La III Sezione penale della Corte d’Appello di Milano ha confermato oggi la sentenza di 1° grado del Processo Cardine-Metal Money pronunciata lo scorso 17 settembre, con qualche piccola variazione di pena per gli imputati.
Il già due volte condannato boss della ‘ndrangheta lecchese Cosimo Vallelonga, condannato a 20 anni in 1° grado per mafia, usura, estorsione e altri reati di tipo ambientale, è stato ritenuto colpevole dei reati ascrittigli ed è stato condannato a 26 anni di reclusione. La pena risulta più alta rispetto al 1° grado perché si è aggiunta nel calcolo anche la continuazione della pena rimediata in Cassazione nel 2015 nell’indagine Infinito, di cui aveva già scontato 8 anni.
Tra i suoi sodali lievi sconti di pena, che non modificano la sostanza di quanto emerso dall’indagine: Vincenzo Marchio scende da 12 anni a 10 anni, 2 mesi e 20 giorni, Paolo Valsecchi da 8 anni, 6 mesi e 20 giorni a 8 anni, 5 mesi e 10 giorni, mentre resta confermata la condanna di Luciano Mannarino a 2 anni e 6 mesi.
Confermato il risarcimento a WikiMafia
Confermato il risarcimento di 5mila euro a WikiMafia e il pagamento delle spese legali a carico dei condannati per 416bis.
WikiMafia è stata l’unica realtà a costituirsi parte civile, come non ha mancato di sottolineare nuovamente anche durante il processo di appello il nostro avvocato Marco Griguolo, membro dell’Ufficio di Presidenza e titolare dello Studio CGA Lawyers. Nessuna delle parti offese individuate dalla Procura si era costituita parte civile in 1° grado (compresa l’Agenzia delle Entrate).
Chi è Cosimo Vallelonga
Cosimo Vallelonga, nato il 30 settembre 1948 a Mongiana, paesino di quasi 700 anime in provincia di Vibo Valentia, arrivò in Lombardia nel 1970, stabilendosi a Cremella, in provincia di Lecco. Da quel dì ha vissuto a Oggiono, Nibionno, Perego e poi a La Valletta Brianza, tutti piccoli comuni in provincia di Lecco, dove ha avviato l’attività di mobiliere e non solo.
Negli anni ’90 diversi affiliati lo indicano quale affiliato alla Locale di Fino Mornasco e nel 1997 il Tribunale di Milano lo condannò per associazione mafiosa a seguito dell’operazione La notte dei fiori di San Vito, facendo emergere i forti legami con i Mazzaferro, potente ‘ndrina che aveva esteso il suo controllo su un’ampia porzione del territorio lombardo e piemontese.
Nel 2010 venne arrestato nell’operazione Crimine-Infinito, dove rimedia una condanna definitiva nel 2015 a 12 anni per associazione mafiosa, quale affiliato alla Locale di Mariano Comense.
Vallelonga nel 1991 aveva già la dote di “Santista”, nel 1993 quella di “Vangelo”, due delle cariche più alte dell’organizzazione mafiosa. Il suo potere sul territorio non è stato scalfito dagli arresti. Una volta tornato sul territorio, il boss ha ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio criminoso, secondo schemi, simboli, modalità, suddivisione di zone di influenza analoghe a quelle già accertate nelle precedenti indagini.
Insomma, il caso Vallelonga conferma ancora una volta quanto sostenuto dal prof. Nando dalla Chiesa, e cioè che “la vera forza della mafia è fuori dalla mafia“: il boss è potuto ritornare in attività grazie a chi non ha detto no nel mondo imprenditoriale e nella società civile.
Soddisfazione e amarezza
Siamo molto contenti dell’esito del processo d’appello. Il processo Cardine-Metal Money è paradigmatico di come agisce il potere mafioso in Lombardia, e in particolare la ‘ndrangheta.
Inoltre, viene ribadita anche in Appello la legittimità di WikiMafia a costituirsi parte civile nei processi di mafia in Lombardia, negata un paio di settimane fa nel processo Cavalli di Razza (nonostante ben due costituzioni).
Rimane come in primo grado l’amarezza di essere stati l’unica parte civile, a dimostrazione del fatto che quello che facciamo quotidianamente non è sufficiente e ci prendiamo l’impegno per fare di più e meglio in collaborazione con le associazioni antimafia della provincia di Lecco, a partire dagli amici di Libera, dove operavano Vallelonga e i suoi sodali.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. Il ricavato del risarcimento confermato in Appello, se e mai riusciremo a incassarlo (Lor Signori risultano nullatenenti) verrà utilizzato per lo sviluppo della versione finale di MafiaMaps, la prima App sulla geografia delle mafie in Italia e in Europa ideata nel 2015 e ad oggi ferma alla sua versione beta per mancanza di finanziamenti.
Milano, 12 luglio 2022