Commissione regionale (Cosa Nostra)
La Commissione regionale è stata un organo di coordinamento di Cosa Nostra creato negli anni '70. Il compito della Regionale era quello di permettere il dialogo tra i rappresentanti di diverse province di Cosa nostra. Fino a quel momento, l'unico organo di coordinamento interno all'organizzazione era stata la Commissione provinciale.
Storia
Genesi
La Commissione Regionale fu invece un organo costituitosi a livello più ampio, dunque in tutta la Sicilia, per evitare il ripetersi di episodi come la Strage di Viale Lazio e il conseguente Processo dei 114. Pippo Calderone, parlando con il fratello, il pentito Antonino, dichiarò: «Perché allora non facciamo una commissione per tutta la Sicilia, un posto dove si discutono tutte le questioni appena nascono o prima che nascano? Dove si decidono tutte le cose importanti, come gli omicidi e gli appoggi da dare alle elezioni, dove si punisce chi sbaglia, e si parla per tutta Cosa Nostra invece che per i soliti Greco, Leggio e gli altri di Palermo? Si è già tentato di farla, questa commissione regionale, negli anni cinquanta. Il rappresentante regionale era don Andrea Fazio di Trapani. Dobbiamo rimetterla in piedi, Nino. E deve essere più forte di prima»
Dopo un anno di preparazione, con l’accordo delle maggiori famiglie della Sicilia, venne creata nel 1975 la Commissione regionale o Regione, successivamente chiamata Interprovinciale, con un proprio statuto volto a regolare i rapporti tra le famiglie evitando scontri e un conseguente aumento della repressione investigativa e giudiziaria. La “Regione” era composta dai rappresentanti di sei province della Sicilia, escluse Siracusa, Ragusa e Messina nelle quali Cosa nostra non aveva una presenza così salda e storicamente ramificata. Buscetta stesso diede un giudizio sull’importanza delle province all’interno dell’organigramma di Cosa nostra: «Da uno a dieci: Palermo 10, Agrigento 8, Trapani 8, Caltanissetta 6, Catania 4»
Composizione
Nel 1975 la composizione della Commissione interprovinciale era la seguente:
- Giuseppe Calderone (rappresentante della provincia di Catania), Segretario
- Gaetano Badalamenti (rappresentante della provincia di Palermo)
- Giuseppe Settecasi (rappresentante della provincia di Agrigento)
- Nicola Buccellato (rappresentante della provincia di Trapani)
- Giuseppe Di Cristina (rappresentante della provincia di Caltanissetta)
- Giovanni Mongiovì (rappresentante della provincia di Enna)
Funzionamento e dinamiche interne
Stando alle dichiarazioni di Antonino Calderone, la Commissione regionale si riuniva una volta al mese in una provincia diversa. La prima riunione del 1975 fu ad Enna, a casa di Paolino Cancelliere. Calderone pone l’accento sul fatto che il nome del capo della Commissione non sarebbe stato né “capo” né “presidente”, ma “segretario”, per non porlo in una posizione di comando rispetto agli altri rappresentanti provinciali. Il segretario infatti avrebbe dovuto avere un ruolo di primus inter pares. In questa riunione fu anche stabilito il divietodi mettere in atto sequestri di persona in Sicilia,divieto violato subito nel luglio 1975 con il rapimento di Luigi Corleo. Suocero di Nino Salvo, fusequestrato dai Corleonesi per lanciare un messaggio a Bontade e Badalamenti, cui i cugini Salvoerano fortemente legati. L’intensificarsi di episodi di questo tipo portò alla luce la crescenteprepotenza dei Corleonesi e l’incapacità dei Palermitani di far fronte a quello che sarebbe divenutoben presto un golpe militare. Inoltre, dopo le riunioni della Regione a Catania, Agrigento, Caltanissetta e Trapani, tutti i successivi incontri si svolsero nella tenuta Favarella di Michele Greco, a riprova del potere che i corleonesi avevano acquisito ormai dentro Cosa nostra. Michele Greco rivestiva il ruolo sia di segretario della Commissione regionale sia di quella Provinciale.