Giuseppe Puntarello: differenze tra le versioni
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===Segretario del Partito Comunista Italiano e Dirigente della Camera del Lavoro=== | |||
Subito dopo la Liberazione e la nascita della Repubblica italiana, Puntarello si distinse per il suo impegno tra le fila del movimento contadino cittadino, così come stavano facendo decine di altri sindacalisti socialisti e comunisti nell'immediato dopoguerra in tutta la Sicilia, pur essendo impiegato come autista dell'autobus che collegava Ventimiglia a Palermo per l'azienda INT. | |||
Dopo aver aderito al Partito Comunista Italiano, di cui divenne segretario della locale sezione cittadina, Puntarello aveva anche fondato la Camera del Lavoro di Ventimiglia, di cui era diventato dirigente. Come in altre parti della Sicilia, lo scontro tra la c.d. "mafia del feudo" e i socialisti e i comunisti che chiedevano una concreta applicazione dei "Decreti Gullo", varati nel [[1944]] per volontà dell'allora ministro Fausto Gullo per favorire l’occupazione delle terre incolte e la revisione dei patti agrari, fu durissimo. | |||
===L'omicidio=== | |||
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Quando venne assassinato il figlio più piccolo aveva dieci anni, la moglie Vincenza 48. Rimasti senza mezzi economici (all'epoca non esisteva la pensione di reversibilità), il figlio Giuseppe venne assunto al posto del padre dalla INT, ma qualche mese dopo venne licenziato. I figli vennero aiutato dai nonni, mentre Matteo, sordomuto, venne mandato in collegio. | |||
== Le indagini== | |||
Le indagini sul suo omicidio vennero condotte in maniera superficiale, accreditando la tesi dello scambio di persona. Una tesi fortemente contestata dai compagni di partito e di sindacato, che denunciarono sin da subito la matrice politico-mafiosa dell'omicidio, senza tuttavia alcun esito. L'omicidio di Puntarello, come molti altri di quegli anni, rimane ancora oggi senza giustizia e senza verità. | |||
==Memoria== | |||
Dopo anni di oblio, la storia di Giuseppe Puntarello venne finalmente raccontata grazie all'impegno della CGIL, la cui sezione di Ventimiglia è a lui intitolata. Il [[5 dicembre]] [[2018]], il Comune di Palermo gli intitolò una via. | |||
==Bibliografia== | |||
* Bugea, Alfonso & Di Bella, Elio (2006). ''Senza storia. Vittime innocenti rubate dalla mafia, uccise dal piombo e dal silenzio'', Palermo, Edizioni Concordia. | |||
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Giuseppe Puntarello (Comitini, 14 agosto 1892 - Ventimiglia di Sicilia, 4 dicembre 1945) è stato un sindacalista e autista di autobus, vittima innocente di Cosa Nostra.
Biografia
Nato a Comitini, figlio di Carmelo e Alfonsa Alaimo, Puntarello si trasferì per lavoro nel 1932 a Ventimiglia di Sicilia, paesino arroccato sulle pendici del monte Cane a 40 km da Palermo, andando ad abitare in una casa in Via Garibaldi.
Sposato con Vincenza Saperi, la coppia ebbe cinque figli: Carmelo, Alfonsa, Giuseppe, Matteo e Vincenzo. Nel 1939 fu costretto ad emigrare ad Asmara, in Eritrea, tornando in Sicilia solo due anni dopo.
Segretario del Partito Comunista Italiano e Dirigente della Camera del Lavoro
Subito dopo la Liberazione e la nascita della Repubblica italiana, Puntarello si distinse per il suo impegno tra le fila del movimento contadino cittadino, così come stavano facendo decine di altri sindacalisti socialisti e comunisti nell'immediato dopoguerra in tutta la Sicilia, pur essendo impiegato come autista dell'autobus che collegava Ventimiglia a Palermo per l'azienda INT.
Dopo aver aderito al Partito Comunista Italiano, di cui divenne segretario della locale sezione cittadina, Puntarello aveva anche fondato la Camera del Lavoro di Ventimiglia, di cui era diventato dirigente. Come in altre parti della Sicilia, lo scontro tra la c.d. "mafia del feudo" e i socialisti e i comunisti che chiedevano una concreta applicazione dei "Decreti Gullo", varati nel 1944 per volontà dell'allora ministro Fausto Gullo per favorire l’occupazione delle terre incolte e la revisione dei patti agrari, fu durissimo.
L'omicidio
All’alba del 4 dicembre 1945, il collega con cui si dava il cambio alla guida dell'autobus si diede malato, quindi Puntarello lo sostituì, andando a recuperare l'autobus all'autorimessa. Fu nel tragitto da casa all'autorimessa che un commando mafioso lo uccise a colpi di lupara.
Quando venne assassinato il figlio più piccolo aveva dieci anni, la moglie Vincenza 48. Rimasti senza mezzi economici (all'epoca non esisteva la pensione di reversibilità), il figlio Giuseppe venne assunto al posto del padre dalla INT, ma qualche mese dopo venne licenziato. I figli vennero aiutato dai nonni, mentre Matteo, sordomuto, venne mandato in collegio.
Le indagini
Le indagini sul suo omicidio vennero condotte in maniera superficiale, accreditando la tesi dello scambio di persona. Una tesi fortemente contestata dai compagni di partito e di sindacato, che denunciarono sin da subito la matrice politico-mafiosa dell'omicidio, senza tuttavia alcun esito. L'omicidio di Puntarello, come molti altri di quegli anni, rimane ancora oggi senza giustizia e senza verità.
Memoria
Dopo anni di oblio, la storia di Giuseppe Puntarello venne finalmente raccontata grazie all'impegno della CGIL, la cui sezione di Ventimiglia è a lui intitolata. Il 5 dicembre 2018, il Comune di Palermo gli intitolò una via.
Bibliografia
- Bugea, Alfonso & Di Bella, Elio (2006). Senza storia. Vittime innocenti rubate dalla mafia, uccise dal piombo e dal silenzio, Palermo, Edizioni Concordia.