Mentalità mafiosa

Versione del 11 nov 2023 alle 16:10 di Leadermassimo (discussione | contributi)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)


La mentalità mafiosa è l'insieme delle predisposizioni mentali e delle pratiche culturali tipico dell'organizzazione mafiosa. Espressione di quello che in ambito sociologico viene definito habitus mafioso, è osservata anche tra chi mafioso non è all'interno della società civile ed è considerata tra le ragioni di forza del fenomeno mafioso.

La mentalità mafiosa

Lo studio della dimensione culturale della mafia nelle scienze sociali è oggetto di un vivace dibattito iniziato nella seconda metà degli anni '80 del Novecento[1] e dura tutt'oggi.

La disputa ruota anche attorno al concetto di mentalità mafiosa, nei termini posti da Giovanni Falcone. Riprendendo la distinzione tra spirito di mafia e organizzazione criminale di Gaetano Mosca[2], Falcone individuava una specifica mentalità mafiosa distinta dall’organizzazione, operante in senso lato nella società. In Cose di Cosa Nostra scriveva infatti:

«Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale»[3].

Da siciliano e da giudice che aveva messo alla sbarra (e fatto condannare) per la prima volta la «mafia come organizzazione», Falcone metteva sotto accusa la società civile per come aveva permesso alla «mafia come modo d’essere» di prosperare. Linguaggi, gesti, codici, tradizioni, la mafia non è altro che «l’esasperazione dei valori siciliani»[4], esattamente come la camorra lo è di quelli napoletani, la ‘ndrangheta di quelli calabresi e così via. E in effetti, «l’operazione delle grandi organizzazioni mafiose nel corso dei secoli è stata quella di portare agli estremi la cultura originaria dei territori che controllavano, manipolandola per consacrare nell’immaginario collettivo una fondazione mitica ed eroica della figura del mafioso, che ne ha accresciuto la legittimità e il prestigio sociali»[5].

Note

  1. Per approfondire, si vedano gli articoli di Marco Santoro (1998). “Mafia, cultura e politica”, in Rassegna Italiana di Sociologia, n. 4, ottobre-dicembre, pp. 441-476; (2000). “Mafia, cultura e subculture”, in Polis, n. 1/2000, pp. 91-112.
  2. Mosca, Gaetano (1900). “Che cos’è la Mafia”, in Giornale degli economisti, serie II, n. 20, pag. 236-262.
  3. Falcone, Cose di Cosa Nostra, pp. 80-81.
  4. Falcone dedica alla «contiguità» tra mafia e società siciliana un intero capitolo del suo libro sopra citato, il terzo, facendo diversi esempi e argomentando in maniera esemplare la sua tesi. Ancora oggi, a distanza di 30 anni, quel libro è il miglior libro mai pubblicato sull’antropologia del mafioso e sulla mafia in generale.
  5. Farina, Pierpaolo (2021). Le Affinità elettiva. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Milano, Tesi di dottorato - Ciclo XXXIII, Università degli Studi di Milano, 13 luglio, p. 36.

Bibliografia

  • Farina, Pierpaolo (2021). Le Affinità elettiva. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Milano, Tesi di dottorato - Ciclo XXXIII, Università degli Studi di Milano, 13 luglio.
  • Falcone, Giovanni, in collaborazione con Marcelle Padovani (1991). Cose di Cosa Nostra, Milano, Rizzoli.