Repubblica
Cagliari Sardegna Maria Alessandra Pelagatti Procuratrice della Repubblica
Caltanissetta Caltanissetta

Enna

Salvatore De Luca Procuratore della Repubblica
Campobasso Campobasso

Isernia

Nicola D'Angelo Procuratore della Repubblica
Catania Catania

Ragusa Siracusa

Carmelo Zuccaro Procuratore della Repubblica
Catanzaro Catanzaro

Cosenza Crotone Vibo Valentia

Nicola Gratteri Procuratore della Repubblica
Firenze Toscana Luca Tescaroli Procuratore Aggiunto
Genova Liguria

Massa e Carrara

Nicola Piacente Procuratore della Repubblica
L'Aquila Abruzzo
Lecce Brindisi

Lecce

Guglielmo Cataldi Procuratore Aggiunto
Messina Messina
Milano Como

Lecco

Lodi

Milano

Monza e Brianza

Pavia

Sondrio

Varese

Alessandra Dolci Procuratrice Aggiunta
Napoli Avellino

Benevento Caserta Napoli

Rosa Volpe Procuratrice Aggiunta
Palermo Agrigento

Palermo Trapani

Paolo Guido Procuratore Aggiunto
Perugia Umbria Giuseppe Petrazzini Procuratore Aggiunto
Potenza Basilicata Maurizio Cardea Procuratore Aggiunto
Reggio Calabria Reggio Calabria Giuseppe Lombardo Procuratore Aggiunto
Roma Lazio Michele Prestipino Procuratore Aggiunto
Salerno Salerno Giuseppe Borrelli Procuratore della Repubblica
Torino Piemonte

Valle d'Aosta

Anna Maria Loreto Procuratrice della Repubblica
Trento Trentino-Alto Adige Sandro Raimondi Procuratore della Repubblica
Trieste Friuli-Venezia Giulia Antonio De Nicolo Procuratore della Repubblica
Venezia Veneto Adelchi D'Ippolito Procuratore Aggiunto

Note

  1. Brocardi, art. 102 Codice Antimafia[1]
  2. Si veda in proposito D’Ambrosio, "I pubblici ministeri antimafia: prime considerazioni sul d.l. 367/91", in Documenti Giustizia, p. 29
  3. Si veda al riguardo Borraccetti, "L’attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia", in AA.VV., Il coordinamento delle indagini di criminalità organizzata e terrorismo, Milano, 2004, p. 83
  4. Si veda A. D’Alessio “Attribuzioni delle Procure Distrettuali e delle Direzioni Distrettuali Antimafia create al loro interno” in AA.VV. Il “doppio binario” nell’accertamento dei fatti di mafia, Giappichelli, Torino, 2013, p. 248 ss.

Bibliografia

  • AA.VV. (2013). Il “doppio binario” nell'accertamento dei fatti di mafia, Torino, Giappichelli.
  • D'Ambrosio Luigi (1991). "I pubblici ministeri antimafia: prime considerazioni sul d.l. 367/91", in Documenti Giustizia, n. 12.
  • Melillo Giovanni, Spataro Armando, Vigna Pier Luigi (a cura di) (2004). Il coordinamento delle indagini di criminalità organizzata e terrorismo, Milano, Giuffrè.

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