Mafie, maschere e cornuti: differenze tra le versioni
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| [[File:Mafie, maschere e cornuti, di e con Giulio Cavalli..png|300px|thumb|left|Locandina dello spettacolo teatrale "Mafie, maschere e cornuti"]] || '''di e con Giulio Cavalli''' | |||
<big><big>'''MAFIE, MASCHERE E CORNUTI'''</big></big> | |||
'''Di e con''': Giulio Cavalli | |||
'''Regia''': Giulio Cavalli | |||
'''Fisarmonica''': Guido Baldoni | |||
'''Produzione''': Bottega dei Mestieri Teatrali | |||
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== Lo Spettacolo == | |||
Ripartendo dallo spettacolo Nomi, cognomi e infami (che ha girato l’Italia per ben dieci anni con oltre cinquecento repliche complessive) Giulio Cavalli smonta l’onorabilità mafiosa delle nuove leve, raccontandone i vizi privati e smontandone l’onore. Ci sono i mafiosi surgelati che ad Alcamo si incontrano nella cella frigorifera di un negozio di ortofrutta sperando di non essere ascoltati; i bambini di ’ndrangheta che scrivono lettere in cui sognano di “diventare boss come papà”; c’è il camorrista che si traveste da donna per coprire la propria latitanza; i fratelli Marchese (Cosa Nostra) che pensano di uccidere i genitori dell’amata di uno dei due per aggirare la norma che impedisce a un uomo d’onore di sposare una donna con genitori separati (ma non orfana); c’è il padrino che autorizza una storia di corna per “liberare” uno dei suoi picciotti; c’è il patetico giuramento mafioso con cui si viene “combinati” e molto altro. | |||
Ripercorrendo le operazioni antimafia degli ultimi anni, Mafie, maschere e cornuti racconta la tragica comicità di una mafia che svelata non può fare così paura. Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise. | |||
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Versione attuale delle 12:49, 28 mar 2018
Lo Spettacolo
Ripartendo dallo spettacolo Nomi, cognomi e infami (che ha girato l’Italia per ben dieci anni con oltre cinquecento repliche complessive) Giulio Cavalli smonta l’onorabilità mafiosa delle nuove leve, raccontandone i vizi privati e smontandone l’onore. Ci sono i mafiosi surgelati che ad Alcamo si incontrano nella cella frigorifera di un negozio di ortofrutta sperando di non essere ascoltati; i bambini di ’ndrangheta che scrivono lettere in cui sognano di “diventare boss come papà”; c’è il camorrista che si traveste da donna per coprire la propria latitanza; i fratelli Marchese (Cosa Nostra) che pensano di uccidere i genitori dell’amata di uno dei due per aggirare la norma che impedisce a un uomo d’onore di sposare una donna con genitori separati (ma non orfana); c’è il padrino che autorizza una storia di corna per “liberare” uno dei suoi picciotti; c’è il patetico giuramento mafioso con cui si viene “combinati” e molto altro. Ripercorrendo le operazioni antimafia degli ultimi anni, Mafie, maschere e cornuti racconta la tragica comicità di una mafia che svelata non può fare così paura. Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise.