Filippo Graviano: differenze tra le versioni

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'''Filippo Graviano'',''''' detto ''u Baruni'' (Palermo, [[27 giugno]] [[1961]]), è un boss mafioso italiano, affiliato a [[Cosa nostra]]. Lui e suo fratello [[Giuseppe Graviano|Giuseppe]] erano fedelissimi di [[Totò Riina]] e portarono avanti la strategia stragista dell'organizzazione anche dopo il suo arresto.
==Biografia==
Soprannominato "u baruni" (il barone), per la sua eleganza nel vestire, Filippo è il secondo per età di quattro fratelli. Figlio di Michele, imprenditore edile, come il padre e i fratelli Benedetto e Giuseppe, Filippo venne affiliato alla [[Famiglia di Brancaccio]].
===L'ascesa dopo la morte del padre===
Il [[7 gennaio]] [[1982]], Michele Graviano venne ucciso da Rosario D'Agostino e Gaetano Grado, nell'ambito della [[Seconda Guerra di Mafia]]. Il trauma per la morte violenta del padre radicalizzò Filippo e Giuseppe, che, assetati di vendetta, divennero i più fedeli esecutori delle volontà di Riina, mostrando una ferocia e una brutalità crescenti.
Il mandante dell'omicidio venne subito individuato in [[Salvatore Contorno]], tant'è che il giorno dopo, l'[[8 gennaio]], vennero uccise due persone vicine a lui, Michele Jenna, socio del boss in un'attività di import-export di carni, e Francesco Paolo Teresi, amministratore della Centralgas Spa, il cui fratello Pietro era cognato di Grado. Il [[9 gennaio]] vennero uccisi Antonino Grado, cugino di Gaetano, e Giovanni Di Fresco, amico di borgata di Contorno. Uccisi, nonostante nessuno di loro avesse alcun legame con Cosa nostra.
Grado, divenuto collaboratore di giustizia, avrebbe raccontato anni dopo:
«L’omicidio di Michele Graviano lo commisi nell’ottica di una contrapposizione con i Corleonesi, che aveva portato all’uccisione di mio fratello da parte loro. Michele Graviano aveva fatto ammazzare diversi ragazzi innocenti, tra cui un certo Piero Mandalà. Fece uccidere anche alcuni parenti di mio cugino Salvatore Contorno. Credo che uno si chiamasse Gaetano Mandalà»<ref>Citato in Palazzolo Salvo (2020). ''I Fratelli Graviano'', Roma-Bari, Laterza. </ref>.
===Una cosa sola===
Nella divisione del lavoro criminale, Giuseppe si occupava di strategie e di azioni militari sul campo, mentre Filippo della gestione delle entrate finanziarie, anche se questa divisione non incideva nella percezione "duale" del comando, tant'è che durante il processo per l'omicidio di Don Pino Puglisi, il collaboratore di giustizia [[Giovanni Brusca]] dichiarò: «''Filippo come se fosse la stessa persona di Giuseppe....cioè, come si suol dire, erano la stessa persona''»<ref> Cit in La Mantia Innocenzo (Presidente) (2001), ''Sentenza n .7 contro i fratelli Graviano Corte di Assise di Palermo'', Sezione I - Corte d'Assise d'Appello, 13 febbraio 2001, p. 119.</ref>.
Anche per questo motivo i due nell'immaginario collettivo sono rievocati come i "'''[[Fratelli Graviano]]'''" e anche quando Giuseppe assunse la reggenza del Mandamento di Brancaccio, dopo l'arresto del boss [[Giuseppe Lucchese]] nel [[1990]], in realtà il potere era condiviso tra i due.
===L'arresto nel 1985===
A differenza di Giuseppe, Filippo venne arrestato una prima volta il [[21 agosto]] [[1985]], in una casa di campagna di Casteldaccia, insieme a Giovanni di Gaetano, ''u parrineddu''. Al termine del Maxiprocesso, Filippo, Giuseppe e Benedetto ottennero 6 anni in primo grado, scesi a 5 anni e 4 mesi in appello, l'unico che rimase latitante in quel periodo fu Giuseppe.
===Il ruolo nelle stragi del '92-'93===
Insieme al fratello, Filippo sposò in pieno la linea della strategia stragista di Riina, dopo la sentenza definitiva sul Maxiprocesso di Palermo, che confermava l'impianto di primo grado e riconosceva per la prima volta in Italia l'esistenza di Cosa nostra.
Insieme al fratello Giuseppe, fu anche il mandante dell'omicidio di don [[Pino Puglisi]].
===L'arresto a Milano===
Dopo le stragi del '93, Filippo e suo fratello Giuseppe si trasferirono a Milano per condurre la loro latitanza. Per ammissione dello stesso Giuseppe, lui non temeva affatto un arresto: «A Milano facevo una vita normale, ero circondato da una copertura favolosa»<ref>Citato in Bellavia Enrico, Biondani Paolo (2024). ''Dopo trent'anni non è ancora risolto il mistero sull'ultima casa dei fratelli Graviano'', L'Espresso.</ref>. Il [[27 gennaio]] [[1994]] vennero tuttavia arrestati, mentre si trovavano in un ristorante con le rispettive fidanzate.
==Note==
<references></references>
==Bibliografia==
*Bellavia Enrico, Biondani Paolo (2024). ''Dopo trent'anni non è ancora risolto il mistero sull'ultima casa dei fratelli Graviano'', L'Espresso.
*La Mantia Innocenzo (Presidente) (2001), ''Sentenza n .7 contro i fratelli Graviano Corte di Assise di Palermo'', Sezione I - Corte d'Assise d'Appello, 13 febbraio 2001.
*Palazzolo Salvo (2020). ''I Fratelli Graviano'', Roma-Bari, Laterza.
[[Categoria:Mafiosi]]
[[Categoria:Mafiosi]]

Versione attuale delle 11:29, 24 lug 2025

Filippo Graviano
Filippo Graviano

Filippo Graviano, detto u Baruni (Palermo, 27 giugno 1961), è un boss mafioso italiano, affiliato a Cosa nostra. Lui e suo fratello Giuseppe erano fedelissimi di Totò Riina e portarono avanti la strategia stragista dell'organizzazione anche dopo il suo arresto.

Biografia

Soprannominato "u baruni" (il barone), per la sua eleganza nel vestire, Filippo è il secondo per età di quattro fratelli. Figlio di Michele, imprenditore edile, come il padre e i fratelli Benedetto e Giuseppe, Filippo venne affiliato alla Famiglia di Brancaccio.

L'ascesa dopo la morte del padre

Il 7 gennaio 1982, Michele Graviano venne ucciso da Rosario D'Agostino e Gaetano Grado, nell'ambito della Seconda Guerra di Mafia. Il trauma per la morte violenta del padre radicalizzò Filippo e Giuseppe, che, assetati di vendetta, divennero i più fedeli esecutori delle volontà di Riina, mostrando una ferocia e una brutalità crescenti.

Il mandante dell'omicidio venne subito individuato in Salvatore Contorno, tant'è che il giorno dopo, l'8 gennaio, vennero uccise due persone vicine a lui, Michele Jenna, socio del boss in un'attività di import-export di carni, e Francesco Paolo Teresi, amministratore della Centralgas Spa, il cui fratello Pietro era cognato di Grado. Il 9 gennaio vennero uccisi Antonino Grado, cugino di Gaetano, e Giovanni Di Fresco, amico di borgata di Contorno. Uccisi, nonostante nessuno di loro avesse alcun legame con Cosa nostra.

Grado, divenuto collaboratore di giustizia, avrebbe raccontato anni dopo:

«L’omicidio di Michele Graviano lo commisi nell’ottica di una contrapposizione con i Corleonesi, che aveva portato all’uccisione di mio fratello da parte loro. Michele Graviano aveva fatto ammazzare diversi ragazzi innocenti, tra cui un certo Piero Mandalà. Fece uccidere anche alcuni parenti di mio cugino Salvatore Contorno. Credo che uno si chiamasse Gaetano Mandalà»[1].

Una cosa sola

Nella divisione del lavoro criminale, Giuseppe si occupava di strategie e di azioni militari sul campo, mentre Filippo della gestione delle entrate finanziarie, anche se questa divisione non incideva nella percezione "duale" del comando, tant'è che durante il processo per l'omicidio di Don Pino Puglisi, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca dichiarò: «Filippo come se fosse la stessa persona di Giuseppe....cioè, come si suol dire, erano la stessa persona»[2].

Anche per questo motivo i due nell'immaginario collettivo sono rievocati come i "Fratelli Graviano" e anche quando Giuseppe assunse la reggenza del Mandamento di Brancaccio, dopo l'arresto del boss Giuseppe Lucchese nel 1990, in realtà il potere era condiviso tra i due.

L'arresto nel 1985

A differenza di Giuseppe, Filippo venne arrestato una prima volta il 21 agosto 1985, in una casa di campagna di Casteldaccia, insieme a Giovanni di Gaetano, u parrineddu. Al termine del Maxiprocesso, Filippo, Giuseppe e Benedetto ottennero 6 anni in primo grado, scesi a 5 anni e 4 mesi in appello, l'unico che rimase latitante in quel periodo fu Giuseppe.

Il ruolo nelle stragi del '92-'93

Insieme al fratello, Filippo sposò in pieno la linea della strategia stragista di Riina, dopo la sentenza definitiva sul Maxiprocesso di Palermo, che confermava l'impianto di primo grado e riconosceva per la prima volta in Italia l'esistenza di Cosa nostra.

Insieme al fratello Giuseppe, fu anche il mandante dell'omicidio di don Pino Puglisi.

L'arresto a Milano

Dopo le stragi del '93, Filippo e suo fratello Giuseppe si trasferirono a Milano per condurre la loro latitanza. Per ammissione dello stesso Giuseppe, lui non temeva affatto un arresto: «A Milano facevo una vita normale, ero circondato da una copertura favolosa»[3]. Il 27 gennaio 1994 vennero tuttavia arrestati, mentre si trovavano in un ristorante con le rispettive fidanzate.

Note

  1. Citato in Palazzolo Salvo (2020). I Fratelli Graviano, Roma-Bari, Laterza.
  2. Cit in La Mantia Innocenzo (Presidente) (2001), Sentenza n .7 contro i fratelli Graviano Corte di Assise di Palermo, Sezione I - Corte d'Assise d'Appello, 13 febbraio 2001, p. 119.
  3. Citato in Bellavia Enrico, Biondani Paolo (2024). Dopo trent'anni non è ancora risolto il mistero sull'ultima casa dei fratelli Graviano, L'Espresso.

Bibliografia

  • Bellavia Enrico, Biondani Paolo (2024). Dopo trent'anni non è ancora risolto il mistero sull'ultima casa dei fratelli Graviano, L'Espresso.
  • La Mantia Innocenzo (Presidente) (2001), Sentenza n .7 contro i fratelli Graviano Corte di Assise di Palermo, Sezione I - Corte d'Assise d'Appello, 13 febbraio 2001.
  • Palazzolo Salvo (2020). I Fratelli Graviano, Roma-Bari, Laterza.