Strage di Via D'Amelio: differenze tra le versioni
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== Bibliografia == |
Versione delle 19:50, 16 lug 2014
Antefatti
Il Maxiprocesso
- Per approfondire vedi Maxiprocesso di Palermo
Il 30 gennaio 1992 la sesta sezione penale della Corte di Cassazione aveva confermato le condanne inflitte in primo grado nell'ambito del Maxiprocesso di Palermo, ribaltando così il verdetto di secondo grado. L'evento risultò di cruciale importanza per Cosa nostra, soprattutto per quanto concerneva la leadership di Salvatore Riina. Riina aveva infatti assicurato ai membri dell'organizzazione che, in virtù dei suoi contatti a livello politico, il verdetto di Cassazione sarebbe stato favorevole a Cosa nostra. Il fallimento della promessa di Riina costituiva dunque un grave colpo alla credibilità del capo, che promise di punire duramente i responsabili: innanzitutto i giudici che avevano istruito il Maxiprocesso, i cui simboli erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; in secondo luogo i referenti politici di Cosa nostra, responsabili del tradimento del patto con l'organizzazione: prima di tutti Salvo Lima, ucciso infatti il 12 marzo 1992.
La strage di Capaci
La trattativa Stato-Mafia
La strage
La dinamica
Le indagini
Prime indagini
La svolta
Le dichiarazioni di Spatuzza
La nuova fase
Altre piste
La trattativa Stato-Mafia
Il mistero del telecomando
Castel Utveggio
La palazzina in via d'Amelio
Le intercettazioni di Totò Riina
I processi
- Per approfondire vedi: Processi per la Strage di Via d'Amelio
Le indagini hanno condotto alla celebrazione inizialmente di tre processi, che portarono alla sbarra i mandanti e gli esecutori materiali della strage.
Il depistaggio
- Per approfondire vedi Depistaggio della strage di Via d'Amelio
Come già analizzato, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza fu svelato un importante depistaggio che, stando alla tesi accusatoria, avrebbe fatto condannare persone non responsabili dei fatti della strage al fine di sviare le indagini da altri responsabili. Il falso pentito Vincenzo Scarantino sarebbe stato costretto con minacce ad autoaccusarsi, in concorso con altri falsi collaboratori di giustizia, e ad accusare nel contempo alcuni innocenti.
Per punire i responsabili del depistaggio è attualmente in corso il Processo Borsellino quater.