Giovanni Losardo: differenze tra le versioni

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'''Giovanni Losardo''' (Cetraro, [[23 luglio 1926]] – Cetraro, [[21 giugno 1980]]) uomo di cultura, politico italiano, legato fin da giovane al PCI, segretario giudiziario della Procura della Repubblica di Paola. Ucciso, a 54 anni mentre rientrava a casa, dopo una seduta del consiglio comunale, dalla ‘ndrangheta dell’alto tirreno cosentino. Come per tanti altri, l’omicidio di Losardo non ha trovato colpevoli.
'''Giovanni Losardo''' (Cetraro, [[23 luglio]] [[1926]] – Cetraro, [[21 giugno]] [[1980]]) è stato un politico italiano, legato fin da giovane al Pci, segretario giudiziario della Procura della Repubblica di Paola. Venne Ucciso dalla [['ndrangheta]] a 54 anni mentre rientrava a casa, dopo una seduta del consiglio comunale. Per la sua morte i colpevoli non furono mai condannati e il delitto resta ancora oggi impunito.


==Biografia==
Giovanni, conosciuto da tutti come ''Giannino'', conseguì la maturità classica nel 1946; successivamente, intraprese gli studi giuridici ed venne assunto come cancelliere nella Procura della Repubblica di Paola. Fu cronista de l’Unità della Calabria; la sua vita fu legata alla politica calabrese da subito: nel 1945 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, di cui fu Sindaco e Assessore al Comune di Cetraro.


==Biografia==
Giovanni Losardo, conosciuto da tutti come ''Giannino'', ha conseguito la maturità classica nel 1946; successivamente, ha intrapreso gli studi giuridici ed è stato assunto come cancelliere nella Procura della Repubblica di Paola. E’ stato cronista de L’Unità della Calabria; la sua vita è stata legata alla politica calabrese fin da subito: nel 1945 si è iscritto al Partito Comunista Italiano; è stato Sindaco e Assessore del PCI al comune di Cetraro.
===L’attività politica===
===L’attività politica===
Losardo ha speso gran parte della sua vita nella lotta contro la mafia: è ricordato, infatti, per la sua costante attività di denuncia alla ‘ndrangheta locale dell’alto tirreno cosentino.  Le sue dichiarazioni pubbliche lo hanno reso simbolo della politica per bene ma allo stesso tempo bersaglio della criminalità<ref>La morte di un esponente Pci segnò l’inizio della mattanza, Repubblica, 2 maggio 2013</ref>.
Fin dall'inizio della sua carriera politica, Losardo si distinse per la sua costante attività di denuncia contro la ‘ndrangheta locale dell’alto tirreno cosentino.  Le sue dichiarazioni pubbliche lo resero un simbolo della politica perbene ma allo stesso tempo bersaglio della criminalità<ref>[http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/05/02/news/il_comunista_losardo_un_omicidio_impunito2222-57435739/ La morte di un esponente Pci segnò l’inizio della mattanza, Repubblica, 2 maggio 2013]</ref>.
 
Tra il [[1975]] e il [[1976]], in veste di primo cittadino del comune di Cetraro cercò di contrastare l’illegalità e soprattutto la criminalità organizzata locale denunciando l’abusivismo edilizio del territorio, concentrandosi, in particolare, sull'attività commerciale di [[Francesco Muto]], boss della ‘ndrina locale, chiedendo un'azione concreta da parte della Regione.  


Tra il 1975 e il 1976, in veste di primo cittadino del comune di Cetraro ha cercato di contrastare l’illegalità e soprattutto la criminalità organizzata locale denunciando l’abusivismo edilizio del territorio con riferimento, in particolare, all'attività commerciale di Muto chiedendo un'azione concreta da parte della Regione.  
Nel [[1979]] Losardo venne chiamato a ricoprire il ruolo di assessore ai lavori pubblici del suo comune e fu in questo periodo che cercò di far ripartire il progetto del porto nella città della costa tirrenica, con l’intenzione di ostacolare l’infiltrazione mafiosa e quella della politica connivente con essa. Nel [[1986]], durante il processo contro i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio, il pm di Bari '''Leonardo Rinella''' individuò nel ruolo che Losardo aveva avuto in questa vicenda la causa dell’omicidio: “''Losardo manifestò, nelle sedi più diverse, la sua costante volontà di opporsi alle attività illecite della malavita locale e di operare contro ogni forma di malgoverno e di collusione tra il potere locale e i gruppi delinquenziali. Combatté a lungo da solo, rischiando di persona, denunciando durante i consigli comunali il malaffare e le connivenze. Il suo coraggio fece paura. E la mafia gli tappò la bocca, organizzando un vile agguato''.


Nel 1979 Giovanni Losardo è stato chiamato al ruolo di assessore ai lavori pubblici ed è in questo periodo che ha cercato di far ripartire il progetto del porto nella città della costa tirrenica, con l’intenzione di ostacolare l’infiltrazione mafiosa e quella della politica connivente alla criminalità.
===L’Omicidio===
Alle 22:30 circa del [[21 giugno]] [[1980]], dopo aver preso parte ad una seduta del consiglio comunale e dopo aver fatto visita alla madre, Losardo, alla guida di una 126 azzurra, venne raggiunto da due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata mentre si trovava in località Santa Maria di Mare nel comune di Cetraro: ferito gravemente con con una pistola calibro 9 e un fucile calibro 12<ref>“Don Giannino” un eroe per caso, il Quotidiano, 28 maggio 2008</ref>, l'esponente del PCI morì alcune ore dopo in ospedale. Lì, prima di morire, Losardo disse: «''Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato''», spiegando agli inquirenti anche le dinamiche dell'agguato.


Nel 1986, durante il processo contro i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio, il pm di Bari Leonardo Rinella rende chiara la causa dell’omicidio e l’importante ruolo svolto dal politico calabrese: “''Losardo manifestò, nelle sedi più diverse, la sua costante volontà di opporsi alle attività illecite della malavita locale e di operare contro ogni forma di malgoverno e di collusione tra il potere locale e i gruppi delinquenziali. Combatté a lungo da solo, rischiando di persona, denunciando durante i consigli comunali il malaffare e le connivenze. Il suo coraggio fece paura. E la mafia gli tappò la bocca, organizzando un vile agguato''”.
==L’Omicidio==
Alle 22:30 circa del 21 giugno del 1980, dopo aver preso parte ad una seduta del consiglio comunale e dopo aver fatto visita a sua madre, Giannino Losardo, alla guida di una 126 azzurra, è stato raggiunto da due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata. In località S. Maria di Mare nel comune di Cetraro, è stato ferito gravemente con una pistola calibro 9 e un fucile calibro 12<ref>“Don Giannino” un eroe per caso, il Quotidiano, 28 maggio 2008</ref>. L’esponente del PCI è stato poi soccorso ma è morto alcune ore dopo. In ospedale, Losardo ha riferito «''Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato''» e spiegato anche le dinamiche dell’agguato.
===La reazione sociale===
===La reazione sociale===
In seguito alla morte di Losardo, il Tribunale di Paola ha interrotto per due giorni la sua attività; la federazione unitaria di Cosenza ha proclamato uno sciopero di otto ore nella zona del Tirreno cosentino e due ore di sciopero con assemblea a livello provinciale; a Cetraro, invece, il sindaco ha indetto due giorni di lutto cittadino.
In seguito alla morte di Losardo, il Tribunale di Paola interruppe per due giorni la proprie attività; la federazione unitaria di Cosenza proclamò uno sciopero di otto ore nella zona del Tirreno cosentino e due ore di sciopero con assemblea a livello provinciale; a Cetraro, invece, il sindaco indette due giorni di lutto cittadino.
 
Il [[24 giugno]], '''Enrico Berlinguer''' insieme a [[Pio La Torre]], Stefano Rodotà, Francesco Martorelli e Achille Occhetto, in rappresentanza del PCI, hanno preso parte ai funerali tenuti in forma semi privata a Fuscaldo (CS).  


Il 24 giugno, Enrico Berlinguer insieme a Pio La Torre, Stefano Rodotà, Francesco Martorelli e Achille Occhetto, in rappresentanza del PCI, hanno preso parte ai funerali tenuti in forma semi privata a Fuscaldo (CS).
===Il processo===
===Il processo===
Per l’omicidio di Giannino Losardo è stato accusato come mandate Francesco Muto, boss della ‘ndrina locale, mentre sono stati imputati come esecutori dell’omicidio Francesco Roveto, Franco Ruggiero, Antonio Pignataro e Leopoldo Pagano.
Per l'omicidio di Giannino Losardo venne accusato come mandante [[Francesco Muto]], boss della ‘ndrina locale, mentre furono imputati come esecutori dell’omicidio Francesco Roveto, Franco Ruggiero, Antonio Pignataro e Leopoldo Pagano. Il processo, tenuto presso la Corte d’Assise di Bari, si concluse nel marzo del [[1986]] ma l’omicidio Losardo è rimasto impunito.


Il processo, tenuto presso la Corte d’Assise di Bari, è terminato nel marzo del 1986 ma l’omicidio Losardo è rimasto impunito.
== In Sua Memoria ==
===Ricordo===
Nel [[1983]] il Comune di Cetraro istituì un premio di saggistica, giornalismo e arte, dedicato alla memoria di Losardo.
Il 3 agosto 2003, a Fuscaldo (CS) e stato è stato fondato il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo che si pone come obiettivi principali “''dare un futuro alla memoria di Losardo, trasformare il male e trasmettere alle nuove generazioni il gusto per la bellezza e la legalità''” istituendo un premio internazionale di giornalismo e legalità. Editi dal Laboratorio sperimentale sono, ''Quel giorno dell’Ottanta'' e ''Non vivere in silenzio'', due volumi che raccontano la storia dell’esponente del PCI calabrese.  


Nel 1983 il Comune di Cetraro ha istituito un premio di saggistica, giornalismo ed arte, dedicato alla memoria di Losardo.
Il [[3 agosto]] [[2003]], a Fuscaldo (CS) venne fondato il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo che tuttora si pone come obiettivi principali di “''dare un futuro alla memoria di Losardo, trasformare il male e trasmettere alle nuove generazioni il gusto per la bellezza e la legalità''”, istituendo un premio internazionale di giornalismo e legalità. Editi dal Laboratorio sperimentale sono, ''Quel giorno dell’Ottanta'' e ''Non vivere in silenzio'', due volumi che raccontano la storia dell’esponente del PCI calabrese.  


A Giovanni Losardo sono state dedicate diverse piazze nella costa dell’alto tirreno cosentino e una piazza nel centro storico di Cetraro; a ricordare la sua storia è anche un’aula del Tribunale di Teramo, un’aula del Tribunale di Paola ed il presidio dell’Associazione Libera di Scalea.
A Giovanni Losardo sono state dedicate inoltre diverse piazze nella costa dell’alto tirreno cosentino e una piazza nel centro storico di Cetraro; a ricordare la sua storia vi è anche un’aula del Tribunale di Teramo, un’aula del Tribunale di Paola ed il presidio dell’Associazione Libera di Scalea.


==Fonti==
==Fonti==
<references/>
<references/>
==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Il caso Losardo, A. Ramundo, edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”
*Badolati A., ''Mamma 'ndrangheta'', Pellegrini Editore, 2014.
*Non vivere in silenzio, G. Bencivinni, F. Caldiero, F. Villani, edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”.
*Bencivinni G., Caldiero F., Villani F., ''Non vivere in silenzio'', edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”, 2010.
*Mamma ‘ndrangheta, A. Badolati, Pellegrini Editore, 2014
*Ramundo A., ''Il caso Losardo'', edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”.
 
[[Categoria: Politici]] [[Categoria:Vittime innocenti delle mafie]] [[Categoria:Vittime di 'ndrangheta]] [[Categoria:Nati il 23 luglio]] [[Categoria:Nati nel 1926]] [[Categoria:Morti il 21 giugno]] [[Categoria:Morti nel 1980]] [[Categoria: Vittime senza giustizia]]

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«Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato»


Giovanni Losardo (Cetraro, 23 luglio 1926 – Cetraro, 21 giugno 1980) è stato un politico italiano, legato fin da giovane al Pci, segretario giudiziario della Procura della Repubblica di Paola. Venne Ucciso dalla 'ndrangheta a 54 anni mentre rientrava a casa, dopo una seduta del consiglio comunale. Per la sua morte i colpevoli non furono mai condannati e il delitto resta ancora oggi impunito.

Biografia

Giovanni, conosciuto da tutti come Giannino, conseguì la maturità classica nel 1946; successivamente, intraprese gli studi giuridici ed venne assunto come cancelliere nella Procura della Repubblica di Paola. Fu cronista de l’Unità della Calabria; la sua vita fu legata alla politica calabrese da subito: nel 1945 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, di cui fu Sindaco e Assessore al Comune di Cetraro.

L’attività politica

Fin dall'inizio della sua carriera politica, Losardo si distinse per la sua costante attività di denuncia contro la ‘ndrangheta locale dell’alto tirreno cosentino. Le sue dichiarazioni pubbliche lo resero un simbolo della politica perbene ma allo stesso tempo bersaglio della criminalità[1].

Tra il 1975 e il 1976, in veste di primo cittadino del comune di Cetraro cercò di contrastare l’illegalità e soprattutto la criminalità organizzata locale denunciando l’abusivismo edilizio del territorio, concentrandosi, in particolare, sull'attività commerciale di Francesco Muto, boss della ‘ndrina locale, chiedendo un'azione concreta da parte della Regione.

Nel 1979 Losardo venne chiamato a ricoprire il ruolo di assessore ai lavori pubblici del suo comune e fu in questo periodo che cercò di far ripartire il progetto del porto nella città della costa tirrenica, con l’intenzione di ostacolare l’infiltrazione mafiosa e quella della politica connivente con essa. Nel 1986, durante il processo contro i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio, il pm di Bari Leonardo Rinella individuò nel ruolo che Losardo aveva avuto in questa vicenda la causa dell’omicidio: “Losardo manifestò, nelle sedi più diverse, la sua costante volontà di opporsi alle attività illecite della malavita locale e di operare contro ogni forma di malgoverno e di collusione tra il potere locale e i gruppi delinquenziali. Combatté a lungo da solo, rischiando di persona, denunciando durante i consigli comunali il malaffare e le connivenze. Il suo coraggio fece paura. E la mafia gli tappò la bocca, organizzando un vile agguato”.

L’Omicidio

Alle 22:30 circa del 21 giugno 1980, dopo aver preso parte ad una seduta del consiglio comunale e dopo aver fatto visita alla madre, Losardo, alla guida di una 126 azzurra, venne raggiunto da due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata mentre si trovava in località Santa Maria di Mare nel comune di Cetraro: ferito gravemente con con una pistola calibro 9 e un fucile calibro 12[2], l'esponente del PCI morì alcune ore dopo in ospedale. Lì, prima di morire, Losardo disse: «Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato», spiegando agli inquirenti anche le dinamiche dell'agguato.

La reazione sociale

In seguito alla morte di Losardo, il Tribunale di Paola interruppe per due giorni la proprie attività; la federazione unitaria di Cosenza proclamò uno sciopero di otto ore nella zona del Tirreno cosentino e due ore di sciopero con assemblea a livello provinciale; a Cetraro, invece, il sindaco indette due giorni di lutto cittadino.

Il 24 giugno, Enrico Berlinguer insieme a Pio La Torre, Stefano Rodotà, Francesco Martorelli e Achille Occhetto, in rappresentanza del PCI, hanno preso parte ai funerali tenuti in forma semi privata a Fuscaldo (CS).

Il processo

Per l'omicidio di Giannino Losardo venne accusato come mandante Francesco Muto, boss della ‘ndrina locale, mentre furono imputati come esecutori dell’omicidio Francesco Roveto, Franco Ruggiero, Antonio Pignataro e Leopoldo Pagano. Il processo, tenuto presso la Corte d’Assise di Bari, si concluse nel marzo del 1986 ma l’omicidio Losardo è rimasto impunito.

In Sua Memoria

Nel 1983 il Comune di Cetraro istituì un premio di saggistica, giornalismo e arte, dedicato alla memoria di Losardo.

Il 3 agosto 2003, a Fuscaldo (CS) venne fondato il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo che tuttora si pone come obiettivi principali di “dare un futuro alla memoria di Losardo, trasformare il male e trasmettere alle nuove generazioni il gusto per la bellezza e la legalità”, istituendo un premio internazionale di giornalismo e legalità. Editi dal Laboratorio sperimentale sono, Quel giorno dell’Ottanta e Non vivere in silenzio, due volumi che raccontano la storia dell’esponente del PCI calabrese.

A Giovanni Losardo sono state dedicate inoltre diverse piazze nella costa dell’alto tirreno cosentino e una piazza nel centro storico di Cetraro; a ricordare la sua storia vi è anche un’aula del Tribunale di Teramo, un’aula del Tribunale di Paola ed il presidio dell’Associazione Libera di Scalea.

Fonti

  1. La morte di un esponente Pci segnò l’inizio della mattanza, Repubblica, 2 maggio 2013
  2. “Don Giannino” un eroe per caso, il Quotidiano, 28 maggio 2008

Bibliografia

  • Badolati A., Mamma 'ndrangheta, Pellegrini Editore, 2014.
  • Bencivinni G., Caldiero F., Villani F., Non vivere in silenzio, edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”, 2010.
  • Ramundo A., Il caso Losardo, edizione Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo”.