Il Gattopardo (film)

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Locandina del film "Il Gattopardo"
Luchino Visconti

IL GATTOPARDO

Anno: 1963

Durata: 187 min

Colore: colore

Audio: sonoro

Genere: drammatico

Regia: Luchino Visconti

Soggetto: Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Sceneggiatura: Suso Cecchi d'Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa, Luchino Visconti

Produttore: Goffredo Lombardo

Produttore Esecutivo: Pietro Notarianni

Distribuzione (Italia): Titanus

Fotografia: Giuseppe Rotunno

Montaggio: Mario Serandrei

Musiche: Nino Rota

Scenografia: Mario Garbuglia

Costumi: Piero Tosi

Trama

Tratto dal romanzo postumo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il film è ambientato nel maggio 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia a Marsala. Don Fabrizio assiste con distacco e con malinconia alla fine dell'aristocrazia. La classe dei nobili capisce che ormai è prossima la fine della loro superiorità: infatti approfittano della nuova situazione politica gli amministratori e i latifondisti della nuova classe sociale in ascesa. Don Fabrizio, appartenente a una famiglia di antica nobiltà, viene rassicurato dal nipote prediletto Tancredi che, pur combattendo nelle file garibaldine, cerca di far volgere gli eventi a proprio vantaggio e cita la famosa frase "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Specchio della realtà siciliana, questa frase simboleggia la capacità di adattamento che i siciliani, sottoposti nel corso della storia all'amministrazione di molti governanti stranieri, hanno dovuto giocoforza sviluppare. E anche la risposta di Don Fabrizio è emblematica: "... e dopo sarà diverso, ma peggiore." Quando, come tutti gli anni, il principe con tutta la famiglia si reca nella residenza estiva di Donnafugata, trova come nuovo sindaco del paese Calogero Sedara, un borghese di umili origini, rozzo e poco istruito, che si è arricchito e ha fatto carriera in campo politico. Tancredi, che in precedenza aveva manifestato qualche simpatia per Concetta, la figlia maggiore del principe, s'innamora di Angelica, figlia di don Calogero, che infine sposerà, sicuramente attratto dalla sua bellezza, ma anche dal suo notevole patrimonio. Episodio significativo è l'arrivo a Donnafugata di un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, che offre a Don Fabrizio la nomina a senatore del nuovo Regno d'Italia. Il principe però rifiuta, sentendosi troppo legato al vecchio mondo siciliano, citando come risposta al cavaliere la frase: "In Sicilia non importa far male o bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di 'fare'". Il connubio tra la nuova borghesia e la declinante aristocrazia è un cambiamento ormai inconfutabile: Don Fabrizio ne avrà la conferma durante un grandioso ballo al termine del quale inizierà a meditare sul significato dei nuovi eventi e a fare un sofferto bilancio della sua vita.

Premi

  • Festival di Cannes 1963: Palma d'oro a Luchino Visconti
  • David di Donatello 1963: Miglior produttore a Goffredo Lombardo
  • Premio Feltrinelli 1963: Premio per le arti - Regia cinematografica
  • National Board of Review Awards 1963: Miglior film straniero
  • Nastri d'argento 1964
    • Migliore fotografia a colori a Giuseppe Rotunno
    • Migliore scenografia a Mario Garbuglia
    • Migliori costumi a Piero Tosi

Nomination

  • Golden Globe 1964: Nomination Miglior attore debuttante ad Alain Delon
  • Premi Oscar 1964: Nomination Migliori costumi a Piero Tosi
  • Nastri d'argento 1964
    • Nomination Regista del miglior film a Luchino Visconti
    • Nomination Migliore sceneggiatura a Suso Cecchi D'Amico, Luchino Visconti, Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile ed Enrico Medioli
    • Nomination Migliore attrice non protagonista a Rina Morelli
    • Nomination Migliore attore non protagonista a Romolo Valli