Il 23 maggio 2024 si avvicina. Si tratta di una data molto attesa: saranno 32 anni dalla Strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli eroici uomini della sua scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Per chi ha deciso di dedicarsi alla lotta alla mafia è una data importante: rinnoviamo il nostro giuramento di fedeltà alla Causa e di impegno quotidiano contro il potere mafioso. Non solo commemorando i morti, ma soprattutto stando a fianco dei vivi. E per vivi intendiamo magistrati del calibro di Nicola Gratteri e Nino Di Matteo, vittima di delegittimazioni continue da parte dello stesso gruppo di potere che delegittimò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino quando erano in vita.
Gli anniversari, soprattutto il 23 maggio, sono occasione però soprattutto per le passerelle. Le indegne passerelle. Anzitutto di quei politici che nei restanti 364 giorni dell’anno se ne fregano della lotta alla mafia e non stanno facendo nulla per difendere la legislazione antimafia ispirata proprio dal dott. Falcone.
L’attuale governo, come i precedenti, non sta facendo nulla per aiutare i magistrati più esposti nella lotta alla mafia. Anzi, approva leggi che rendono praticamente impossibili le indagini per corruzione, nonostante le numerose indagini che mostrano come sia ancora estremamente attuale la questione morale, nelle forme lanciate oltre 40 anni fa dall’ex-Segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer.
Le ultime riforme lo dimostrano. Vogliono ridurre l’antimafia a sfilate di moda infarcite di retorica, con un movimento impegnato a commemorare i santini anziché pretendere verità e giustizia. E contro chi la pretende, scatenano la macchina del fango mediatica, come è successo a noi l’anno scorso.
Ecco perché facciamo oramai dal 2021, abbiamo deciso di tornare a “dare voce a Falcone“, contrastando la retorica di Stato con le sue parole, troppo spesso dimenticate, attraverso una serie di grafiche che pubblicheremo sui nostri profili social.
23 maggio 2024, contro il paese felice che odiava Falcone
Oltre all’evento serale a Milano su mafia e Chiesa cattolica, Il 23 maggio alcuni di noi saranno a Palermo, pur essendo ancora forte il disgusto e lo choc per le manganellate dell’anno scorso, primo sintomo di un governo autoritario allergico alle contestazioni.
Parteciperemo al corteo “Resistenza antimafia, contro ipocrisie e complicità di Stato”, che vuole rivendicare la necessità di inserire la lotta alla mafia in un contesto più ampio di lotte sociali, da quelle per i diritti dei lavoratori a quelle per i diritti civili, nonché per la pace.
Ulteriori informazioni sul corteo saranno date a ridosso del 23 maggio.