NO al Francobollo per Berlusconi
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NO al Francobollo per Berlusconi: il testo dell’appello al Presidente Mattarella
Il.mo Signor Presidente,
ci permettiamo di scriverLe perché abbiamo appreso da fonti di stampa che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy si accingerebbe ad emettere un francobollo commemorativo alla memoria dell’ex-Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Poiché la legge italiana stabilisce che “le carte-valori postali commemorative e celebrative sono volte, rispettivamente, a commemorare personaggi o a celebrare ricorrenze o avvenimenti, autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro delle Imprese e del Made in Italy”, ci appelliamo a Lei affinché non autorizzi tale emissione.
Francobollo per Berlusconi: la pregiudiziale etica
Che Silvio Berlusconi abbia conquistato nella sua carriera prima imprenditoriale e poi politica importanti successi non è in discussione, né che egli sia stato una delle persone più note degli ultimi 40 anni, grazie anche al suo impero televisivo.
Crediamo tuttavia vi sia una fondamentale pregiudiziale etica che non può essere ignorata, legata non solo e soltanto alle sue vicende giudiziarie, nelle quali rimediò una condanna definitiva per frode fiscale, ma anche alla sua condotta “non penalmente rilevante”.
Diciotto anni di finanziamenti a Cosa nostra
Tra le tante vicende che potremmo ricordare, come quella della sua affiliazione alla P2, consideriamo particolarmente grave quella emersa dal procedimento giudiziario a carico dell’ex-senatore e co-fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Stando alla Sentenza d’Appello (p. 306 e ss.), poi confermata nel 2014 dalla Cassazione (p. 48 e ss.), tra il 16 e il 29 maggio 1974 Dell’Utri, in qualità di segretario particolare di Berlusconi, organizzò un incontro tra il Cavaliere e il boss Stefano Bontate (il “principe” di Villagrazia a capo della Famiglia di Santa Maria del Gesù), accompagnato da Gaetano Cinà (affiliato alla Famiglia di Malaspina), Girolamo Teresi (sottocapo della Famiglia di Bontate) e Francesco Di Carlo (destinato a diventare sottocapo della Famiglia di Altofonte). Proprio quest’ultimo riferì i termini dell’incontro organizzato con Dell’Utri, durante il processo a suo carico.
Stando alle motivazioni della sentenza d’appello, confermata in Cassazione, Dell’Utri:
“ha, con pervicacia, ritenuto di agire in sinergia attiva con l’associazione e di rivolgersi a coloro che incarnavano l’anti-stato, al fine di mediare tra le esigenze dell’imprenditore milanese e gli interessi del sodalizio mafioso, con ciò consapevolmente rafforzando il potere criminale dell’associazione“.
Sentenza d’appello, p. 410.
A pagina 310 della citata sentenza, si legge inoltre che:
“L’imprenditore milanese, abbandonando qualsiasi proposito (da cui non è parso mai sfiorato) di farsi proteggere da rimedi istituzionali, è rientrato sotto l’ombrello di protezione mafiosa assumendo Vittorio Mangano ad Arcore e non sottraendosi mai all’obbligo di versare ingenti somme di denaro alla mafia, quale corrispettivo della protezione”.
Il processo Dell’Utri accertò infatti che Berlusconi avrebbe pagato dal 1974 al 1992 ingenti somme a Cosa Nostra, come corrispettivo della protezione.
Ricordare queste cose non è diffamatorio
Inoltre, nel 2021, la Cassazione ha sancito che scrivere “la Fininvest ha finanziato Cosa Nostra” non è diffamatorio. Nel 2008 l’attuale Procuratore Aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, già pm d’accusa nel processo sulla Strage di Capaci, scrisse con Ferruccio Pinotti il libro “Colletti Sporchi“, edito da BUR, nel quale veniva ricostruita la storia di “finanzieri collusi, giudici corrotti, imprenditori e politici a libro paga dei boss”.
In quel libro si parlava anche della Fininvest, riportando le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi, reo confesso della Strage di Capaci: “Appartenenti al Gruppo Fininvest versavano periodicamente 200 milioni di lire a titolo di contributo a Cosa Nostra”.
I giudici hanno sostenuto che i pagamenti ai boss da parte del gruppo imprenditoriale sono suffragate da “elementi di prova granitici ed incontrovertibili”, la cui quantità ed eterogeneità “impediscono che si possa adombrare il sospetto che la mole di notizie acquisite agli atti possa avere avuto come unico punto di riferimento proprio le dichiarazioni di Cancemi”.
NO al francobollo per Berlusconi
Da giovani studenti e studiosi che quotidianamente si impegnano per diffondere conoscenza e consapevolezza sul fenomeno mafioso e che lottano per liberare il nostro paese da mafie e corruzione, troviamo incoerente e altamente diseducativo emettere un francobollo commemorativo per Silvio Berlusconi, al pari di chi invece, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pagarono con la vita la propria opposizione a Cosa Nostra.
RingraziandoLa per l’attenzione, l’occasione è gradita per porgere i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro,
le ragazze e i ragazzi di WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie