Operazione Isola Felice
L’operazione Isola Felice è un’inchiesta scaturita dalle dichiarazioni di Antonio Zagari che hanno portato all’arresto della maggior parte dei componenti della locale di Malnate della ‘ndrangheta, gestita appunto dalla famiglia Zagari.
Il processo, conclusosi nel Novembre ‘97 nell’aula bunker di Varese, è stato coordinato dal Sostituto Procuratore dott. Agostino Abate e ha visto 126 imputati. Le condanne ammontano a 7 ergastoli e oltre 520 anni di reclusione.
Antefatti
L’organizzazione
Grazie alle dichiarazione del collaboratore di giustizia Antonio Zagari è stato possibile ricostruire la storia e la gerarchia della locale di ‘ndragheta del Varesotto. [1] L’organizzazione mafiosa fu costituita da Giacomo Zagari negli anni 1970-71; questo era fiancheggiato nelle decisioni da Domenico Loiacono, detto “Il professore”, Giuseppe Calabrò e Santo Salvatore Ferraro. [2] Giacomo Zagari, la moglie e il figlio Antonio si trasferirono dalla piana di Gioia Tauro a Galliate Lombardo nel 1954; si spostarono poco dopo a Buguggiate, dove vissero per 24 anni fino al 1979, anno in cui giunsero a Malnate, in via Zara 8. [3]
Giacomo Zagari fu il primo mafioso in assoluto a giungere nel Varesotto e quindi ha avuto, per quanto concerne i calabresi, ”l’esclusiva della gestione delle attività illecite” fino al 1990. Così dichiarava al processo il figlio Antonio: ..mio padre ha trovato tutta la provincia di Varese vuota ; successivamente sono stati gli altri a rivolgersi a mio padre ed ad avere il permesso di formare altri locali.. [4]
Le prime attività illecite portate a termine dal gruppo furono il contrabbando di bergamotto. Dopo poco tempo iniziavano le rapine, gli omicidi e le estorsioni, la principale attività dell’organizzazione. Solo successivamente il clan iniziò a dedicarsi ai sequestri di persona fino ad arrivare al 1980, anno in cui la “famiglia Zagari” si dedicò al traffico di stupefacenti, esercitandolo fino al 1990. [5]
Gli omicidi
Numerosi furono gli atti di estrema violenza commessi dalla locale di Malnate. Si contano ‘’’12 omicidi e 6 tentati omicidi’’’. La maggior parte di questi fu compiuta in Provincia di Varese tra gli anni 1979-82. Solamente le ultimi 3 uccisioni risalgono agli anni 1989-90.
Le vittime consistettero tutte in individui appartenenti all’associazione o vicine ad essa. I moventi furono vari: dal mancato rispetto degli ordini al furto di denaro, dall’invasione del territorio di spaccio alla rivelazione di informazioni riguardanti l’organizzazione criminale alle autorità; tutte controversie nate all’interno dell’ambiente malavitoso. Tra gli imputati di tali omicidi ricorrono i nomi di Zagari Giacomo [6], Zagari Antonio, Loiacono Domenico e Sergi Francesco. [7]
Nel Varesotto questi atti vennero compiuti nei comuni di Varese, Gallarate, Arcisate, Venegono, Malnate, Gornate Olona e Binago. Molte salme furono rinvenute nei bauli delle automobili appartenenti alle vittime stesse. I criminali fecero fuoco anche nei centri abitati, ma la maggior parte degli omicidi venne commessa nelle ore notturne e in luoghi lontani dalle abitazioni.
I sequestri di persona
Emanuele Riboli
La sera del 14 Ottobre 1974 il giovane Emanuele Riboli venne rapito in via Matteotti a Buguggiate (VA) mentre tornava a casa in bicicletta. Pochi giorni più tardi giunse una lettera scritta da Emanuele, il quale, confermando di essere ostaggio dei sequestratori, chiese un riscatto di 1 miliardo di lire affinché fosse liberato. [8] Dopo mesi di trattative la famiglia Riboli riuscì a racimolare e consegnare ai sequestratori 200 milioni. Somma che si rivelò insufficiente al rilascio del giovane. Da quel momento infatti non si seppe più nulla del ragazzo.
Antonio Zagari dichiarò di aver saputo che nel periodo di Pasqua 1975 Emanuele venne ucciso con del veleno, per volere del padre Giacomo. Queste le parole di Giacomo Zagari: .. è giusto che sia morto il ragazzo perché una volta che lui è morto ...non soffre più; mentre uccidendogli il figlio lui (il padre di Riboli) per tutta la vita soffrirà e dirà: io sono un bastardo, sono un figlio di puttana, per quattro soldi ho fatto ammazzare mio figlio. Così lui, per tutta la vita, soffrirà per avere collaborato con i carabinieri e non aver pagato i soldi. E’ come se il figlio lo avesse ucciso lui.. [9]
Cristina Mazzotti
La notte tra il 30 giugno ed il 1 luglio 1975 Cristina Mazzotti fu rapita a S. Eupilio di Como. Dopo un mese i familiari consegnarono, in un boschetto nei pressi di Cairate (VA), un riscatto di 1 miliardo e 50 milioni di lire. [10] Avvenuto il pagamento, i rapitori non fecero sapere più nulla della donna. Solamente il 1° Settembre 1975 il corpo di Cristina venne ritrovato nella discarica di Gallinate (NO). Si scoprì in seguito che la vittima era tenuta in ostaggio a Castelletto Ticino (VA). [11]
Già nel 1977 quattro malavitosi furono condannati all’ergastolo per questo omicidio. Dopo vent’anni dal processo la vicenda tornò sotto l’attenzione della Corte d’Assise di Varese perché Antonio Zagari delineò nella figura di Domenico Loiacono l’organizzatore principale del sequestro.
Tentato sequestro di Antonella Dellea
Il 16 Gennaio 1990 a Germignaga (VA) venne sventato il sequestro di Antonella Dellea grazie alle indagini del colonnello Gianpaolo Ganzer che si manteneva in contatto con una aggancio interno al clan[12]. I Carabinieri si presentarono con anticipo nel posto delineato per il sequestro. Durante una sparatoria i quattro rapitori rimasero uccisi. L’obbiettivo del sequestro fu sempre quello di ottenere un riscatto dalla famiglia della giovane, proprietaria di una ditta produttrice di cherosene e cemento. [13]
Le estorsioni
Il periodo 1979-1983
La particolarità delle estorsioni compiute dal gruppo fu che vennero prese di mira solo persone che poi avrebbero sicuramente chiesto aiuto agli stessi Zagari, interpellati per intervenire come mediatori e per fornire “protezione”. In questo modo si era certi che presto o tardi le vittime avrebbero consegnato somme di denaro. In caso contrario i malavitosi erano pronti a commettere atti intimidatori; esempio calzante sono le parole tratte da una telefonata di Paolo Masu al proprietario di una ditta: ..pensaci senno’ morirai. Spareremo a te, alla tua famiglia, ti ammazzeremo i figli.... Ti faremo saltare la ditta..., ti bruciamo tutto.. [14]
La famiglia Zagari mise a segno una decina tra estorsioni e tentate estorsioni nel periodo che va da luglio ’79 al maggio ’83. Vennero colpite varie ditte, una gioielleria, un ristorante, una pasticceria, un negozio di alimentari e uno di vestiti, un deposito di carburanti ed un’officina. La zona d’azione comprese i comuni di Gazzada Schianno, Varese, Inverigo, Castronno, Malnate e più volte Buguggiate. [15]
L’incendio della pasticceria Tettamanzi a Malnate
La serie di soprusi culminò in un atto senza precedenti. Gli Zagari decisero, in un caso particolare, di passare subito ai fatti piuttosto che iniziare con semplici intimidazioni verbali. Nella notte del 2 Dicembre ‘89 e per la seconda volta l’11 Agosto ’90 venne incendiato il bar-pasticceria di Maria Elisa Tettamanzi a Malnate, in via 25 Aprile. [16] Dalle indagini risultò che il movente fu il fatto che questa pasticceria stava per aprire in prossimità di un altro bar, il cui proprietario era amico degli Zagari.
Il narcotraffico
Il gruppo Zagari
Nel periodo che va dalla metà dell’81 alla fine dell’83 Giacomo Zagari, i suoi parenti e i collaboratori più stretti trafficarono molti chilogrammi di eroina. Il nucleo di spaccio fu casa Zagari a Malnate e gli stupefacenti vennero smistati nei pressi di Varese. Inizialmente il principale fornitore fu il gruppo Ferraro, in seguito la droga provenne dal gruppo Doria ed infine dal gruppo Quaranta. [17]
Il gruppo Ferraro
A capo di questa organizzazione finalizzata allo spaccio di eroina era Santo Salvatore Ferraro, affiancato dal fratello Giovanni Ferraro e Pietro Versace[18]; i primi furono esponenti dell’omonima potentissima famiglia ‘ndranghetista operante nel Novarese. Tra l’81 e l’83 i Ferraro gestirono il narcotraffico tra Arona, Varese ed altre zone della Lombardia. [19]
Il gruppo Allia - Russo - Quaranta
Nel periodo 1980/83 si instaurò una duratura collaborazione tra Sebastiano Allia sr., Gioacchino Russo e Luigi Quaranta al fine di spacciare eroina. L’attività fu complementare a quella della famiglia Zagari, in questo modo i due gruppi coprirono tutto il territorio dell’alto Varesotto. La droga, in questo caso, venne comprata nel quartiere di Quarto Oggiaro, a Milano. [20]
Le Rapine
Antonio Zagari riferì che le rapine non dovevano necessariamente essere riconducibili all’organizzazione criminale capeggiata da suo padre ma anzi, costituirono iniziative autonome di coloro che ne presero parte. I rapinatori non furono nemmeno tenuti a dover conferire i proventi al gruppo.
Si contano quasi 20 rapine a danno di varie attività commerciali, banche e ditte del Varesotto nella decade 1979-1989. [21]
Gli arresti
Il 12 Gennaio 1994 vennero emessi 155 ordini di custodia cautelare. Due giorni dopo furono arrestate 87 persone: 62 in Lombardia, 6 in Piemonte e 12 in Calabria. [22]
Il processo
Il 5 Dicembre 1994 si aprì il processo che si protrasse per quasi tre anni, fino al 20 Ottobre 1997.
La sentenza di primo grado
Il 13 Novembre 1997 venne emessa la sentenza di primo grado, che portò alla condanna dei principali esponenti della locale di Malnate.
Nello specifico,
- Giacomo Zagari venne condannato alla pena dell’ ergastolo aggravato dallo isolamento diurno per 6 mesi;
- Giovanni Agresta alla pena dell’ergastolo aggravato dallo isolamento diurno per 3 mesi;
- Nicodemo Agostino alla pena dell’ergastolo;
- Antonino Bellocco alla pena dell’ergastolo;
- Gregorio Bellocco alla pena dell’ergastolo;
- Vincenzo Bruzzese alla pena dell’ergastolo;
- Andrea Vella alla pena dell’ergastolo;
- Antonio Zagari a 30 anni di carcere e 20,9 milioni di multa, pena già ridotta grazie alla collaborazione decisiva per le indagini;
- Renato Emanuelli a 30 anni;
- Santi Crisafulli a 28 anni e 5 mesi e 11,5 milioni di multa;
- Francesco Sergi a 27 anni e 5 mesi e 15,2 milioni di multa;
- Giuliano Fortis a 25 anni e 5 mesi e 2 milioni di multa;
- Giuseppe Vella a 24 anni e 4 mesi e 1 milione di multa;
- Gregorio Cacciola a 24 anni e 600 mila di multa;
- Francesco Patamia a 21 anni e 3 milioni di multa;
- Clelia Palmieri a 20 anni;
- Francesco Loielo a 19 anni e 11 mesi e 22,5 milioni di multa;
- Rocco Trimboli a 19 anni e 8 mesi e 1,4 milioni di multa;
- Michele Aria a 16 anni e 5 mesi e 500 mila di multa;
- Giuseppe Arcidiacono a 16 anni;
- Mario Losardo a 11 anni e 10 mesi e 36 milioni di multa;
- Luigi Angioi a 11 anni e 3 mesi e 28 milioni di multa;
- Francesco Pistis a 11 anni e 3 mesi e 28 milioni di multa;
- Sebastiano Allia cl.1931 a 11 anni e 2 mesi e 32,5 milioni di multa;
- Leonardo Fondini a 11 anni e 28 milioni di multa;
- Francesco Poddine a 10 anni e 8 mesi e 28 milioni di multa;
- Nunzio Marzullo a 10 anni e 28 milioni di multa;
- Enzo Todde a 10 anni e 28 milioni di multa;
- Eugenio Porcedda a 10 anni;
- Domenico Quartuccio a 9 anni e 10 mesi e 16 milioni di multa;
- Sebastiano Allia cl.1960 a 9 anni e 7 mesi e 32 milioni di multa;
- Santo Salvatore Ferraro a 9 anni e 7 mesi e 21 milioni di multa;
- Giovanni Greco a 9 anni e 1 milione di multa, aumento di pena rispetto a quella già irrogatagli con la sentenza del 19-2-1985 del Tribunale di Varese;
- Pietro Versace a 8 anni e 7 mesi e 16 milioni di multa;
- Andrea Zagari a 6 anni e 9 mesi e 36 milioni di multa;
- Domenico Sanguinetti a 6 anni e 8 mesi;
- Vincenzo Falvo a 6 anni e 7 mesi;
- Leopoldo Furfaro a 6 anni e 7 mesi;
- Giuseppe Gattini a 6 anni e 5 mesi;
- Domenico Frascogna a 6 anni e 2 mesi;
- Vincenzo Sergi a 6 anni;
- Giuseppe Ribaga a 5 anni e 10 mesi e 2 milioni di multa;
- Giuseppe Lania a 5 anni e 7 mesi e 30 milioni di multa;
- Giovanni Ferraro a 5 anni e 6 mesi e 10 milioni di multa;
- Nunzio Lania 5 anni e 25 milioni di multa;
- Aniello Balzano a 3 anni e 7 mesi e 2 milioni di multa;
- Clementino Soldi a 3 anni e 4 mesi e 6,6 milioni di multa;
- Luciano Biemmi a 2 anni e 900 mila di multa;
- Giulio Verta a 8 mesi e 800 mila di multa, aumento di pena rispetto a quella già irrogatagli con la sentenza del 12-10-1985 della Corte di Assise di Milano; [23]
Bibliografia
- Corte di Assise di Varese, Sentenza di Primo Grado nei confronti di Zagari Antonio +125, procedimento penale N. 7/95, Tribunale di Varese, 13/11/1997.
- Archivio Storico de “La Repubblica”
Note
- ↑ Tribunale di Varese, Corte di Assise, sentenza di primo grado nei confronti di Zagari Antonio + 125, p. 168
- ↑ Ivi, pp. 1639-1642
- ↑ Ivi, pp. 1645-46
- ↑ Ivi, p. 1652
- ↑ Ivi, pp. 1649-50
- ↑ Ivi, p. 241
- ↑ Ivi, p. 302
- ↑ Ivi, pp. 992-993
- ↑ Ivi, p. 1025
- ↑ Ivi, p. 1160
- ↑ Ivi, p. 1146
- ↑ Ivi, p. 1185
- ↑ Piero Colaprico, Strage per un sequestro fallito, “La Repubblica”, 17/01/1990
- ↑ Tribunale di Varese, Corte di Assise, sentenza di primo grado nei confronti di Zagari Antonio + 125, p. 1321
- ↑ Ivi, p. 1319
- ↑ Ivi, p. 1477
- ↑ Ivi, pp. 2503-10
- ↑ Ivi, p. 2589
- ↑ Ivi, pp. 2567-70
- ↑ Ivi, pp. 2597-2603
- ↑ Ivi, pp. 1496-97
- ↑ Caterina Pasolini, In manette al nord i capi della ‘ndrangheta,”La Repubblica”, 15/01/1994
- ↑ Tribunale di Varese, Corte di Assise, sentenza di primo grado nei confronti di Zagari Antonio + 125, pp. 2728-41