Lea Garofalo: differenze tra le versioni
Jo (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
Jo (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 42: | Riga 42: | ||
Dalle informazioni raccolte dallo stesso e dalla figlia sia apprendeva che la donna, insieme a Denise, erano giunte a Milano il giorno 20, provenienti da Firenze, per passare alcuni giorni in città in compagnia di '''Carlo Cosco''', apparentemente con la scusa di discutere dell'intenzione della figlia Denise di trasferirsi in questo capoluogo. | Dalle informazioni raccolte dallo stesso e dalla figlia sia apprendeva che la donna, insieme a Denise, erano giunte a Milano il giorno 20, provenienti da Firenze, per passare alcuni giorni in città in compagnia di '''Carlo Cosco''', apparentemente con la scusa di discutere dell'intenzione della figlia Denise di trasferirsi in questo capoluogo. | ||
Lea Garofalo e la figlia Denise, che durante tale permanenza avevano alloggiato presso l'Hotel Losanna, avrebbero dovuto fare rientro in Calabria (dove vivevano presso lA | |||
Versione delle 13:46, 30 nov 2012
voce a cura di Federica Beretta
Tra il 24 e il 25 novembre del 2009 scompare Lea Garofalo, originaria di Petilia Policastro in provincia di Crotone e compagna di Carlo Cosco.
Nel 2002 Lea Garofalo era diventata una collaboratrice di giustizia, ed era stata ammessa insieme alla figlia Denise, nel programma di protezione. Nel 2006, poiché l'apporto da lei fornito non era stato considerato significativo esce dal programma, per poi venir riammessa per sua esplicita richiesta nel dicembre del 2007.
Pochi mesi prima della sua scomparsa Lea Garofalo aveva rinunciato, per sua iniziativa, ad ogni tutela tornando a Petilia Policastro, per poi trasferirsi a Campobasso in una casa trovatale dall'ex compagno Carlo Cosco. Già nel maggio del 2009 l'uomo aveva cercato di farla rapire. Lea Garofalo si trovava con la figlia Denise Cosco. A causa di un guasto alla lavatrice decide di chiamare l'ex compagno Carlo Cosco, residente a Milano per metterlo al corrente della situazione e l'uomo, dal canto suo, le invia nell'abitazione Massimo Sabatino. Si tratta però non di un idraulico ma di un trentasettenne recatosi sul posto per rapire e uccidere Lea Garofalo.
Lea Garofalo conosceva, infatti, molti segreti della faida fra le famiglie Garofalo e Mirabelli di Petilia Policastro e si sarebbe dovuta recare nel mese di novembre del 2009, a Firenze per depositare la sua testimonianza in un processo. In quella occasione avrebbe potuto svelare situazioni nelle quali il suo ex compagno era direttamente coinvolto. A pochi giorni dalla scomparsa è il giudice per le indagini preliminari di Campobasso, Teresina Pepe, a dichiarare immediatamente i sospetti a carico di Cosco, disponendone insieme a Massimo Sabatino, l'ordine di custodia cautelare.
«È possibile affermare che Cosco avesse un interesse concreto sia a vendicarsi di quanto la Garofalo aveva già detto, sia ad evitare che potesse riferire altro».
Nel novembre del 2009 Carlo Cosco aveva attirato Lea Garofalo a Milano con la scusa di dover parlarle degli studi della figlia Denise. Alcune telecamere inquadrarono madre e figlia nelle ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero Monumentale: sono gli ultimi fotogrammi prima della scomparsa definitiva di Lea Garofalo.
Il piano per il rapimento era stato organizzato quattro giorni prima: il noleggio del furgone da un cinese in Paolo Sarpi, i cinquanta litri di acido, l'arma del delitto, il magazzino dove svolgere l'interrogatorio è l'appezzamento dove la donna è stata successivamente sciolta nell'acido.
Secondo l'accusa in queste circostanze Lea viene prelevata con la forza, condotta in un magazzino, interrogata e torturata per ore, quindi uccisa con un colpo di pistola e sciolta in cinquanta litri di acido.
La storia di Lea Garofalo è una storia straziante. La donna in una lettera mai spedita al Presidente della Repubblica, mostra di essere tragicamente consapevole del suo inevitabile destino:
«La cosa peggiore è che conosco già il destino che mi aspetta, dopo essere stata colpita negli interessi materiali e affettivi arriverà la morte! Inaspettata, indegna e inesorabile e soprattutto senza alcuna soddisfazione (...) Ho bisogno di aiuto. Qualcuno ci aiuti»[1]
Desta ancora più sgomento il sapere che
«oggi una donna, Lea Garofalo può essere rapita in pieno centro e sciolta nell'acido, senza che la città si scuota»[2]
Lea Garofalo è una vera e propria vittima della 'ndrangheta. A seguito della sua scelta di collaborare con la giustizia mette consapevolmente a repentaglio la propria vita. La sua è una fine orribile, viene rapita e sciolta nell'acido.
questi sono i fatti che accadono in seguito alla sua scomparsa. La sera del 25 novembre 2009 Carlo Cosco, accompagnato dalla figlia Denise, sporgeva denuncia in merito alla scomparsa della sua ex convivente, Lea Garofalo, della quale non si avevano più notizie dalla sera precedente.
Dalle informazioni raccolte dallo stesso e dalla figlia sia apprendeva che la donna, insieme a Denise, erano giunte a Milano il giorno 20, provenienti da Firenze, per passare alcuni giorni in città in compagnia di Carlo Cosco, apparentemente con la scusa di discutere dell'intenzione della figlia Denise di trasferirsi in questo capoluogo.
Lea Garofalo e la figlia Denise, che durante tale permanenza avevano alloggiato presso l'Hotel Losanna, avrebbero dovuto fare rientro in Calabria (dove vivevano presso lA
Note