Famiglia di Corso dei Mille

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La Famiglia di Corso dei Mille è considerata una delle più feroci e sanguinarie della storia di Cosa Nostra siciliana, per via della famosa "Camera della Morte" di Filippo Marchese, situata a piazza Sant'Erasmo.

Storia

Corso dei Mille è il quartiere che si estende da Piazza Scaffa a Brancaccio ad Acqua dei Corsari fino a lambire Ciaculli e Croceverde Giardini. Alla fine anni '70, nella zona, venne rinvenuta una grossissima raffineria d'eroina, controllata direttamente dal boss dell'epoca Pietro Vernengo: 80 chili di polvere bianca, fornelli ancora accesi, ampolle e strumenti rudimentali per la lavorazione della droga.

Sempre in una traversa di Corso dei Mille, in Via Pecori Girardi, il capo della squadra mobile Boris Giuliano individuò il covo di Leoluca Bagarella, uno degli uomini di punta del clan dei Corleonesi, alleati dei Marchese. Dentro il bunker c'erano quattro chili di eroina. Per quella scoperta e per il ritrovamento all'aeroporto di Punta Raisi di una valigia con 500mila dollari, Giuliano pagò un prezzo altissimo. Fu ucciso la mattina del 21 luglio 1979 in un bar di Via Evangelista Di Blasi, mentre ordinava un caffè. Dell'omicidio fu accusato Pietro Marchese, in quel periodo uno degli "uomini d'onore" più sicuri del clan di Corso dei Mille, che venne fatto ammazzare da Filippo Marchese nel luglio 1982.

Il potere della famiglia mafiosa sul territorio era vastissimo ed era esercitato in maniera autoritaria e ferocissima. Corso dei mille fu teatro di numerosi fatti di sangue, anche molto cruenti, a causa anche dell'assenza dello Stato sul territorio. Questo era dovuto alla pratica consolidata della famiglia di corrompere funzionari delle forze dell'ordine. Filippo Marchese pagava regolarmente tre dirigenti della polizia palermitana, un commissario, un tenente e un colonnello, che lavoravano alla Questura di via Roma.

La Camera della Morte

Situata in piazza Sant'Erasmo, appena un chilometro da Piazza Scaffa, dove avvenne la famosa strage, la Camera della Morte (detta anche Covo degli Orrori) di Filippo Marchese fu il luogo dove il sanguinario killer di Cosa Nostra giustiziava i rivali, dopo averli sequestrati. Composta da tre stanze, seminascoste in un vicolo, le cronache dell'epoca riportano che addirittura gli inquirenti ritrovarono tracce di pelle umana attaccata a una fune.

Furono i pentiti Vincenzo Sinagra U' Ndli e Stefano Calzetta che ricostruirono, durante gli interrogatori per il Maxiprocesso di Palermo, decine di omicidi compiuti da Filippo Marchese e dai suoi fiancheggiatori. Nuove rivelazioni arrivarono dal 1992, dopo la decisione di collaborare con la giustizia di suo nipote Giuseppe "Pino" Marchese.

A piazza Sant'Erasmo, Filippo Marchese aveva installato la sua personale "camera della morte".

Il 13 luglio 1982 sequestrò il commerciante Antonio Militello, parente di Totuccio Contorno: Sinagra raccontò che ad attenderlo c'erano gli uomini più spietati del clan di corso dei Mille, con lo stesso Filippo Marchese. Prima di essere ucciso, Militello fu torturato, seviziato e alla fine il suo cadavere sotterrato per sempre in uno dei tanti cimiteri di mafia esistenti a Palermo.

Il 16 maggio 1982 il giovane muratore Rodolfo Buscemi e il cognato Matteo Rizzuto vennero portati nella camera della morte dagli uomini di Marchese, che li interrogò su alcuni questioni legate al pizzo dei commercianti di Villabate. Nella stanza c'era pure il boss di Ciaculli Pino Greco Scarpuzzedda, che gestiva con Marchese il territorio di Villabate. La colpa di Buscemi era di aver chiesto il pizzo senza nessuna autorizzazione: inizialmente il muratore mentì, sostenendo di non sapere che fossero zone protette, ma poi confessò e fece il nome del complice Antonino Migliore. Sia lui che il cognato vennero strangolati subito dopo la confessione. Poiché l'acido era finito, i due corpi furono chiusi nel bagagliaio di una Fiat Ritmo rubata, caricati poi su una barca ed infine gettati in fondo al mare, in un punto profondo oltre settanta metri (il cimitero marino della "famiglia" di Corso dei Mille e forse non l'unico della baia di Palermo), legati a due commune (vecchie vaschette di pietra recuperate in una discarica pubblica).

Antonino Migliore, 26enne, che risiedeva vicino a piazza Scaffa, venne sequestrato mentre stava aspettando nella sua Fiat l'apertura del passaggio a livello del Brancaccio: condotto in una villetta protetta da un giardino, non lontano da via Giafar, a cinque minuti dal passaggio a livello, viene interrogato e fa la stessa fine del suo compare: strangolato e gettato in mare.

Un altro caso è quello di Carmelo Lo Jacomo. L'uomo venne sequestrato dagli uomini di Marchese in piazza Torrelunga, infilato in una Mini Minor, con cui si allontanarono a grande velocità, scontrandosi però con un'altra Mini Minor parcheggiata. Il proprietario dell'automobile che vide tutto, un ex-carabiniere in pensione, Antonio Peri, si mise a inseguirli. Giunta all'altezza di largo Grandi, la Mini Minor dei killer si fermò, ne scese uno dei killer, che freddò Peri con 3 colpi di pistola. Anche Lo Jacomo venne ucciso, il corpo portato nella camera della morte e qui sciolto nell'acido. Il cadavere dell'ex carabiniere venne invece lasciato sul posto.

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