Parlate di mafia! Call to action elezioni politiche 2022

Parlate di mafia si è chiusa il 23 settembre alle h 23:59, ultimo giorno della campagna elettorale per le elezioni politiche 2022. L’elenco dei candidati e delle candidate aderenti è in fondo alla pagina.

Parlate di mafia. Fu l’appello del giudice Paolo Borsellino quando a Palermo e in Sicilia la mafia non esisteva ma ammazzava centinaia di uomini e donne, nell’indifferenza generale. Oggi non abbiamo più i morti per strada ma questo non significa che il potere mafioso sia meno pericoloso: continua ad essere la principale minaccia alla democrazia e alla libertà del nostro Paese

Eppure il tema tiene raramente banco nel dibattito politico e sui media tradizionali, se non agli anniversari delle Stragi. E anche quando compare in qualche programma, non è mai al primo posto nell’agenda politica. Soprattutto quasi mai seguono i fatti.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a continui tentativi di depotenziamento di quella legislazione antimafia, fiore all’occhiello del nostro Paese, costata il sangue di tanti, troppi servitori dello Stato, a partire da Giovanni Falcone, il cui fondamentale ruolo è stato riconosciuto anche a livello internazionale dall’ONU.

Il rischio più grande: convincersi che sia tutto inutile

Questa “disattenzione” della politica e l’incapacità dello Stato di assicurare verità e giustizia ai tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie, e in particolare sulle Stragi di Capaci e Via D’Amelio, ha avuto effetti devastanti sull’opinione pubblica.

Secondo un’indagine di SWG dello scorso luglio, da Nord a Sud non vi è territorio che si senta al riparo dalla presenza delle organizzazioni mafiose. Il 64% degli italiani trova insufficiente l’impegno dello Stato contro la mafia, tanto che il 54% individua nella complicità tra mafia e pezzi di Stato la causa della morte di Falcone e Borsellino. E se il 51% è convinto che il fenomeno mafioso sia ancora un problema concreto, che può essere sconfitto, il 41% oramai lo considera un problema irrisolvibile e che tutto ciò che viene fatto sia inutile.

Noi non vogliamo crederlo, non possiamo crederlo. Anche per questo, da giovani che si impegnano su questi temi, abbiamo chiesto a chi si candida alle prossime elezioni politiche di assumere un preciso impegno antimafia per la prossima legislatura.

Parlate di mafia, le nostre richieste ai candidati

Il problema delle mafie riguarda più settori della nostra vita quotidiana, dall’economia alla politica, al lavoro. Le organizzazioni mafiose, italiane ed estere, sono presenti in sempre più territori e condizionano la vita di centinaia di migliaia di cittadini ogni giorno. 

Cosa abbiamo chiesto quindi ai candidati che hanno aderito alla call to actionParlate di mafia”?

In primis, abbiamo chiesto uno sforzo per riportare già in campagna elettorale il tema della lotta alla mafia al centro del dibattito politico e di essere al fianco di noi cittadini nei prossimi cinque anni contribuendo a una generale diffusione di una cultura antimafia nel territorio di elezione e in Parlamento. 

Altra cosa molto importante: abbiamo chiesto loro di essere trasparenti col proprio elettorato sin dalla campagna elettorale, dichiarando sul proprio sito web e/o altro canale di comunicazione idoneo i propri sostenitori economici.

E’ una cosa prevista per legge DOPO le elezioni, ma noi crediamo che ci si debba presentare ai cittadini nelle prossime settimane rendendo nota la provenienza dei fondi per la propria campagna.

Per cosa vi impegnate?

A questi impegni “generali”, abbiamo chiesto di portare avanti in Parlamento e nelle sedi politiche opportune dieci proposte / battaglie che consideriamo prioritarie. (P.S. per la descrizione di ciascun punto, cliccaci sopra):

1. Affrontare la questione morale, non solo inasprendo le pene per tutti quei reati alla base del rapporto tra mafia, politica ed imprenditoria, ma anche lavorando affinché all’interno del proprio partito si escludano dalle liste personalità in conflitto di interesse e aduse a pratiche clientelari e frequentazioni non specchiate.

2. Approvazione di una legge costituzionale che inserisca il carattere antimafioso della Repubblica italiana nella nostra Costituzione, accanto a quello antifascista.

3. Difesa e potenziamento dell’impianto legislativo antimafia, in gran parte ideato da Giovanni Falcone (dal 41bis all’ergastolo ostativo, fino allo scioglimento dei comuni per mafia), sollecitando il Governo italiano a intraprendere ogni iniziativa utile per sensibilizzare l’Unione Europea sull’urgenza del contrasto alle mafie a livello comunitario.

4. Approvazione di una legge che istituisca Sezioni Distrettuali Antimafia nei Tribunali della Repubblica, composte da giudici con comprovata e certificata esperienza e conoscenza del fenomeno mafioso, che abbiano la medesima competenza territoriale delle Direzioni Distrettuali Antimafia.

5. Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, potenziando l’Agenzia Nazionale, snellendo le procedure di assegnazione e facilitando il riuso sociale da parte di enti del terzo settore composti perlopiù da giovani under 35 prevedendo specifici fondi per l’iniziale messa in sicurezza, ristrutturazione e avvio attività, anche attingendo dal Fondo Unico Giustizia.

6. Introduzione dell’obbligo di dichiarazione del titolare effettivo in bandi, gare, convenzioni pubbliche e quant’altro presupponga impegni economici da parte delle amministrazioni pubbliche.

7. Introduzione del divieto per la pubblica amministrazione e per gli enti territoriali dello Stato di contrarre rapporti di natura economica con società aventi residenza fiscale nei c.d. paesi offshore e/o con i titolari effettivi aventi residenza fiscale nei medesimi paesi e/o siano controllate da società schermo o da reticoli societari opachi.

8. Approvazione di una disciplina di tutela per giornalisti, ricercatori e cittadini che punisca severamente il ricorso alle querele temerarie, nuovo strumento di intimidazione per colpire la libertà di stampa e di ricerca in Italia.

9. Tutela del diritto all’informazione e alla ricerca accademica, introducendo limiti al diritto all’oblio per quei personaggi i cui comportamenti, pur non penalmente rilevanti, mantengano una rilevanza pubblica, storica e politica nella storia della lotta alla mafia e del movimento antimafia.

10. Introduzione nelle offerte formative delle scuole primarie e secondarie di almeno un’ora alla settimana dedicata allo studio del fenomeno mafioso e alla storia delle principali organizzazioni mafiose e del movimento antimafia, introducendo nell’organico docenti un insegnante specializzato in materia, come previsto per l’insegnamento della religione cattolica.

Parlate di mafia, gli eletti

In attesa dei dati definitivi (siamo al 27 settembre a mezzogiorno e ancora non ci sono!), di seguito l’elenco dei candidati eletti alla Camera e al Senato, che hanno aderito a “Parlate di mafia“:

Sono 26, di cui 23 alla Camera e 3 al Senato, così ripartiti tra le varie liste:

Parlate di mafia, le adesioni

Qui di seguito trovate le adesioni a “Parlate di mafia“, in ordine cronologico dal 24 agosto al 23 settembre alle h 23:59, ultimo giorno di campagna elettorale.

In totale abbiamo avuto 180 adesioni, così ripartite tra le varie liste: