Saveria Antiochia: differenze tra le versioni

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'''Saveria Antiochia''' (Torino, [[15 luglio]] [[1921]] - Roma, [[12 marzo]] [[2001]]) è stata un'attivista antimafia italiana, madre di [[Roberto Antiochia]], ucciso da [[Cosa Nostra]] nella [[Strage di via Croce Rossa]].
'''Saveria Antiochia''' (Roma, N.D. - Roma, [[12 marzo]] [[2001]]) è stata un'attivista antimafia italiana, madre di [[Roberto Antiochia]], ucciso da [[Cosa Nostra]] nella [[Strage di via Croce Rossa]].
[[File:Saveria-antiochia.jpg|alt=Saveria Antiochia|miniatura|300x300px|Saveria Antiochia]]


== Biografia ==
== Biografia ==
Sposata con Marcello Antiochia, aveva avuto da lui tre figli: Alessandro, Corrado e Roberto. Suo marito, romano ma allevato a Genova da zii senza figli, era impiegato alla Banca d'Italia ed era stato fatto prigioniero in Germania, detenzione che aveva segnato negativamente la sua salute. A 49 anni, infatti, era morto di cardiopatia, dopo aver passato gli ultimi tre della sua vita andando e tornando dall'ospedale.
Sposata con '''Marcello Antiochia''', aveva avuto da lui tre figli: Alessandro, Corrado e Roberto. Suo marito, romano ma allevato a Genova da zii senza figli, era impiegato alla Banca d'Italia ed era stato fatto prigioniero in Germania, detenzione che aveva segnato negativamente la sua salute. A 49 anni, infatti, era morto di cardiopatia, dopo aver passato gli ultimi tre della sua vita andando e tornando dall'ospedale.


Sola e con tre figli da crescere, aveva «preso il timone della barca», come era solita spiegare ai suoi interlocutori<ref>Nando dalla Chiesa, Le ribelli, p. 75</ref>, sbarcando il lunario grazie alla pensione di bancario del marito, alle lezioni di storia dell'arte che dava in un istituto privato serale e poi allestendo uno studio casalingo di "moda porta a porta", in cui metteva a frutto le abilità acquisite prima in famiglia (il padre era stato tra i primi illustratori di cartoni animati), poi in Accademia.  
Sola e con tre figli da crescere, aveva «preso il timone della barca», come era solita spiegare ai suoi interlocutori<ref>Nando dalla Chiesa, Le ribelli, p. 75</ref>, sbarcando il lunario grazie alla pensione di bancario del marito, alle lezioni di storia dell'arte che dava in un istituto privato serale e poi allestendo uno studio casalingo di "moda porta a porta", in cui metteva a frutto le abilità acquisite prima in famiglia (il padre era stato tra i primi illustratori di cartoni animati), poi in Accademia.  
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=== La morte di Roberto ===
=== La morte di Roberto ===
[[File:Roberto antiochia.jpg|alt=Roberto Antiochia|miniatura|300x300px|Roberto Antiochia]]
Quando il [[6 agosto]] [[1985]] suo figlio perse la vita insieme a [[Ninni Cassarà]], seppe la notizia dalle sue cognate, che avevano avuto la notizia dalla televisione. Le due tuttavia non ebbero il coraggio di dirle della morte del figlio e parlarono genericamente del suo coinvolgimento in un conflitto a fuoco.
Quando il [[6 agosto]] [[1985]] suo figlio perse la vita insieme a [[Ninni Cassarà]], seppe la notizia dalle sue cognate, che avevano avuto la notizia dalla televisione. Le due tuttavia non ebbero il coraggio di dirle della morte del figlio e parlarono genericamente del suo coinvolgimento in un conflitto a fuoco.


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Nonostante i consigli a non presentarsi dato il clima infuocato, l'allora ministro degli Interni Oscar Luigi Scalfaro andò a Palermo e contro di lui si scatenò la rabbia della folla e degli stessi agenti di polizia, che lo circondarono davanti alla Chiesa e lo pressarono come a colpirlo fisicamente, e qualcuno ci riuscì anche; fu solo grazie all'intervento dei Carabinieri, se si evitò il linciaggio. Nonostante fosse un uomo mai compromesso coi poteri criminali, quel giorno Scalfaro fu il capro espiatorio su cui riversare la rabbia per l'inerzia di Roma.  
Nonostante i consigli a non presentarsi dato il clima infuocato, l'allora ministro degli Interni Oscar Luigi Scalfaro andò a Palermo e contro di lui si scatenò la rabbia della folla e degli stessi agenti di polizia, che lo circondarono davanti alla Chiesa e lo pressarono come a colpirlo fisicamente, e qualcuno ci riuscì anche; fu solo grazie all'intervento dei Carabinieri, se si evitò il linciaggio. Nonostante fosse un uomo mai compromesso coi poteri criminali, quel giorno Scalfaro fu il capro espiatorio su cui riversare la rabbia per l'inerzia di Roma.  


=== La lettera a Repubblica ===
=== La lettera a Repubblica del 22 agosto 1985 ===
Il [[22 agosto]] [[1985]] Saveria scrisse una dura lettera indirizzata al ministro dell'interno, [[Oscar Luigi Scalfaro]], pubblicata sul quotidiano ''La Repubblica''. Ecco il testo:
Il [[22 agosto]] [[1985]] Saveria scrisse una dura lettera indirizzata al ministro dell'interno, [[Oscar Luigi Scalfaro]], pubblicata sul quotidiano ''La Repubblica''. Ecco il testo:<blockquote>«SIGNOR ministro degli Interni, ho letto e riletto le sue parole e i suoi giudizi su quanto accade a Palermo e le scrivo per dirle che '''il mio dolore di madre è diventato anche rabbia''', la stessa rabbia dei poliziotti di quella città.  
 
«SIGNOR ministro degli Interni, ho letto e riletto le sue parole e i suoi giudizi su quanto accade a Palermo e le scrivo per dirle che '''il mio dolore di madre è diventato anche rabbia''', la stessa rabbia dei poliziotti di quella città.  


Ho visto anch'io cose penose a Palermo e, in particolare, escludendo l'accorata sincera umanità del presidente Cossiga, mi è pesata '''la presenza dei soliti coccodrilli di Stato''' all'ennesima funzione in morte di un poliziotto. Parlo del funerale di mio figlio Roberto. Aveva 23 anni, la sua breve stagione si è conclusa con una raffica di mitra.  
Ho visto anch'io cose penose a Palermo e, in particolare, escludendo l'accorata sincera umanità del presidente Cossiga, mi è pesata '''la presenza dei soliti coccodrilli di Stato''' all'ennesima funzione in morte di un poliziotto. Parlo del funerale di mio figlio Roberto. Aveva 23 anni, la sua breve stagione si è conclusa con una raffica di mitra.  
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Che tragedia, signor ministro, e quanto grande e terribile è la sua responsabilità. Ho vissuto vicino a mio figlio in questi anni, ho soggiornato spesso a Palermo, ho conosciuto funzionari e colleghi. Ho visto che non avevano le macchine chieste da più di un anno, ho visto le alfette da inseguimento della Squadra mobile rattoppate, malridotte e riconoscibili anche dai bambini. Ho visto gli agenti usare le macchine personali o farsele prestare dagli amici.  
Che tragedia, signor ministro, e quanto grande e terribile è la sua responsabilità. Ho vissuto vicino a mio figlio in questi anni, ho soggiornato spesso a Palermo, ho conosciuto funzionari e colleghi. Ho visto che non avevano le macchine chieste da più di un anno, ho visto le alfette da inseguimento della Squadra mobile rattoppate, malridotte e riconoscibili anche dai bambini. Ho visto gli agenti usare le macchine personali o farsele prestare dagli amici.  


Ho visto disputarsi l'intera Squadra l'unico binocolo a disposizione. Ho visto i funzionari pagare gli informatori di tasca loro. Sono solo esempi, piccoli esempi di una grande sordità. Se lei fosse stato meno preoccupato per la sua incolumità, il 7 agosto, al Duomo di Palermo, avrebbe sentito in mezzo alle proteste degli agenti le nostre voci disperate. Quella di Assia, la fidanzata di Montana, la mia, quella di Cristina, la fidanzata di mio figlio, quella di Alessandro, ma soprattutto quella di Roberto dalla sua bara. E ora vada pure a dormire tranquillo, signor ministro, recitando le sue preghiere. Io non ci riesco più, '''me lo impedisce il mio dolore e una rabbia che non è solo mia'''».
Ho visto disputarsi l'intera Squadra l'unico binocolo a disposizione. Ho visto i funzionari pagare gli informatori di tasca loro. Sono solo esempi, piccoli esempi di una grande sordità. Se lei fosse stato meno preoccupato per la sua incolumità, il 7 agosto, al Duomo di Palermo, avrebbe sentito in mezzo alle proteste degli agenti le nostre voci disperate. Quella di Assia, la fidanzata di Montana, la mia, quella di Cristina, la fidanzata di mio figlio, quella di Alessandro, ma soprattutto quella di Roberto dalla sua bara. E ora vada pure a dormire tranquillo, signor ministro, recitando le sue preghiere. Io non ci riesco più, '''me lo impedisce il mio dolore e una rabbia che non è solo mia'''».</blockquote>


=== Le reazioni alla lettera ===
==== Le reazioni alla lettera ====
Come ricorda [[Nando dalla Chiesa]], «''mai una madre aveva scritto parole così dure, documentate e inesorabili a un uomo di governo''»<ref>Ivi, p. 73</ref> e la prima reazione, stizzita e perfino incredula, della maggioranza degli ambienti governativi e politici della maggioranza che sosteneva il Governo Craxi fu "''ma chi gliel'ha scritta quella lettera?''", nella convinzione che non potesse essere farina del suo sacco.  
Come ricorda [[Nando dalla Chiesa]], «''mai una madre aveva scritto parole così dure, documentate e inesorabili a un uomo di governo''»<ref>Ivi, p. 73</ref> e la prima reazione, stizzita e perfino incredula, della maggioranza degli ambienti governativi e politici della maggioranza che sosteneva il Governo Craxi fu "''ma chi gliel'ha scritta quella lettera?''", nella convinzione che non potesse essere farina del suo sacco.  


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Da quel giorno Saveria iniziò a girare le scuole di tutta Italia, parlando di suo figlio Roberto. Una volta, in un'intervista, confessò:  ''«Da allora Roberto è sempre con me. Ci parliamo, facciamo le cose insieme''»<ref>Ivi, p. 77</ref>.
Da quel giorno Saveria iniziò a girare le scuole di tutta Italia, parlando di suo figlio Roberto. Una volta, in un'intervista, confessò:  ''«Da allora Roberto è sempre con me. Ci parliamo, facciamo le cose insieme''»<ref>Ivi, p. 77</ref>.


Quando seppe, nel dicembre 1985, che a Milano stava nascendo il Circolo di [[Società Civile]], per volere di [[Nando dalla Chiesa]], chiese di farne parte e fu accettata tra i soci fondatori, benché l'accesso fosse riservato solo ai cittadini milanesi.
Quando seppe, nel dicembre 1985, che a Milano stava nascendo il Circolo [[Società Civile]], per volere di [[Nando dalla Chiesa]], chiese di farne parte e fu accettata tra i soci fondatori, benché l'accesso fosse riservato solo ai cittadini milanesi.


A Palermo, diede il suo contributo al Coordinamento Antimafia e alla "primavera" del capoluogo siciliano, dove fu eletta come indipendente in Consiglio Comunale. Ai processi contro gli assassini di suo figlio fu sempre presente, anche a costo di viaggi faticosi e costosi. Quando testimoniò, guardando negli occhi esecutori e mandanti della strage, le sue parole furono secche, decise.
A Palermo, diede il suo contributo al Coordinamento Antimafia e alla "primavera" del capoluogo siciliano, dove fu eletta come indipendente in Consiglio Comunale. Ai processi contro gli assassini di suo figlio fu sempre presente, anche a costo di viaggi faticosi e costosi. Quando testimoniò, guardando negli occhi esecutori e mandanti della strage, le sue parole furono secche, decise.


Nel [[1995]] fu tra le fondatrici di [[Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie|Libera]]. A lei si deve principalmente la volontà di ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie, leggendo i loro nomi, per ridare dignità anche a quei "ragazzi della scorta", anonimamente indicati nelle stragi di mafia degli anni '80 e '90.   
Dal [[1993]] frequentò '''Sariano''', un paesino del Polesine diventato quasi un’università popolare dell’antimafia per la caratura e la passione dei partecipanti ai dibattiti: magistrati, giornalisti, politici, semplici cittadini provenienti da tutta Italia.
 
Nel [[1995]] fu tra le fondatrici di [[Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie|Libera]]. '''A lei si deve principalmente la volontà di ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie''', leggendo i loro nomi, per ridare dignità anche a quei "ragazzi della scorta", anonimamente indicati nelle stragi di mafia degli anni '80 e '90.   


=== La malattia e i funerali ===
=== La malattia e i funerali ===
Negli ultimi anni della sua vita Saveria si ammalò di cancro. Ricoverata in una clinica romana, si spense a 79 anni il [[12 marzo]] [[2001]], nello stesso giorno in cui a [[Totò Riina]] era stato revocato il carcere duro e ai magistrati palermitani tolte le scorte. Due giorni dopo, ai suoi funerali, tenutisi nella Chiesa di Sant'Ippolito in viale delle Province 45, a Roma, l'omelia fu tenuta da don [[Luigi Ciotti]], presidente di Libera.
Negli ultimi anni della sua vita Saveria si ammalò di cancro. Ricoverata in una clinica romana, si spense a 79 anni il [[12 marzo]] [[2001]], nello stesso giorno in cui a [[Totò Riina]] era stato revocato il carcere duro e ai magistrati palermitani tolte le scorte. Due giorni dopo, ai suoi funerali, tenutisi nella Chiesa di Sant'Ippolito in viale delle Province 45, a Roma, l'omelia fu tenuta da don [[Luigi Ciotti]], presidente di Libera.


== L'eredità di Saveria Antiochia ==
'''Tanto deve il movimento antimafia a Saveria Antiochia''', anche se oggi il suo impegno viene spesso dimenticato, o ridimensionato. Oggi la sua memoria è tenuta in vita principalmente dall''''[http://www.centrostudisao.org/ Associazione Saveria Antiochia Osservatorio Antimafia]''', fondata dalla sua amica e compagna di mille battaglie '''Jole Garuti''', che le ha dedicato anche un libro nel 2017.


== Note ==
== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* Dalla Chiesa, Nando (2006). ''Le Ribelli'', Milano, Melampo editore.
* Dalla Chiesa, Nando (2006). ''Le Ribelli'', Milano, Melampo editore.
 
*Garuti, Jole (2017). ''In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia'', Milano, Melampo editore.


[[Categoria:Familiari delle Vittime]] [[Categoria:Morti il 12 marzo]] [[Categoria:Morti nel 2001]]
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