Strage di Pellaro: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:03, 14 nov 2021

La Strage di Pellaro è stata la prima strage di matrice 'ndranghetista di cui oggi si ha memoria, nella quale domenica 4 settembre 1910 fu sterminata l'intera famiglia del contadino Giuseppe Rogolino.

Strage di Pellaro

La Strage

Rogolino e la sua famiglia abitavano in una piccola casa colonica in contrada Quattronari, a pochi chilometri dal centro abitato di Pellaro, oggi quartiere di Reggio Calabria, ma all'epoca comune a sé stante (fu ridotto a semplice circoscrizione sotto il fascismo, nel 1927).

Rogolino, per tutti Peppino, dormiva insieme alla moglie Giuseppa e ai suoi sei figli, quando ignoti assaltarono la loro casa verso le 23:00 e sterminarono la famiglia a colpi di mannaia. La figlia Santa, dopo aver assistito al massacro dei genitori e dei fratelli, cercò invano di fuggire lungo il sentiero, ma venne ugualmente ammazzata a pochi passi dall'abitazione del bettoliere Demetrio Foti, sveglio insieme al suo garzone Umberto, che assistette alla scena impotente da dietro la finestra. I due provarono a soccorrere la ragazza, che però morì poco più tardi tra le braccia del medico Vincenzo Tommasini.

Le vittime

Complessivamente le vittime furono otto, l'intera famiglia Rogolino:

  • Giuseppe Rogolino;
  • Giuseppa Rogolino;
  • Carmela Rogolino;
  • Santa Rogolino, di 13 anni;
  • Domenico Rogolino, di 8 anni;
  • Giovanni Rogolino, di 6 anni;
  • Maria Rogolino, di 5 anni;
  • Francesca Rogolino, di 5 mesi.

Indagini e possibili cause

La strage suscitò grande clamore. I Rogolino erano già stati mesi prima vittime due volte di un tentato avvelenamento, ma si erano salvati. Già in seguito a quei due episodi il capofamiglia Peppino aveva confidato di nutrire i sospetti su qualcuno, ma si era rifiutato di rivelarne l'identità, sia al cognato Francesco Malara, sia al vicino Demetrio Foti.

L'ombra della "Mano Nera" e il delitto Petrosino

Rogolino era partito alla volta degli Stati Uniti d'America il 21 aprile 1907, imbarcandosi sul piroscafo Cretic della White Star Line e dopo 15 giorni arrivò a Ellis Island. Superati i controlli, raggiunse Kinney, nel Minnesota, al confine col Canada, dove il compaesano Antonino Rosaci gli aveva garantito un lavoro nelle miniere di ferro, alle dipendenze della compagnia Sill. Dopo tre mesi però Rogolino era stato licenziato per la sua bassa statura.

Trovò quindi una nuova occupazione nella città di Hibbing, nella Contea di St. Louis, sempre in Minnesota, come operaio addetto alla costruzione della ferrovia, per poi oltrepassare il confine col Canada per farsi assumere a Fort Frances, nell'azienda di Jim & John Welch (Veltri), due fratelli originari di Grimaldi, in provincia di Cosenza.

La parentesi americana di Rogolino terminò nemmeno due anni dopo la sua partenza, quando il 18 marzo 1909 tornò a Pellaro senza avvertire nemmeno la moglie.

Da qui partirono le indagini dei Carabinieri, che rilevarono l'opinione diffusa in paese che Rogolino avesse pestato i piedi a qualcuno affiliato alla Mano Nera, la leggendaria associazione criminale americana composta da siciliani, campani e calabresi. La circostanza fu confermata anche da alcune lettere anonime che furono recapitate alla Procura.

Secondo Antonio Nicaso, Maria Barillà e Vittorio Amaddeo, lo sterminio dell'intera famiglia Rogolino potrebbe essere legato all'omicidio del poliziotto italo-americano Joe Petrosino.

Rogolino, stando alle rivelazioni di Giuseppe Gareri, alias il «brigante Calenda», una volta giunto negli Stati Uniti si era affiliato alla 'ndrina di Mamaroneck, comune dello Stato di New York nella contea di Westchester, probabilmente per fare facilmente fortuna oltreoceano per poi tornare in patria e sistemarsi definitivamente.

Venuto a conoscenza dell'intento di uccidere il poliziotto italoamericano e non volendoci avere nulla a che fare, Rogolino decise di sparire prima del suo omicidio (arrivò infatti in Calabria sei giorni dopo).

Secondo questa ipotesi, la strage di Pellaro fu quindi ideata da Frank Filastò, Ed Bueti e Nicola Merigliano, capo della ’ndrina di Mamaroneck, col duplice obiettivo di evitare che Rogolino potesse confidare a qualcuno qualche dettaglio sul delitto Petrosino e di avvertire chiunque ne avesse saputo qualcosa a non parlare per non fare la stessa fine.

Tuttavia, a distanza di oltre un secolo le varie indagini che si sono susseguite non sono mai riuscite ad accertare oltre ogni ragionevole dubbio cause, mandanti ed esecutori materiali dell'orrenda strage, che sicuramente ha però matrice mafiosa.

Bibliografia

  • Nicaso, Antonio, Barillà, Maria, Amaddeo, Vittorio (2019). Quando la 'ndrangheta scoprì l'America. 1880-1956. Da Santo Stefano d'Aspromonte a New York, una storia di affari, crimini e politica, Milano, Mondadori.