“Sono io, sono io!“, era solita dire sorridente, mentre agitava lievemente la mano per indicarsi. Emilia Cestelli lo faceva sempre quando si parlava di lei. E noi ce la immaginiamo proprio così alla notizia della sua candidatura alla civica benemerenza alla memoria della città di Milano (per tutti, l’Ambrogino d’oro).
Ci ha lasciato lo scorso maggio e a giugno le abbiamo dedicato una stella. A due mesi dalla morte, in Sala Alessi, abbiamo annunciato che l’avremmo candidata all’Ambrogino d’Oro alla memoria e così abbiamo fatto. Ieri abbiamo trasmesso alla segreteria della Presidenza del Consiglio Comunale la nostra istanza.
Chi era Emilia Cestelli
Nata il 25 luglio 1952 a Palermo, in una famiglia di cinque fratelli, Emilia studiò al Liceo Garibaldi, dove conobbe Simona dalla Chiesa, alla quale rimase legata da un’amicizia profonda e grazie alla quale incontrò l’uomo che diventerà suo marito, Nando dalla Chiesa.
Proprio per amore del suo “Nandù”, Emilia si stabilì giovanissima a Milano, dove si è dedicata per oltre quarant’anni a un’intensa attività culturale ma anche di impegno civile e politico; un’attività di prim’ordine, ma svolta sempre in secondo piano, rifuggendo i riflettori e la ribalta che pure la sua condizione di “moglie di” o “nuora di” avrebbe potuto assicurarle. Da attivisti del movimento antimafia, “compagni di lotta” di Emilia, abbiamo potuto sperimentare in prima persona come facesse tanto per tutti, senza però volere in cambio la giusta visibilità che avrebbe meritato.
Tantissime sono le esperienze per la cui riuscita il suo contributo è stato fondamentale e ne ricordiamo qui solo alcune.
Una vita “in movimento”
Negli anni ’80 non è stata solamente al fianco del marito, impegnato in prima fila durante la celebrazione del Maxiprocesso di Palermo in quanto parte civile e familiare di vittima innocente id mafia; fu tra quelle cittadine e quei cittadini che organizzarono molteplici iniziative per difendere agli occhi dell’opinione pubblica il lavoro di Antonino Caponnetto e dei membri che componevano il Pool antimafia, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello.
Negli anni ’90 fu tra le attiviste impegnate in prima fila nel rinnovamento morale della città di Milano, dopo l’inchiesta Mani Pulite e lo scandalo Tangentopoli. All’inizio degli anni 2000 fondò, con Edda Boletti e altre amiche, l’Associazione “Le Girandole”, che il 2 febbraio 2002 partecipò alla manifestazione di Piazza Navona, resa famosa dalla frase di Nanni Moretti “Con questi dirigenti non vinceremo mai”, che poi darà vita ai Girotondi, di cui fu una delle protagoniste a livello nazionale. Nemmeno venti giorni più tardi, il 23 febbraio, insieme alle Girandole organizzò la grande manifestazione del PalaVobis in occasione del decennale dello scoppio di Mani Pulite.
Non sono stati però solo i grandi eventi che l’hanno vista impegnata in ambito politico e sociale. Quando all’inizio del 2009 la prostituzione e lo spaccio di droga iniziarono a prendersi la zona tra la Bocconi e Porta Romana dove viveva, Emilia Cestelli organizzò, con altri cittadini del quartiere, il “Comitato delle sedie”, che alla fine riuscì, collaborando con le forze dell’ordine, a riportare quel quartiere alla sua vivibilità.
In ambito culturale collaborò alla nascita della libreria “Il Trittico” in Via San Vittore a Milano, mentre nel 2004, quando nacque la casa editrice Melampo, non si limitò ad organizzare innumerevoli presentazioni ed eventi in città, ma ne gestì anche personalmente lo stand alla fiera del Libro di Torino.
Contro la mafia
Sempre lei fu l’anima organizzativa del “MantovaMusicaFestival”, o “Controfestival di Mantova”, ideato dal marito Nando dalla Chiesa con la scrittrice Lidia Ravera e lo psicologo ed editorialista del Corriere Fulvio Scaparro per offrire un’alternativa al Festival di Sanremo, la cui direzione artistica era stata affidata al cantante Tony Renis, di cui erano note le frequentazioni mafiose. Il Festival, sotto la direzione artistica di Vittorio Cosma e Titti Santini, si svolse negli stessi giorni della rassegna di Sanremo, dal 2 al 6 marzo 2004. Nonostante la concorrenza, Il Festival ebbe uno straordinario successo di pubblico, con oltre tremila presenze, e mediatico (con tre milioni di spettatori su Odeon Tv e 600 titoli sulla stampa nazionale e locale, con vignetta di Giannelli in prima pagina sul Corriere della Sera).
Sempre lei nel 2012 organizzò in Sala Alessi una grande manifestazione di solidarietà per le minacce di morte subite dall’allora Procuratore Capo di Torino, Gian Carlo Caselli, e nel gennaio 2014 fu tra le promotrici della petizione di WikiMafia che riportò in prima serata su Rai3 il documentario su Pippo Fava, nel trentesimo anniversario della morte. Ogni anno, il 3 settembre, anniversario della Strage di Via Carini in cui persero la vita il suocero, la seconda moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, ne organizzava negli ultimi anni la commemorazione in Piazza Diaz, dove non è mai mancata una volta.
Merita l’Ambrogino d’oro alla memoria
Potremmo proseguire a lungo con quanto fatto da Emilia Cestelli dalla Chiesa in vita. Milano la accolse come fece con tanti altri italiani e italiane e lei ricambiò lottando per preservarne lo spirito civile e la tempra morale, rendendone più alto il prestigio attraverso le sue personali virtù e servendo con disinteressata dedizione le singole istituzioni. Esattamente come previsto dall’articolo 1 del Regolamento per l’assegnazione dell’Ambrogino d’oro.
Crediamo quindi non ci sia persona che possa meritare più di lei la civica benemerenza alla memoria della Città di Milano e per questo chiediamo al futuro Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale di accogliere la nostra richiesta.
Milano, 15 ottobre 2021
Aggiornamento 3 novembre 2021: la candidatura è stata accettata dalla Presidenza del Consiglio Comunale. Ora la palla passa alla commissione che dovrà decidere l’assegnazione.