Mafia in Veneto
STRUTTURA DELLA VOCE
1. Mafia nel Veneto
2. Situazione attuale
3. Vicenza e Verona
4. Operazione Breakfast
5. La Mafia del Brenta
6. Bibliografia
Mafia nel Veneto
La regione Veneto iniziò a registrare la presenza delle organizzazioni mafiose con l’invio di questi al confino in questa regione. Il pentito Galatolo, negli anni ’90, ammise di comandare Cosa Nostra quando si trovò stabilmente a Venezia mentre i fratelli Graviano fecero la propria latitanza in questa Regione, investendo in attività ricettive ad Abano Terme (PD). [1] Attualmente l’organizzazione criminale egemone è la ‘ndrangheta.
Situazione attuale
Per quanto riguarda Cosa Nostra, nel Veneto si sarebbero registrate presenze di soggetti che tenderebbero a radicarsi economicamente sul territorio con una presenza stabile, ma non tale da assumere le connotazioni tipiche della regione di provenienza. Lo scopo principale di tali sodalizi va, infatti, individuato nel riciclaggio e nel reinvestimento di capitali illeciti, anche attraverso l’acquisizione di attività commerciali ed imprenditoriali, sfruttando, se del caso, l’opera di gruppi delinquenziali locali. A ciò si aggiunga la forte disponibilità di liquidità, che spinge l’organizzazione a sostituirsi al sistema del credito legale e a praticare l’usura. [2]
Per quanto riguarda la ‘ndrangheta, in specie catanzarese e reggina, si sono registrate qualificate presenze di soggetti ‘ndranghetisti su Padova, nell’ovest veronese e nel basso vicentino, riconducibili ad aggregati criminali di Cutro, Delianova, Filadelfia ed Africo Nuovo. Queste manifestazioni sarebbero diventate palesi con riferimento, oltre che al traffico di stupefacenti, anche alla ristorazione, al turismo e all’edilizia. Dato emerso, con riferimento a quest’ultimo settore, nel corso di un’operazione conclusa nel mese di aprile 2016 dalla Guardia di Finanza, con l’arresto, per bancarotta fraudolenta, di tre imprenditori attivi nella fabbricazione di infissi metallici in provincia di Treviso. Uno dei citati imprenditori, originario della provincia di Parma, sarebbe risultato in contatto con esponenti della cosca GRANDE ARACRI. Sempre ad aprile 2016, il Centro Operativo D.I.A. di Padova ha concluso l’operazione Amaranto 2, con l’arresto di alcuni soggetti facenti parte di un’associazione criminale di matrice ‘ndranghetista insediatasi in Veneto diretta da soggetti collegati alla cosca GIGLIO ed attiva prevalentemente nel traffico di sostanze stupefacenti. [3]
Per quanto riguarda la Camorra, nella Regione è segnalata la presenza del clan dei CASALESI e del capoluogo campano.
La loro presenza è stata giudiziariamente affermata dalla Corte di Cassazione nel 2015, con le condanne definitive, conseguenti all’operazione “Serpe”, di soggetti legati a quel sodalizio. L’indagine, [4] sviluppata dalla DIA sotto il coordinamento dalla DDA di Venezia, ha fatto luce sull’esistenza di un’associazione di tipo mafioso dedita ai reati di estorsione, usura e sequestro di persona. La stessa articolazione della DIA, il 25 gennaio 2018, ha localizzato in Messico, a Tijuana, dove viveva da anni con la famiglia e gestiva un’attività commerciale di ristorazione, un pregiudicato, latitante dal maggio 2007, ricercato per l’esecuzione di una condanna comminatagli dal Tribunale di Verona. Le accuse a suo carico riguardavano i reati di estorsione ed usura, commessi nelle province di Verona e Brescia, tra il 2005 e il 2009, nei confronti di numerosi commercianti del settore dell’abbigliamento, per conto del cartello napoletano noto come “Alleanza di Secondigliano” Errore nelle note: </ref>
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Tali presenze, inoltre, sarebbero state concentrate soprattutto sul litorale veneziano, nell’area compresa tra San Donà di Piave e Jesolo. Appare rilevante l’arresto, avvenuto a Chioggia (VE) nel mese di marzo 2016, del capo del gruppo napoletano CIMMINO. [5]
Vicenza e Verona
Per quanto riguarda la provincia di Vicenza, è significativa l’operazione “Breakfast” conclusa nel mese di aprile 2017 dalla D.I.A. reggina e dalla Guardia di Finanza, tra le province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vicenza, con l’esecuzione di quattro misure cautelari.
A Thiene (VI), il 25 agosto 2017 [6] è stata arrestata una donna originaria di Acerra (NA), risultata implicata in un traffico internazionale di stupefacenti dall’Ecuador, che aveva trasferito la propria residenza in Veneto, dove lavorava come badante. [7]
Per quanto riguarda la provincia di Verona, è significativa l’operazione “Valpolicella” [8], conclusa dalla D.I.A. di Padova nel mese di febbraio 2017. Nel corso dell’attività investigativa [9] sono stati individuati 36 soggetti, di cui tre arrestati, indagati per i reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, rapina, usura e frode fiscale. L’indagine ha riguardato alcune imprese edili del veronese che operavano un vasto giro di false fatturazioni, anche nella prospettiva di recuperare indebitamente l’IVA. Le stesse aziende venivano sottoposte a forzosi passaggi di proprietà, “svuotate” del patrimonio residuo e quindi definitivamente chiuse. Tra gli indagati sono emersi vari soggetti operanti nel settore edile e collegati alla ‘ndrangheta, di cui uno, in particolare, contiguo alle cosche crotonesi GRANDE ARACRI e DRAGONE. [10]
Operazione Breakfast
L’ Operazione Breakfast [11], è un’inchiesta coordinata dalla D.I.A. reggina e dalla Guardia di Finanza, tra le province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vicenza contro la ‘ndrangheta. L’operazione, conclusa nell’aprile 2017, ha portato l’esecuzione di quattro misure cautelari nei confronti di un dipendente regionale e di 3 imprenditori, indagati per concorso in truffa ai danni dello Stato. L’attività ha portato anche al sequestro di oltre 250 mila euro nei confronti di una società di Vicenza, operante nell’attività antincendio mediante l’impiego di elicotteri. Nello specifico, i predetti soggetti, attraverso artifizi e raggiri, si erano fatti liquidare per due volte alcune fatture, emesse dalla Protezione Civile regionale, per un ammontare equivalente a quello proposto per il sequestro. [12]
La Mafia del Brenta
La Mafia del Brenta è stata una specifica forma di esercizio di potere operante nel Veneto, in particolare nelle province di Venezia e Padova, dalla fine degli anni Settanta a metà anni Novanta. L’associazione di Felice Maniero è l’unica associazione criminale riconosciuta come mafiosa che non aveva nessun elemento appartenente alle mafie tradizionali. Sostanzialmente la banda di Maniero era composta da soggetti veneti che si sono costituiti in associazione e hanno iniziato a delinquere. [13]
Per quanto riguarda il luogo, è necessario prendere in considerazione Campolongo Maggiore [14], piccolo paese a sud della Riviera del Brenta dal quale sono partiti gli ordini di morte e si è organizzato il traffico di droga nella regione. Da qui si sono fatte le negoziazioni con lo Stato. Qui si sono rintanati i latitanti, si è portato l’oro delle rapine a fondere nei crogioli e si sono inabissate e nascoste le auto nel Brenta. [15] È stato quindi il luogo dove la Mafia del Brenta ha governato gli affari criminali del Veneto per vent’anni.
Per quanto riguarda l’evoluzione dell’organizzazione, si individuano delle tappe evolutive. In una prima fase, dalla metà alla fine degli anni Settanta, il gruppo è considerato come “criminalità minore”: è composto da un iniziale gruppo ristretto di aderenti, dedito a rapine, estorsioni ed alla gestione del gioco d’azzardo clandestino. La seconda fase, compresa tra il 1980 ed il 1984, è uno spartiacque per l’organizzazione la quale si rende più strutturata ed instaura i primi contatti con altre associazioni criminali. Si parla dunque di una “criminalità emergente”, più compatta, il cui riflesso emerge nel tipo di attività a cui si dedica. [16] È inoltre in questa fase in cui l’organizzazione appare all’attenzione pubblica, e che si enuclea come Mala del Brenta, un preciso gruppo con un’identità ben definita. Nell’ultima fase, dal 1984 al 1994, l’organizzazione si presenta come una “criminalità consolidata”, riconosciuta, solida e maggiormente internazionale. Viene identificata come Mafia del Brenta perché esprime del tutto il metodo mafioso, modificando parzialmente la sua struttura, le sue attività ed i suoi interlocutori e rientrando pienamente nella definizione di associazione a delinquere di stampo mafioso. [17]
L’iter processuale, iniziato nel 1986, troverà la propria conclusione il primo luglio 1994, con la sentenza della Corte d’Assise di Venezia. [18]
Felice Maniero viene arrestato a Torino il 12 novembre 1994 ed appena sei giorni dopo l’arresto, dichiara la volontà di collaborare con la giustizia. Viene condannato a 25 anni di carcere, ridotti a 17 in seguito alla collaborazione. Nel 2010 Maniero torna in libertà. [19]
A maggio 2018 ad Ercolano (Na), il celebre ritratto di Felice Maniero diventa il logo per una struttura turistica, l’”Hostello Felice”, dimostrando quanto la narrazione nazionale sul fenomeno della Mafia del Brenta sia ancora colma di stereotipi e di facili suggestioni. [20]
Bibliografia ROSSINI Oskari Andrea, La mafia in Veneto: intervista a Paolo Borrometi, Articolo 21 liberi di..Il dovere di informare il diritto ad essere informati, 30 gennaio 2018. Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento; Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, Primo e Secondo Semestre 2016; Primo e Secondo Semestre 2017; Primo Semestre 2018. ZOTTAREL Arianna, La Mafia del Brenta la storia di Felice Maniero e del Veneto che si credeva innocente. Prefazione di Nando dalla Chiesa, Melampo Editore, 2018.
- ↑ Andrea Oskari Rossini, La mafia in Veneto: intervista a Paolo Borrometi, Articolo 21 liberi di..Il dovere di informare il diritto ad essere informati, 30 gennaio 2018.
- ↑ Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento; Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, Primo Semestre 2016, p.56.
- ↑ Ivi, p.93.
- ↑ OCC emessa il 31 marzo 2011 dal GIP del Tribunale di Venezia (p.p. 10381/10 RGNR e 2692/11 RG GIP).
- ↑ Ordinanza custodia cautelare coercitiva nr. 326/15-Procedimento Penale nr. 34416/14 + 51108/13 RGNR, Tribunale di Napoli - Ufficio GIP, 7 luglio 2015; Ivi, p.142.
- ↑ Ordine di carcerazione SIEP n. 246/2015 emesso dal Tribunale di Napoli.
- ↑ Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento; Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, Secondo Semestre 2017, p 159.
- ↑ Procedimento Penale n. 3902/14 RGNR e 3757/15 - GIP del Tribunale di Venezia.
- ↑ Sono state effettuate 14 perquisizioni (locali/domiciliari) che hanno interessato i principali indagati e le società a loro riconducibili, ubicate nelle province di Venezia, Vicenza, Verona, Cremona, Reggio Emilia e Bologna.
- ↑ Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento; Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, Primo Semestre 2017, p 50.
- ↑ Procedimento Penale n. 3228/16 RGNR, 3955/16 GIP, 48/17 RMC e 49/17 RMC - Tribunale di Catanzaro - sviluppo dell’omonima operazione coordinata dalla Procura reggina.
- ↑ op. cit, p 30.
- ↑ Arianna Zottarel, La Mafia del Brenta, Melampo Editore, p. 21.
- ↑ qui si trova il 16 % dei beni confiscati alle mafie in Veneto
- ↑ Ivi, p. 25
- ↑ rapine (laboratori orafi, hotel, casinò), ricettazione, estorsioni, gioco d’azzardo, sequestri di persona, traffico di stupefacenti
- ↑ Ivi, pp. 71, 72 ,73
- ↑ Sono 110 gli imputati al processo, 91 veneti e 19 “foresti”, come definiti dai giornali dell’epoca, le cui pene complessive sono quantificabili in 503 anni di carcere e 1787 milioni di multa. Le condanne totali saranno 79, 21 per associazione a delinquere di stampo mafioso
- ↑ Ivi, pp. 111, 112, 114 e 118
- ↑ Ivi, p.126