Processo Talpe alla DDA: differenze tra le versioni

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Il blitz “Talpe alla Dda” viene effettuato all’alba del 5 novembre 2003.
Il blitz “Talpe alla Dda” viene effettuato all’alba del 5 novembre 2003.


Vengono arrestati Michele Aiello e due marescialli, uno della Guardia di Finanza, Giuseppe Ciuro, in servizio al centro Dia di Palermo, e uno dei carabinieri, Giorgio Riolo, in servizio alla sezione anticrimine del Ros.
Vengono arrestati Michele Aiello e due marescialli, uno della Guardia di Finanza, [[Giuseppe Ciuro]], in servizio al centro Dia di Palermo, e uno dei carabinieri, [[Giorgio Riolo]], in servizio alla sezione anticrimine del Ros.


Indagati inoltre altri membri delle forze dell’ordine che avrebbero passato informazioni segrete ad Aiello. Si tratta di Giacomo Venezia, funzionario di polizia in servizio alla divisione anticrimine; di Carmelo Marranca, ispettore dello Sco, il Servizio Centrale operativo, e di Antonella Buttitta, agente della polizia municipale distaccata nell'ufficio di un Pm della Direzione Distrettuale Antimafia.
Indagati inoltre altri membri delle forze dell’ordine che avrebbero passato informazioni segrete ad Aiello. Si tratta di [[Giacomo Venezia]], funzionario di polizia in servizio alla divisione anticrimine; di [[Carmelo Marranca]], ispettore dello Sco, il Servizio Centrale operativo, e di [[Antonella Buttitta]], agente della polizia municipale distaccata nell'ufficio di un Pm della Direzione Distrettuale Antimafia.


Il presidente della Regione Salvatore Cuffaro viene coinvolto nell’inchiesta nel febbraio 2004.
Il presidente della Regione Salvatore Cuffaro viene coinvolto nell’inchiesta nel febbraio 2004.


I provvedimenti cautelari sono stati firmati dal gip Giacomo Montalbano. "Le indagini - si legge in una nota della procura - che i carabinieri del nucleo operativo, con il coordinamento e la direzione della Dda, hanno condotto con eccezionale professionalità, hanno consentito di accertare l'esistenza di un ampio contesto associativo, nel quale Aiello è pienamente inserito, che rappresenta uno 'spaccato' della persistente e incisiva capacità di Cosa nostra, e in particolare dei suoi esponenti di vertice, di infiltrarsi, ai più alti livelli, nel mondo imprenditoriale e in quello istituzionale". L'indagine parte dopo le dichiarazioni rese dal boss Antonino Giuffrè, da tempo collaboratore di giustizia, che ha indicato Michele Aiello come un imprenditore che "ha intrattenuto rapporti diretti e privilegiati con esponenti di assoluto rilievo di Cosa nostra, tra i quali Bernardo Provenzano", il boss latitante da decenni.
I provvedimenti cautelari sono stati firmati dal gip [[Giacomo Montalbano]]. ''"Le indagini'' - si legge in una nota della procura - ''che i carabinieri del nucleo operativo, con il coordinamento e la direzione della Dda, hanno condotto con eccezionale professionalità, hanno consentito di accertare l'esistenza di un ampio contesto associativo, nel quale Aiello è pienamente inserito, che rappresenta uno 'spaccato' della persistente e incisiva capacità di Cosa nostra, e in particolare dei suoi esponenti di vertice, di infiltrarsi, ai più alti livelli, nel mondo imprenditoriale e in quello istituzionale"''. L'indagine parte dopo le dichiarazioni rese dal boss [[Antonino Giuffrè]], da tempo collaboratore di giustizia, che ha indicato Michele Aiello come un imprenditore che ''"ha intrattenuto rapporti diretti e privilegiati con esponenti di assoluto rilievo di Cosa nostra, tra i quali Bernardo Provenzano"'', il boss latitante da decenni.


La sentenza di primo grado – emessa alle 17,44 del 18 gennaio 2008 III sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo – conferma l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri Nino Di Matteo, Michele Prestipino, Giuseppe Pignatone e Maurizio De Lucia.
La sentenza di primo grado – emessa alle 17,44 del 18 gennaio 2008 III sezione del tribunale di Palermo, presieduta da [[Vittorio Alcamo]] – conferma l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri [[Nino Di Matteo]], [[Michele Prestipino]], [[Giuseppe Pignatone]] e [[Maurizio De Lucia]].


La sentenza di Appello, emessa il 23 gennaio 2010, indurisce le pene, riconoscendo – per esempio – l’aggravante di aver favorito la mafia per Salvatore Cuffaro.
La sentenza di Appello, emessa il 23 gennaio 2010, indurisce le pene, riconoscendo – per esempio – l’aggravante di aver favorito la mafia per Salvatore Cuffaro.
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==== Le condanne ====
==== Le condanne ====
1) Michele Aiello: 14 anni (rivelazione e utilizzazione di segreto d´ufficio, truffa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura e corruzione) + 20 milioni di risarcimento all’Asl 6 di Palermo e 3 milioni al Comune di Bagheria – APPELLO: 15 anni;
1) [[Michele Aiello]]: 14 anni (rivelazione e utilizzazione di segreto d´ufficio, truffa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura e corruzione) + 20 milioni di risarcimento all’Asl 6 di Palermo e 3 milioni al Comune di Bagheria – APPELLO: 15 anni;


2) Salvatore Cuffaro: 5 anni e interdizione dai pubblici uffici (favoreggiamento semplice) – APPELLO: 7 anni (favoreggiamento aggravato);
2) [[Salvatore Cuffaro]]: 5 anni e interdizione dai pubblici uffici (favoreggiamento semplice) – APPELLO: 7 anni (favoreggiamento aggravato);


3) Giorgio Riolo: 7 anni (favoreggiamento, accesso abusivo al sistema informatico della Procura, rivelazione e utilizzazione di segreto d´ufficio, corruzione e interferenze illecite nella vita privata altrui) – APPELLO: 8 ANNI (favoreggiamento=concorso esterno);
3) [[Giorgio Riolo]]: 7 anni (favoreggiamento, accesso abusivo al sistema informatico della Procura, rivelazione e utilizzazione di segreto d´ufficio, corruzione e interferenze illecite nella vita privata altrui) – APPELLO: 8 ANNI (favoreggiamento=concorso esterno);


4) Aldo Carcione, socio di Aiello: 4 anni e 6 mesi (rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico della Procura);
4) [[Aldo Carcione]], socio di Aiello: 4 anni e 6 mesi (rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico della Procura);


5) Antonella Buttitta, polizia municipale, segretaria della Procura: 6 mesi (accesso abusivo al sistema informatico della Procura e rivelazione ed utilizzazione di segreto d´ufficio);
5) [[Antonella Buttitta]], polizia municipale, segretaria della Procura: 6 mesi (accesso abusivo al sistema informatico della Procura e rivelazione ed utilizzazione di segreto d´ufficio);


6) Roberto Rotondo, collaboratore di Aiello, ex consigliere comunale di Bagheria: 1 anno (favoreggiamento);
6) [[Roberto Rotondo]], collaboratore di Aiello, ex consigliere comunale di Bagheria: 1 anno (favoreggiamento);


7) Giacomo Venezia, vicequestore: 3 anni (favoreggiamento);
7) [[Giacomo Venezia]], vicequestore: 3 anni (favoreggiamento);


8) Michele Giambruno: 9 mesi (truffa e corruzione);
8) [[Michele Giambruno]]: 9 mesi (truffa e corruzione);


9) Salvatore Prestigiacomo: 9 mesi (corruzione);
9) [[Salvatore Prestigiacomo]]: 9 mesi (corruzione);


10) Adriana La Barbera: 2 anni (corruzione) – APPELLO – pena prescritta per decesso dell’imputata;
10) [[Adriana La Barbera]]: 2 anni (corruzione) – APPELLO – pena prescritta per decesso dell’imputata;


12) Angelo Calaciura: 2 anni (corruzione);
12) [[Angelo Calaciura]]: 2 anni (corruzione);


13) Lorenzo Iannì, ex direttore distretto sanitario di Bagheria: 4 anni e 6 mesi e 1.500 euro di multa (truffa);
13) [[Lorenzo Iannì]], ex direttore distretto sanitario di Bagheria: 4 anni e 6 mesi e 1.500 euro di multa (truffa);


14) Domenico Oliveri, radiologo, dipendente Villa Santa Teresa: assolto;
14) [[Domenico Oliveri]], radiologo, dipendente Villa Santa Teresa: assolto;


15) Società: Diagnostica per immagini - Villa Santa Teresa: 600mila euro; Atm Alte tecnologie medicali: 400mila euro.
15) Società: Diagnostica per immagini - Villa Santa Teresa: 600mila euro; Atm Alte tecnologie medicali: 400mila euro.
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