L’operazione Caino era scattata il 12 dicembre 2022 e riaccendeva i riflettori sulla Locale di Pioltello, “feudo indiscusso delle famiglie Manno/Maiolo“, come aveva già accertato il processo Infinito. Al centro dell’indagine vi era Cosimo Maiolo, ritenuto il vertice dell’organizzazione, che in un’intercettazione diceva “non ci siamo spezzati”, proprio in riferimento alle condanne di Infinito, mentre suo figlio Salvatore affermava: “noi abbiamo fatto la storia di Milano. Siamo sopra i libri, non è che siamo chiacchiere“.
L’operazione fece scalpore perché le indagini avevano evidenziato un voto di scambio politico-mafioso in occasione delle comunali del 2021, vinte dalla candidata del centrosinistra (contro cui quel patto fu stipulato per favorire il concorrente di centrodestra). Tuttavia, nonostante gli annunci, il Comune di Pioltello non si è costituito parte civile (per un errore dell’avvocatura comunale, non per mancanza di volontà politica dell’amministrazione).
Processo Caino, le condanne di 1° grado
Lo scorso 11 settembre 2023 erano arrivate le condanne del processo con rito abbreviato, cui avevano optato la maggior parte degli imputati accusati di associazione mafiosa.
Il Tribunale aveva riconosciuto il reato di associazione mafiosa, stabilendo le seguenti condanne:
- 12 anni e 8 mesi per Cosimo Maiolo, individuato come vertice dell’associazione;
- 10 anni e 10 mesi per Luca del Monaco, individuato come braccio destro del boss;
- 10 anni e 8 mesi Salvatore Maiolo, figlio di Cosimo;
- 9 anni e 2 mesi per Damiano Maiolo;
- 8 anni e 10 mesi Giovanni Maiolo;
- 8 anni, 8 mesi e 20 giorni per Antonio Maiolo;
- 7 anni, 9 mesi e 10 giorni per Fabio Ferrera, più una sanzione di 30mila euro;
- 7 anni e 8 mesi per Calogero Ferruggia, più una multa di 12mila euro;
- 6 anni per Omar Maiolo;
- 4 anni, 8 mesi per Nicola Mammone, 8mila euro .
Il giudice aveva poi stabilito per WikiMafia APS, unica parte civile costituitasi al processo, un risarcimento di 17.000 euro, oltre al pagamento delle spese processuali, a carico degli imputati.
La sentenza d’appello
Ieri, martedì 9 luglio 2024, la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano (composta dai giudici Banci Buonamici – Varanelli – Zappatini) ha parzialmente riformato la sentenza di 1° grado, riducendo le condanne, ma confermando l’impianto accusatorio e anche il risarcimento di 17.000 euro a WikiMafia.
La riduzione è dovuta all’applicazione della “continuazione” delle pene con altre condanne, in particolare quelle rimediate nel processo “Infinito”. Di seguito le condanne riformate:
- Cosimo Maiolo: 17 anni e 4 mesi complessivi, in continuazione con gli 11 anni e 4 mesi del processo Infinito; gli resta da scontare quindi una pena residua di poco più di 3 anni;
- Salvatore Maiolo: 13 anni e 8 mesi, più una multa di 60mila euro; gli restano da scontare meno di due anni;
- Antonio Maiolo: 6 anni, più 20.000 euro di multa; gli restano meno di sei mesi di pena;
- Damiano Maiolo: 6 anni, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, prevalenti sulla contestata aggravante e recidiva.
Il collegio ha poi accolto le tre richieste di pena concordata, cioè i patteggiamenti in appello, e riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, con relativa rideterminazione della pena, agli appellanti:
- Giovanni Maiolo, condannato a 7 anni;
- Luca del Monaco, condannato a 8 anni e 8 mesi;
- Fabio Ferrera, condannato a 4 anni e 8 mesi, e una multa di 18mila euro;
Il Collegio ha infine sostituito la misura dell’assegnazione a una casa lavoro per gli imputati con quella della libertà vigilata.
Complessivamente ci possiamo ritenere soddisfatti della conferma dell’impianto accusatorio, anche se invitiamo le istituzioni e la società civile di Pioltello a vigilare e a diffondere ancora di più consapevolezza e cultura della legalità, al fine di rendere inospitale il proprio territorio per il crimine organizzato, considerati i residui di pena degli imputati, anche in ragione delle intercettazioni agli atti richiamate in apertura.
Non solo il Processo Caino
Il Processo Caino non è l’unico che ci vede costituiti come parte civile. Grazie al nostro avvocato Marco Griguolo, siamo attualmente stati ammessi in ben 4 processi contro la ‘ndrangheta in Lombardia (complessivamente ad oggi siamo creditori di 45.000 euro nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta, ma per ora non abbiamo ricevuto un euro).
Abbiamo fatto domanda di costituzione di parte civile in altri quattro processi che partiranno a breve. Uno riguarda il Sistema Toti a Genova, dove lo scorso 25 maggio abbiamo organizzato la seconda edizione del torneo di calcio a 5 di Sport contro le mafie. E dove nei prossimi mesi organizzeremo anche conferenze di approfondimento sul tema delle mafie a Genova.
Benché nei fatti ad oggi non abbiamo ricevuto un euro, la nostra decisione di costituirci parte civile non nasce da motivi economici, bensì è finalizzata a dar voce a tutte quelle vittime che non si possono costituire, oltre ad esprimere vicinanza e stima ai pubblici ministeri.
Il fatto che in sempre più processi siamo ammessi come parte civile è anche un gran riconoscimento per il lavoro che abbiamo fatto in quasi 12 anni di attività.