Tommaso Buscetta: differenze tra le versioni

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Quando fu chiamato a parlare al Maxiprocesso, Salomone smentì le dichiarazioni di Buscetta, affermando che l'odio tra le loro famiglie rimaneva invariato (odio che risaliva, a suo dire, addirittura all'essersi rifiutato di essere padrino del figlio di Tommaso Buscetta). Salomone dichiarò dunque che il suo ritorno in Italia aveva a che fare soltanto con vicende sue personali. Salomone ricordò inoltre di esser già stato condannato per traffico di stupefacenti, alludendo al fatto che il motivo del suo ritorno in Italia poteva anche risiedere in questioni legate al narcotraffico. Salomone negò inoltre di aver mai conosciuto Giovanni Bontade, dopo che quest'ultimo lo interrogò dalle celle dell'aula bunker.
Quando fu chiamato a parlare al Maxiprocesso, Salomone smentì le dichiarazioni di Buscetta, affermando che l'odio tra le loro famiglie rimaneva invariato (odio che risaliva, a suo dire, addirittura all'essersi rifiutato di essere padrino del figlio di Tommaso Buscetta). Salomone dichiarò dunque che il suo ritorno in Italia aveva a che fare soltanto con vicende sue personali. Salomone ricordò inoltre di esser già stato condannato per traffico di stupefacenti, alludendo al fatto che il motivo del suo ritorno in Italia poteva anche risiedere in questioni legate al narcotraffico. Salomone negò inoltre di aver mai conosciuto Giovanni Bontade, dopo che quest'ultimo lo interrogò dalle celle dell'aula bunker.


Buscetta aggiunse dettagli riguardo contrasti interni alla famiglia Bontate. Giovanni Bontate voleva infatti scalzare dal ruolo di comando il fratello Stefano Bontate, membro della Commissione. Giovanni addirittura, secondo Buscetta, chiese a Stefano di dimettersi dalla Commissione, facendo anche pressioni sul "Papa" Michele Greco. Era inoltre accusato di aver agito in accordo con i Corleonesi per favorire l'omicidio del fratello.
Buscetta aggiunse dettagli riguardo contrasti interni alla famiglia Bontate. [[Giovanni Bontate]] voleva infatti scalzare dal ruolo di comando il fratello Stefano Bontate, membro della Commissione. Giovanni addirittura, secondo Buscetta, chiese a Stefano di dimettersi dalla Commissione, facendo anche pressioni sul "Papa" Michele Greco. Era inoltre accusato di aver agito in accordo con i Corleonesi per favorire l'omicidio del fratello.
Questo conflitto andaò poi ad avvantaggiare la fazione corleonese che approfittava della situazione di debolezza all'interno della famiglia avversaria.
Questo conflitto andaò poi ad avvantaggiare la fazione corleonese che approfittava della situazione di debolezza all'interno della famiglia avversaria.
Il 22 maggio 1986 comparve davanti ai giudici Giovanni Bontate, recluso dall' 11 maggio 1980.
Il 22 maggio 1986 comparve davanti ai giudici Giovanni Bontate, recluso dall' 11 maggio 1980.