Angelo La Barbera
Angelo La Barbera (Palermo, 3 luglio 1924 – Perugia, 28 ottobre 1975) è stato un boss di Cosa Nostra, capo della Famiglia di Palermo Centro.
Biografia
Angelo La Barbera nacque nel quartiere di Partanna-Mondello, in una famiglia palermitana di umili origini. Già da giovanissimo, insieme al fratello maggiore Salvatore, venne più volte incriminato per furto e omicidio, finché le sue gesta criminali non gli valsero l'affiliazione alla Famiglia di Palermo Centro.
I due fratelli La Barbera si distinsero subito per la propria ambizione criminale, imponendosi sugli avversari con una serie di azioni violente, astute e spregiudicate, tanto che da semplici picciotti nel 1953 si ritrovarono capi-mafia nemmeno cinque anni dopo[1].
Capo famiglia di Palermo Centro
Nel 1953 i fratelli La Barbera iniziarono la loro scalata al potere uccidendo il mafioso Eugenio Ricciardi, finendo per acquisirne la ditta di autotrasporti ed ereditando il rapporto d'affari con il costruttore Salvatore Moncada, il quale trasse vantaggio dal rapporto privilegiato che i La Barbera avevano con l'allora sindaco Salvo Lima[2] per ottenere numerose concessioni edilizie nell'ambito di quello che passò alla storia come il Sacco di Palermo.
Nel 1955 Angelo La Barbera venne promosso capo della sua Famiglia e contestualmente venne diffidato dalla questura di Palermo, in quanto sospettato di numerosi omicidi e casi di "lupare bianche" ai danni dei propri rivali all'interno della famiglia.
Insieme a suo fratello partecipò al Summit del Grand Hotel et des Palmes di Palermo, tra il 12 e il 16 ottobre 1957, occasione di riappacificazione tra Cosa Nostra siciliana e americana alla fine della quale venne stabilito l'ingresso dei siciliani nel traffico di stupefacenti e la creazione di una Commissione sul modello di quella americana, al fine di risolvere gli eventuali contrasti interni. In seguito alla creazione della Commissione, Salvatore La Barbera divenne capo del mandamento di Porta Nuova, che riuniva le famiglie di Palermo Centro, della Kalsa, di Porta Nuova e di Borgo Vecchio.
Nel 1960 La Barbera fece un viaggio in Canada e in Messico proprio in funzione dell'organizzazione del traffico di stupefacenti, fermandosi poi a Milano dal boss Joe Adonis, uomo di collegamento tra siciliani e americani.
La Prima Guerra di Mafia
- Per approfondire vedi anche Prima Guerra di Mafia
Tra i motivi di contrasto in seno alla Commissione tra i La Barbera e le altre famiglie vi era la richiesta di rispettare un'antica regola dell'organizzazione che prevedeva l'incompatibilità tra la carica di capo-famiglia e quella di capo-mandamento: la richiesta aveva l'obiettivo di portare alla destituzione di alcuni capi-mafia invisi ai due, in particolare Antonino Matranga (capo-famiglia di Resuttana), Mariano Troia (capo famiglia di San Lorenzo), Calcedonio Di Pisa (capo famiglia della Noce), Salvatore Manno (capo famiglia di Boccadifalco) e Michele Cavataio (capo famiglia dell'Acquasanta).
Il contrasto sembrava in via di risoluzione (ad esempio, Cesare Manzella aveva deciso di cedere la carica di capo-famiglia di Cinisi a Gaetano Badalamenti), finché l'omicidio di Di Pisa scatenò la Prima Guerra di Mafia. Benché il mandante fosse Cavataio, la colpa venne fatta ricadere sui La Barbera e la Commissione si decise per la loro eliminazione. Salvatore fu vittime di lupara bianca, mentre Angelo sfuggì per un soffio ad un attentato in Viale Regina Giovanna a Milano il 24 maggio 1963, in cui rimase ferito (e alla fine venne arrestato in ospedale). Il culmine della guerra si ebbe con la Strage di Ciaculli, che portò lo Stato a prendere consapevolezza del problema criminale costituito da Cosa nostra.
La condanna al processo di Catanzaro e la morte
Nel dicembre 1968 La Barbera venne condannato a ventidue anni di carcere nel processo di Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia. In attesa del ricorso, fu inviato al confino nel Nord Italia e, successivamente, a Linosa. Quando venne tradotto nel carcere di Perugia nel 1975, tre mafiosi lo pugnalarono a morte nel cortile della prigione.
Bibliografia
- Archivio Storico de "La Repubblica"
- John Dickie, "Cosa Nostra - Storia della Mafia Siciliana", Roma-Bari, Editore Laterza, 2005
- Mario Portanova, Giampiero Rossi, Franco Stefanoni, Mafia a Milano - Sessant'anni di affari e delitti, Milano, Melampo Editore, 2011