+++ AGGIORNAMENTO 23 DICEMBRE 2017 +++
Facebook non ha ritenuto doveroso darci una risposta, benché avessimo contattato uno dei suoi massimi vertici italiani. Allo stesso modo, i giornali contattati si sono detti non interessati alla questione. Vi chiediamo la massima diffusione. Grazie.
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La figlia di Riina, Maria Concetta, rilascia interviste con probabili messaggi in codice, come fa notare Salvo Palazzolo su Repubblica, in prima serata su Italia1, il Presidente di WikiMafia, Hermes Mariani, viene invece bloccato per 30 giorni da Facebook per un commento in cui era contenuto un link alla storia del più grande stragista della storia d’Italia.
A sei mesi esatti dalla censura subita per l’immagine divenuta virale contro la possibile scarcerazione del Capo dei Capi, Facebook torna a colpire WikiMafia. Non ci sono proiettili, quindi in questi giorni non vi è stato alcun clamore mediatico, ma la questione va ben al di là del blocco insensato e ingiustificato di un account Facebook per 30 giorni: è possibile infatti lasciare ai capricci di un algoritmo la facoltà di parola su un social network che rappresenta ad oggi una delle principali arene della democrazia digitale?
Abbiamo scritto una mail ai vertici di Facebook per ottenere lo sblocco dell’account, ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Ci pare infatti evidente come esista un gruppo organizzato che ogniqualvolta si mette in luce la verità storica sulla figura di Totò Riina segnala in massa quei contenuti di verità e fa scattare in automatico l’algoritmo che blocca contenuto e, in taluni casi, anche chi lo pubblica. Se, come nel nostro caso, si è in grado di mobilitare persone che fanno pressione direttamente su Facebook come a giugno, allora si ottiene lo sblocco, viceversa si subisce una palese ingiustizia, senza possibilità di reagire.
Si può essere indifferenti a tutto ciò? Per noi no. Da una parte abbiamo in poche ore le scuse ufficiali di Facebook per aver rimosso i messaggi di condoglianze di schiere di seguaci del più grande stragista della storia, dall’altra si viene inibiti dalla possibilità di pubblicare per 30 giorni perché si pubblica un link in cui è raccontata la sua storia fatta di sangue, disonore e soldi sporchi. La domanda che sorge spontanea, quindi, è la seguente: Facebook nella lotta alle mafie da che parte sta?
Poiché non pensiamo stia dalla parte dei mafiosi, auspichiamo che l‘account Facebook del nostro Presidente venga al più presto sbloccato e che soprattutto si apra un dibattito pubblico e interno all’azienda sull’opportunità di trovare un rimedio efficace alle segnalazioni fraudolente, permettendo a chi le subisce di poter fare ricorso in maniera trasparente e, soprattutto, rapida.
I ragazzi e le ragazze di WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie