Mafie in Germania. Il lato oscuro della caduta del Muro di Berlino. Era il 9 novembre 1989. Günter Schabowski, Ministro della Propaganda della DDR, annunciò in una conferenza stampa l’apertura dei posti di blocco al confine tra Berlino Ovest e Berlino Est. Erano le 18:53. In pochi minuti una folla sterminata di persone si riversò ai valichi di frontiera, chiedendo di entrare a Berlino Ovest: di quei momenti di gioia restano foto storiche e le riprese in diretta delle principali televisioni del mondo.
Cade il muro, i boss iniziano lo “shopping”
Ci fu anche un altro tipo di gioia, non direttamente ripresa da fotografi e videocamere, ma captata dalle forze di polizia che indagavano sugli affari delle mafie in Germania. Due intercettazioni, due boss di due organizzazioni diverse, un unico obiettivo: approfittare prima degli altri delle enormi possibilità di riciclaggio che la Germania Est, che presto si sarebbe riconvertita al capitalismo, poteva offrire.
La prima intercettazione registrata fu tra un boss di Cosa nostra e un affiliato:
– “Compra!”
– “Ma che cosa? Qui non c’è proprio niente. Nessun ristorante, nessun negozio. È un deserto”
– “Compra e basta, il resto lo facciamo noi”
Nella seconda, captata dalla squadra di investigatori guidata da Bernd Finger, per quasi trent’anni a capo della sezione della dedicata al contrasto alla criminalità organizzata della polizia tedesca, si sente invece un boss della ‘ndrangheta che ordina al suo luogotenente a Berlino:
“Devi comprare tutto, tutto, tutto, compra discoteche, bar, pizzerie, tutto, tutto, tutto“.
Fu così che quando nel 1998 il boss della ‘ndrangheta Giorgio Basile decise di collaborare, si scoperchiò il vaso di Pandora. Ma non successe nulla, come dimostrò la Strage di Duisburg nel 2007. Proprio il “Buscetta tedesco” commentò, pochi giorni dopo:
“La polizia non ci ha mai voluto credere ma i tedeschi si devono convincere che lì, ovunque c’è una pizzeria, c’è la ‘ndrangheta.”
Mafie in Germania, lo speciale di WikiMafia
Nel nostro continuo sforzo di allargare lo sguardo alle proiezioni europee delle organizzazioni mafiose italiane e nell’attesa di ripartire con MafiaMaps, abbiamo in questi giorni terminato la nostra voce enciclopedica sulle mafie in Germania, che a breve doteremo anche di mappe. In questa settimana termineremo anche il focus specifico sulla ‘ndrangheta in Germania, oramai la più potente, radicata e anche sottovalutata (come tutte le altre mafie italiane) dalla politica e dalla società civile tedesche.
La Germania, del resto, non è l’unico Stato europeo che non considera prioritario il contrasto alle organizzazioni mafiose, come ricorda Nicola Gratteri. Anzitutto, perché le mafie non creano generalmente allarme sociale (e quando accade, come a Duisburg, ritornano immediatamente sui propri passi); poi c’è il totem intoccabile della privacy, che una legislazione antimafia più rigorosa andrebbe inevitabilmente a comprimere (basti pensare alle norme tedesche che impediscono di parlare dei boss mafiosi che hanno scontato la loro pena e investono in ristoranti e pizzerie); infine, norme più stringenti su riciclaggio, titolari effettivi e trasparenza dei flussi finanziari andrebbero a colpire commerci e affari delle élites finanziarie europee.
L’Italia, e soprattutto gli europarlamentari italiani, faticano a farsi ascoltare dai loro colleghi su un tema come questo, che dovrebbe essere centrale soprattutto in vista dei miliardi in arrivo per la ripartenza post-pandemica. Del resto, anche in Italia il disinteresse sembra dominante. Ed ecco perché come movimento antimafia dobbiamo fare decisamente di più e coinvolgere anche l’opinione pubblica degli altri stati europei.