Questo spettacolo racconta due storie di ossa.
La prima è la fiaba dell’osso che canta, un classico dei racconti legati al mondo della pastorizia. I temi principali sono il tradimento e la memoria: un fratello ammazza l’altro e tenta di nascondere il suo crimine.
Ma questa fiaba somiglia tanto a una storia vera, la storia di Placido Rizzotto: sindacalista siciliano che animò il movimento di occupazione delle terre a Corleone dando vita alla prima forma di antimafia sociale del dopoguerra. Rizzotto fu ammazzato dalla mafia e poi fatto sparire nel tentativo dei suoi assassini di occultare il corpo e far scordare l’uomo e l’operato fino a offuscarne il ricordo. Ma le sue ossa ritrovate in una foiba canteranno e riusciranno a far vincere la memoria sulla dimenticanza. Le due storie vengono cuntate con uno stile narrativo semplice e asciutto, possiamo dire ridotto all’osso, uno stile popolare tra la ricostruzione storica e il fiabesco, dove il vero e l’immaginario si intrecciano indissolubilmente.