Lea Garofalo: differenze tra le versioni
Jo (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
Jo (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 72: | Riga 72: | ||
Insomma esattamente nello stesso frangente in cui Lea Garofalo cessa ogni contatto con l'esterno, mentre si trova in compagnia di Carlo Cosco, lo stesso Carlo Cosco e Vito avviano una serie di affannosi contatti con i ben noti Venturino e Curcio, che porteranno ad un misterioso ed imprevisto appuntamento notturno con tale Crivaro, che dovrebbe ben sapere che cosa sono andati a fare i suoi amici, preferisce tacere e raccontare menzogne, facendosi tre mesi di carcere e rischiando di farli fare alla moglie. | Insomma esattamente nello stesso frangente in cui Lea Garofalo cessa ogni contatto con l'esterno, mentre si trova in compagnia di Carlo Cosco, lo stesso Carlo Cosco e Vito avviano una serie di affannosi contatti con i ben noti Venturino e Curcio, che porteranno ad un misterioso ed imprevisto appuntamento notturno con tale Crivaro, che dovrebbe ben sapere che cosa sono andati a fare i suoi amici, preferisce tacere e raccontare menzogne, facendosi tre mesi di carcere e rischiando di farli fare alla moglie. | ||
Ce n'è abbastanza per comprendere che quel che accadde è assolutamente anomalo ed è da ricondurre alla scomparsa di Lea Garofalo. | Ce n'è abbastanza per comprendere che quel che accadde è assolutamente anomalo ed è da ricondurre alla scomparsa di Lea Garofalo. | ||
'''Lea Garofalo''', collaboratrice di giustizia, secondo gli ultimi ritrovamenti di alcuni resti carbonizzati in un campo in Brianza non sarebbe stata sciolta in acido ma bensì carbonizzata e solo successivamente sciolta nell'acido. Ciò che perciò è emerso al processo di primo grado, concluso con la condanna all'ergastolo di sei imputati che il 30 marzo 2012 sono stati condannati in primo grado (Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo e padre di Denise Cosco, Giuseppe Cosco detto Smith, Vito Cosco detto Sergio, Rosario Curcio, Massimo Sabatino, fidanzato di Denise Cosco, e Carmine Venturino, non corrisponderebbe alla realtà. I resti carbonizzati sono stati ritrovati in un campo in Brianza e c'è la quasi certezza che appartengano a Lea Garofalo, identificata grazie ad una collanina. Il pubblico ministero di Milano Marcello Tatangelo conferma quanto scritto in un articolo apparso sul quotidiano La Stampa. | |||
«''All'identificazione si è arrivati grazie ad una collana della donna''» | |||
Il magistrato afferma di non poter fornire dettagli sulla persona che ha indicato il luogo dove erano seppellite le ossa (della collaboratrice di giustizia). | |||
In vista del processo di appello, la data del quale non è ancora stata fissata, non dovrebbe cambiare nulla a livello di impianto accusatorio e di responsabilità degli imputati. | |||
La prima Corte d’Assise del Tribunale di Milano, presieduta da Anna Introini, condannò infatti i tre fratelli Carlo, Giuseppe detto Smithe e Vito Cosco, Carmine Venturino, Massimo Sabatino e Rosario Curcio per avere, a vario titolo, sequestrato, seviziato, interrogato, ucciso con un colpo di pistola alla nuca Lea Garofalo. | |||
C’è attesa per l’esito dell’esame del dna del corpo ritrovato in Brianza, ma le forze dell’ordine ammettono che le probabilità che si tratti di Lea Garofalo sono “elevatissime”. | |||
La notizia arriva a ridosso del terzo anniversario della morte di Lea Garofalo che si celebra il 24 novembre. | |||
Versione delle 15:42, 3 dic 2012
voce a cura di Federica Beretta
Tra il 24 e il 25 novembre del 2009 scompare Lea Garofalo, originaria di Petilia Policastro in provincia di Crotone e compagna di Carlo Cosco.
Nel 2002 Lea Garofalo era diventata una collaboratrice di giustizia, ed era stata ammessa insieme alla figlia Denise, nel programma di protezione. Nel 2006, poiché l'apporto da lei fornito non era stato considerato significativo esce dal programma, per poi venir riammessa per sua esplicita richiesta nel dicembre del 2007.
Pochi mesi prima della sua scomparsa Lea Garofalo aveva rinunciato, per sua iniziativa, ad ogni tutela tornando a Petilia Policastro, per poi trasferirsi a Campobasso in una casa trovatale dall'ex compagno Carlo Cosco. Già nel maggio del 2009 l'uomo aveva cercato di farla rapire. Lea Garofalo si trovava con la figlia Denise Cosco. A causa di un guasto alla lavatrice decide di chiamare l'ex compagno Carlo Cosco, residente a Milano per metterlo al corrente della situazione e l'uomo, dal canto suo, le invia nell'abitazione Massimo Sabatino. Si tratta però non di un idraulico ma di un trentasettenne recatosi sul posto per rapire e uccidere Lea Garofalo.
Lea Garofalo conosceva, infatti, molti segreti della faida fra le famiglie Garofalo e Mirabelli di Petilia Policastro e si sarebbe dovuta recare nel mese di novembre del 2009, a Firenze per depositare la sua testimonianza in un processo. In quella occasione avrebbe potuto svelare situazioni nelle quali il suo ex compagno era direttamente coinvolto. A pochi giorni dalla scomparsa è il giudice per le indagini preliminari di Campobasso, Teresina Pepe, a dichiarare immediatamente i sospetti a carico di Cosco, disponendone insieme a Massimo Sabatino, l'ordine di custodia cautelare.
«È possibile affermare che Cosco avesse un interesse concreto sia a vendicarsi di quanto la Garofalo aveva già detto, sia ad evitare che potesse riferire altro».
Nel novembre del 2009 Carlo Cosco aveva attirato Lea Garofalo a Milano con la scusa di dover parlarle degli studi della figlia Denise. Alcune telecamere inquadrarono madre e figlia nelle ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero Monumentale: sono gli ultimi fotogrammi prima della scomparsa definitiva di Lea Garofalo.
Il piano per il rapimento era stato organizzato quattro giorni prima: il noleggio del furgone da un cinese in Paolo Sarpi, i cinquanta litri di acido, l'arma del delitto, il magazzino dove svolgere l'interrogatorio è l'appezzamento dove la donna è stata successivamente sciolta nell'acido.
Secondo l'accusa in queste circostanze Lea viene prelevata con la forza, condotta in un magazzino, interrogata e torturata per ore, quindi uccisa con un colpo di pistola e sciolta in cinquanta litri di acido.
La storia di Lea Garofalo è una storia straziante. La donna in una lettera mai spedita al Presidente della Repubblica, mostra di essere tragicamente consapevole del suo inevitabile destino:
«La cosa peggiore è che conosco già il destino che mi aspetta, dopo essere stata colpita negli interessi materiali e affettivi arriverà la morte! Inaspettata, indegna e inesorabile e soprattutto senza alcuna soddisfazione (...) Ho bisogno di aiuto. Qualcuno ci aiuti»[1]
Desta ancora più sgomento il sapere che
«oggi una donna, Lea Garofalo può essere rapita in pieno centro e sciolta nell'acido, senza che la città si scuota»[2]
Lea Garofalo è una vera e propria vittima della 'ndrangheta. A seguito della sua scelta di collaborare con la giustizia mette consapevolmente a repentaglio la propria vita. La sua è una fine orribile, viene rapita e sciolta nell'acido.
questi sono i fatti che accadono in seguito alla sua scomparsa. La sera del 25 novembre 2009 Carlo Cosco, accompagnato dalla figlia Denise, sporgeva denuncia in merito alla scomparsa della sua ex convivente, Lea Garofalo, della quale non si avevano più notizie dalla sera precedente.
Dalle informazioni raccolte dallo stesso e dalla figlia sia apprendeva che la donna, insieme a Denise, erano giunte a Milano il giorno 20, provenienti da Firenze, per passare alcuni giorni in città in compagnia di Carlo Cosco, apparentemente con la scusa di discutere dell'intenzione della figlia Denise di trasferirsi in questo capoluogo.
Lea Garofalo e la figlia Denise, che durante tale permanenza avevano alloggiato presso l'Hotel Losanna, avrebbero dovuto fare rientro in Calabria (dove vivevano presso la residenza della madre di Lea) la sera del 24 novembre con il treno delle 23.00 dalla stazione FS di Milano Centrale.
Quella sera Denise racconta di essere stata accompagnata dal padre, Carlo Cosco, presso l'abitazione del fratello di questi, Giuseppe detto Smith verso le 18.30 circa e di avere passato la serata in compagnia della zia e dei cugini fino alle ore 21 circa, allorquando il padre aveva fatto ritorno per accompagnarla, insieme alla madre presso la stazione ferroviaria.
La ragazza aggiungeva che la madre Lea, viceversa, non avendo voluto pubblicizzare ai parenti di Cosco la propria presenza a Milano, si era fatta lasciare da Cosco nei pressi dell'Arco della Pace, con l'intenzione di incontrarsi nuovamente con l'ex compagno non appena avesse accompagnato Denise dagli zii.
Una volta scesa in strada, Denise si recava con il padre presso il luogo prestabilito in cui si sarebbe dovuta trovare la madre, riscontrandone l'assenza.
Carlo Cosco e la figlia Denise iniziavano quindi la ricerca della donna contattandola telefonicamente e provando inutilmente a rintracciarla nei paraggi di via Montello, presso l'albergo Losanna e la stazione Centrale e recandosi, come detto la sera del 25 novembre 2009 a sporgere formale denuncia di scomparsa.
Gli eventi sopra rappresentati consentono già di addivenire ad una conclusione certa: Carlo Cosco è l'ultima persona che vede pubblicamente Lea Garofalo ed è la persona con la quale si trova Lea, fino alla sua scomparsa.
I fotogrammi delle videocamere comunali poste in zona Sempione mostrano chiaramente la Chrysler Voyager di Carlo Cosco prelevare Lea Garofalo alle 18.39 del 24 novembre.
Alle 19.03 il cellulare di Lea invia un sms alla sorella Marisa e quindi, a questo momento, il terminale è ancora attivo e nella disponibilità reale della donna.
Alle 20.41 Carlo Cosco chiama Curcio Rosario, avviando una sequenza di contatti che porteranno all'incontro con Crivaro e che, secondo l'ipotesi qui sostenuta sono strettamente collegati alla eliminazione della Garofalo.
Quindi, a quella ora, Lea Garofalo è già stata sequestrata e posta nelle condizioni di non rappresentare più un problema. Come si è già visto la sera stessa ha luogo la denuncia della scomparsa. Da quel momento partono le indagini, le quali evidenziano immediatamente una serie di comportamenti anomali da parte dell'entourage dei Cosco. Ulteriore circostanza di rilievo, da subito emersa, è che tutti gli uomini della famiglia Cosco e cioè Giuseppe e Vito non sono presenti in casa nel frangente temporale in cui viene collocata la scomparsa della Garofalo.
Entrambi faranno rientro presso la loro abitazione solo a partire dalle 21.00. Peraltro di nuovo entrambi, usciranno nuovamente dopo poco. I trascorsi di Lea Garofalo come collaboratrice di giustizia, nonché lo spessore criminale dell'ex convivente Carlo Cosco portavano gli inquirenti a controllare, mediante il monitoraggio telefonico di familiari ed amici dell'uomo, l'eventuale coinvolgimento, a qualsiasi titolo, di Carlo Cosco nella scomparsa della donna.
Vengono riscontrate anomalie in taluni spostamenti dei Cosco. Tali anomalie risiedevano nel fatto che, a dispetto di un fatto così grave quale la scomparsa di Lea Garofalo, seguita da un'affannosa ricerca in giro per la città, proseguita a detta di Carlo Cosco, per l'intera notte, i fratelli di Cosco e i suoi amici più fidati non solo non hanno partecipato alle ricerche, ma addirittura sono risultati impiegati in un'insolita ed ingiustificata attività in una zona di Milano, solitamente non frequentata.
Insomma esattamente nello stesso frangente in cui Lea Garofalo cessa ogni contatto con l'esterno, mentre si trova in compagnia di Carlo Cosco, lo stesso Carlo Cosco e Vito avviano una serie di affannosi contatti con i ben noti Venturino e Curcio, che porteranno ad un misterioso ed imprevisto appuntamento notturno con tale Crivaro, che dovrebbe ben sapere che cosa sono andati a fare i suoi amici, preferisce tacere e raccontare menzogne, facendosi tre mesi di carcere e rischiando di farli fare alla moglie.
Ce n'è abbastanza per comprendere che quel che accadde è assolutamente anomalo ed è da ricondurre alla scomparsa di Lea Garofalo.
Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, secondo gli ultimi ritrovamenti di alcuni resti carbonizzati in un campo in Brianza non sarebbe stata sciolta in acido ma bensì carbonizzata e solo successivamente sciolta nell'acido. Ciò che perciò è emerso al processo di primo grado, concluso con la condanna all'ergastolo di sei imputati che il 30 marzo 2012 sono stati condannati in primo grado (Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo e padre di Denise Cosco, Giuseppe Cosco detto Smith, Vito Cosco detto Sergio, Rosario Curcio, Massimo Sabatino, fidanzato di Denise Cosco, e Carmine Venturino, non corrisponderebbe alla realtà. I resti carbonizzati sono stati ritrovati in un campo in Brianza e c'è la quasi certezza che appartengano a Lea Garofalo, identificata grazie ad una collanina. Il pubblico ministero di Milano Marcello Tatangelo conferma quanto scritto in un articolo apparso sul quotidiano La Stampa.
«All'identificazione si è arrivati grazie ad una collana della donna»
Il magistrato afferma di non poter fornire dettagli sulla persona che ha indicato il luogo dove erano seppellite le ossa (della collaboratrice di giustizia).
In vista del processo di appello, la data del quale non è ancora stata fissata, non dovrebbe cambiare nulla a livello di impianto accusatorio e di responsabilità degli imputati.
La prima Corte d’Assise del Tribunale di Milano, presieduta da Anna Introini, condannò infatti i tre fratelli Carlo, Giuseppe detto Smithe e Vito Cosco, Carmine Venturino, Massimo Sabatino e Rosario Curcio per avere, a vario titolo, sequestrato, seviziato, interrogato, ucciso con un colpo di pistola alla nuca Lea Garofalo.
C’è attesa per l’esito dell’esame del dna del corpo ritrovato in Brianza, ma le forze dell’ordine ammettono che le probabilità che si tratti di Lea Garofalo sono “elevatissime”.
La notizia arriva a ridosso del terzo anniversario della morte di Lea Garofalo che si celebra il 24 novembre.
Note