Giangiacomo Ciaccio Montalto: differenze tra le versioni

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'''Giangiacomo Ciaccio Montalto''' (Milano, [[20 ottobre]] [[1941]] – Valderice, [[25 gennaio]] [[1983]]) è stato un magistrato italiano, vittima di [[Cosa Nostra]].
'''Giangiacomo Ciaccio Montalto''' (Milano, [[20 ottobre]] [[1941]] – Valderice, [[25 gennaio]] [[1983]]) è stato un magistrato italiano, vittima innocente di [[Cosa Nostra]].
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== Biografia ==
== Biografia ==
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Alla sua attenzione finì un dossier dei carabinieri in cui venivano riportate le attività della famiglia: omicidi, corruzione, spaccio di stupefacenti e traffico d'armi. Montalto fece riesumare perfino la salma di Giovanni Minore per verificare che fosse realmente morto d'infarto.
Alla sua attenzione finì un dossier dei carabinieri in cui venivano riportate le attività della famiglia: omicidi, corruzione, spaccio di stupefacenti e traffico d'armi. Montalto fece riesumare perfino la salma di Giovanni Minore per verificare che fosse realmente morto d'infarto.


Nell'ottobre 1982 Ciaccio Montalto ordinò quaranta ordini di cattura per associazione mafiosa contro criminali e imprenditori della zona, che però furono tutti scarcerati per insufficienza di prove nel giro di qualche mese. Per il suo operato ricevette delle minacce e una croce nera fatta con una bomboletta spray sul cofano della sua Volkswagen Golf.
Nell'ottobre 1982 Ciaccio Montalto ordinò '''quaranta ordini di cattura''' per associazione mafiosa contro criminali e imprenditori della zona, che però furono tutti scarcerati per insufficienza di prove nel giro di qualche mese. Per il suo operato ricevette delle minacce, la più grave una croce nera sul cofano della sua auto con una bomboletta spray.


Deluso dallo scarso risultato delle sue inchieste, Ciaccio Montalto all'inizio degli anni '80 decise di chiedere il trasferimento a Firenze in Toscana.
Deluso dallo scarso risultato delle sue inchieste, Ciaccio Montalto all'inizio degli anni '80 decise di chiedere il trasferimento a Firenze in Toscana.
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=== L’omicidio ===
=== L’omicidio ===
Nella notte del [[25 gennaio]] [[1983]], verso le 1:30, venne ucciso a Valderice da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38 mentre rientrava a casa. I vicini non avvertirono le autorità perché sospettavano fossero spari legati ai cacciatori di frodo e così il corpo esanime del magistrato venne ritrovato da un pastore solo alle 6:45.
Nella notte del [[25 gennaio]] [[1983]], verso le 1:30, venne ucciso a Valderice da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38 mentre rientrava a casa. I vicini non avvertirono le autorità perché sospettavano fossero spari legati ai cacciatori di frodo e così il corpo esanime del magistrato venne ritrovato da un pastore solo alle 6:45.
== I Funerali e le parole di Pertini ==
Ai funerali di Stato, celebrati nella cattedrale di San Lorenzo dal vescovo di Trapani monsignor Emanuele Romano, parteciparono circa ventimila persone. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, presiedendo il Consiglio Superiore della Magistratura a Palermo, disse: «il popolo italiano non può essere confuso con il terrorismo e il popolo siciliano non può essere confuso con la mafia»<ref>Citato in Lodato, ''Quarant'anni di mafia''.</ref>.
== Indagini e processi ==
Inizialmente dell'omicidio venne sospettato Salvatore Minore, già ricercato per omicidio e associazione mafiosa a causa delle inchieste di Ciaccio Montalto. In realtà il boss trapanese era già stato ucciso nel 1982, vittima di [[lupara bianca]], per ordine di [[Totò Riina]], ma il fatto venne scoperto solo nel 1998. Nel 1989 venne quindi condannato in primo grado all'ergastolo in contumacia per l'omicidio di Ciaccio Montalto, insieme ai mafiosi italo-americani Ambrogio Farina e Natale Evola, ritenuti gli esecutori materiali del delitto; tuttavia i tre imputati vennero assolti nel 1992 dalla Corte d'Appello di Caltanissetta e la sentenza d'assoluzione venne confermata nel 1994 dalla Cassazione<ref>Citato in la Repubblica, "[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/24/tutti-assolti-per-omicidio-ciaccio-montalto.html Tutti Assolti per l’omicidio Ciaccio Montalto]", 24 febbraio 1994</ref>.
Solo nel 1995, grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Rosario Spatola, Giacoma Filippello, Vincenzo Calcara e Matteo Litrico, si arrivò all'individuazione dei reali mandanti dell'omicidio, vale a dire Totò Riina, Mariano Agate e Mariano Asaro (ritenuto l'esecutore materiale), insieme all'avvocato Antonio Messina. Il movente risiedeva nel fatto che il trasferimento ormai deciso del magistrato a Firenze avrebbe minacciato gli interessi mafiosi in Toscana. Nel 1998 Riina e Agate vennero condannati all'ergastolo in primo grado, mentre l'avvocato Messina e Mariano Asaro vennero assolti; la sentenza venne anche confermata nei successivi due gradi di giudizio.
== Note ==
<references />


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*la Repubblica,TUTTI ASSOLTI PER L' OMICIDIO CIACCIO MONTALTO, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/24/tutti-assolti-per-omicidio-ciaccio-montalto.html Tutti Assolti per l’omicidio Ciaccio Montalto], 24 febbraio 1994
*la Repubblica, "[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/24/tutti-assolti-per-omicidio-ciaccio-montalto.html Tutti Assolti per l’omicidio Ciaccio Montalto]", 24 febbraio 1994
*la Repubblica, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/09/08/uccisero-il-giudice-che-sapeva.html Uccisero il giudice che sapeva], 8 settembre 1987
*la Repubblica, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/09/08/uccisero-il-giudice-che-sapeva.html Uccisero il giudice che sapeva], 8 settembre 1987


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Giangiacomo Ciaccio Montalto (Milano, 20 ottobre 1941 – Valderice, 25 gennaio 1983) è stato un magistrato italiano, vittima innocente di Cosa Nostra.

Giangiacomo Ciaccio Montalto
Giangiacomo Ciaccio Montalto

Biografia

Nato a Milano da famiglia trapanese, entrò in magistratura nel 1970 e l’anno successivo divenne Sostituto procuratore della Repubblica di Trapani.

Dal 1977 Ciaccio Montalto si trovò ad indagare sui mafiosi della provincia di Trapani e sui loro legami con il mondo imprenditoriale trapanese, in particolare concentrandosi sulla famiglia dei Minore, diretta dai fratelli Antonino detto "Totò", Calogero, Giuseppe e Giacomo.

Alla sua attenzione finì un dossier dei carabinieri in cui venivano riportate le attività della famiglia: omicidi, corruzione, spaccio di stupefacenti e traffico d'armi. Montalto fece riesumare perfino la salma di Giovanni Minore per verificare che fosse realmente morto d'infarto.

Nell'ottobre 1982 Ciaccio Montalto ordinò quaranta ordini di cattura per associazione mafiosa contro criminali e imprenditori della zona, che però furono tutti scarcerati per insufficienza di prove nel giro di qualche mese. Per il suo operato ricevette delle minacce, la più grave una croce nera sul cofano della sua auto con una bomboletta spray.

Deluso dallo scarso risultato delle sue inchieste, Ciaccio Montalto all'inizio degli anni '80 decise di chiedere il trasferimento a Firenze in Toscana.

L’omicidio

Nella notte del 25 gennaio 1983, verso le 1:30, venne ucciso a Valderice da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38 mentre rientrava a casa. I vicini non avvertirono le autorità perché sospettavano fossero spari legati ai cacciatori di frodo e così il corpo esanime del magistrato venne ritrovato da un pastore solo alle 6:45.

I Funerali e le parole di Pertini

Ai funerali di Stato, celebrati nella cattedrale di San Lorenzo dal vescovo di Trapani monsignor Emanuele Romano, parteciparono circa ventimila persone. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, presiedendo il Consiglio Superiore della Magistratura a Palermo, disse: «il popolo italiano non può essere confuso con il terrorismo e il popolo siciliano non può essere confuso con la mafia»[1].

Indagini e processi

Inizialmente dell'omicidio venne sospettato Salvatore Minore, già ricercato per omicidio e associazione mafiosa a causa delle inchieste di Ciaccio Montalto. In realtà il boss trapanese era già stato ucciso nel 1982, vittima di lupara bianca, per ordine di Totò Riina, ma il fatto venne scoperto solo nel 1998. Nel 1989 venne quindi condannato in primo grado all'ergastolo in contumacia per l'omicidio di Ciaccio Montalto, insieme ai mafiosi italo-americani Ambrogio Farina e Natale Evola, ritenuti gli esecutori materiali del delitto; tuttavia i tre imputati vennero assolti nel 1992 dalla Corte d'Appello di Caltanissetta e la sentenza d'assoluzione venne confermata nel 1994 dalla Cassazione[2].

Solo nel 1995, grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Rosario Spatola, Giacoma Filippello, Vincenzo Calcara e Matteo Litrico, si arrivò all'individuazione dei reali mandanti dell'omicidio, vale a dire Totò Riina, Mariano Agate e Mariano Asaro (ritenuto l'esecutore materiale), insieme all'avvocato Antonio Messina. Il movente risiedeva nel fatto che il trasferimento ormai deciso del magistrato a Firenze avrebbe minacciato gli interessi mafiosi in Toscana. Nel 1998 Riina e Agate vennero condannati all'ergastolo in primo grado, mentre l'avvocato Messina e Mariano Asaro vennero assolti; la sentenza venne anche confermata nei successivi due gradi di giudizio.

Note

  1. Citato in Lodato, Quarant'anni di mafia.
  2. Citato in la Repubblica, "Tutti Assolti per l’omicidio Ciaccio Montalto", 24 febbraio 1994

Bibliografia