Donne e Mafia (spettacolo teatrale): differenze tra le versioni
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Le “Donne di Mafia” testimoniano una realtà femminile in cui forza morale, coraggio, capacità di affermare i propri valori, unite dall’amore, aiutano a sfidare coraggiosamente un sistema. Lo spettacolo si apre come un racconto dal sapore e dalle sonorità antiche, usa la struttura della tragedia greca, e poi piano piano il pubblico viene trasportato fino ai nostri giorni. Le sette protagoniste raccontano l’esperienza di sette donne che hanno avuto a che fare con la mafia. Nella prima parte parlano quelle che hanno rotto il silenzio, madri sorelle, figlie che da vestali del “disvalore” si trasformano in donne che si ribellano alla cultura mafiosa: Serafina Battaglia (1962), Michela Buscemi (1985) Rita Atria (1992) e Maria Concetta Cacciola (2011). Nella seconda parte parlano le donne che hanno vissuto accanto a uomini che hanno lottato contro il potere mafioso e sono diventate instancabili promotrici della cultura della legalità: Saveria Antiochia, Rosaria Costa e Lucia Borsellino. Le voci di queste donne raccontano che la mafia non è un’organizzazione criminale e basta: “mafia è “organizzazione del pensiero”. E’ un modo sbagliato di rispondere a violenza con violenza. Mafia è chiudere, speranze, prospettive. Mafia è spirale, che ti convince che tutto è così, che sempre è così, che ogni volta sarà così. | Le “Donne di Mafia” testimoniano una realtà femminile in cui forza morale, coraggio, capacità di affermare i propri valori, unite dall’amore, aiutano a sfidare coraggiosamente un sistema. Lo spettacolo si apre come un racconto dal sapore e dalle sonorità antiche, usa la struttura della tragedia greca, e poi piano piano il pubblico viene trasportato fino ai nostri giorni. Le sette protagoniste raccontano l’esperienza di sette donne che hanno avuto a che fare con la mafia. Nella prima parte parlano quelle che hanno rotto il silenzio, madri sorelle, figlie che da vestali del “disvalore” si trasformano in donne che si ribellano alla cultura mafiosa: Serafina Battaglia (1962), Michela Buscemi (1985) Rita Atria (1992) e Maria Concetta Cacciola (2011). Nella seconda parte parlano le donne che hanno vissuto accanto a uomini che hanno lottato contro il potere mafioso e sono diventate instancabili promotrici della cultura della legalità: Saveria Antiochia, Rosaria Costa e Lucia Borsellino. Le voci di queste donne raccontano che la mafia non è un’organizzazione criminale e basta: “mafia è “organizzazione del pensiero”. E’ un modo sbagliato di rispondere a violenza con violenza. Mafia è chiudere, speranze, prospettive. Mafia è spirale, che ti convince che tutto è così, che sempre è così, che ogni volta sarà così. | ||
Lo spettacolo vuole essere un invito alla consapevolezza, ognuno di noi può contribuire, nel ruolo che riveste, a indebolire la mentalità di cui si nutre la mafia. “Perché c’è una linea sottile tra il mafioso e l’uomo libero: in Sicilia o ovunque sulla faccia della terra”. Si chiama scelta. E spetta a noi. | Lo spettacolo vuole essere un invito alla consapevolezza, ognuno di noi può contribuire, nel ruolo che riveste, a indebolire la mentalità di cui si nutre la mafia. “Perché c’è una linea sottile tra il mafioso e l’uomo libero: in Sicilia o ovunque sulla faccia della terra”. Si chiama scelta. E spetta a noi. |
Versione attuale delle 20:32, 7 apr 2018
Lo Spettacolo
Le “Donne di Mafia” testimoniano una realtà femminile in cui forza morale, coraggio, capacità di affermare i propri valori, unite dall’amore, aiutano a sfidare coraggiosamente un sistema. Lo spettacolo si apre come un racconto dal sapore e dalle sonorità antiche, usa la struttura della tragedia greca, e poi piano piano il pubblico viene trasportato fino ai nostri giorni. Le sette protagoniste raccontano l’esperienza di sette donne che hanno avuto a che fare con la mafia. Nella prima parte parlano quelle che hanno rotto il silenzio, madri sorelle, figlie che da vestali del “disvalore” si trasformano in donne che si ribellano alla cultura mafiosa: Serafina Battaglia (1962), Michela Buscemi (1985) Rita Atria (1992) e Maria Concetta Cacciola (2011). Nella seconda parte parlano le donne che hanno vissuto accanto a uomini che hanno lottato contro il potere mafioso e sono diventate instancabili promotrici della cultura della legalità: Saveria Antiochia, Rosaria Costa e Lucia Borsellino. Le voci di queste donne raccontano che la mafia non è un’organizzazione criminale e basta: “mafia è “organizzazione del pensiero”. E’ un modo sbagliato di rispondere a violenza con violenza. Mafia è chiudere, speranze, prospettive. Mafia è spirale, che ti convince che tutto è così, che sempre è così, che ogni volta sarà così. Lo spettacolo vuole essere un invito alla consapevolezza, ognuno di noi può contribuire, nel ruolo che riveste, a indebolire la mentalità di cui si nutre la mafia. “Perché c’è una linea sottile tra il mafioso e l’uomo libero: in Sicilia o ovunque sulla faccia della terra”. Si chiama scelta. E spetta a noi.
Premi
- Premio del Festival Antimafie e Diritti Umani DIRITTINSCENA Roma 2013, come secondo migliore spettacolo e premio per la migliore attrice, Chiara Spoletini interprete di Rita Atria.