Domenico Russo
Domenico Russo (Santa Maria Capua Vetere, 27 dicembre 1950 – Palermo, 15 settembre 1982) è stato un poliziotto italiano, medaglia d'oro al valor civile alla memoria, vittima della Strage di via Carini.
Biografia
Nato a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, Domenico Russo lavorava in Prefettura a Palermo da qualche anno quando fu assegnato alla scorta del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nominato Prefetto di Palermo il 30 aprile dello stesso anno, sull'onda emotiva dell'uccisione da parte di Cosa Nostra del deputato e segretario regionale del PCI siciliano Pio La Torre. A quel tempo non esisteva un servizio scorte come quello che entrò in vigore anni dopo e l'auto in dotazione non era blindata.
Sposato con una ragazza siciliana, Fina, aveva avuto due figli, Dino e Toni.
L'omicidio
Quando uscirono da Villa Whitaker, sede della Prefettura, intorno alle 21, Domenico Russo guidava un'Alfetta che seguiva l'A112 bianca guidata da Emanuela Setti Carraro con a bordo il Generale. Dietro di loro una Bmw, una Fiat 132 e una moto Suzuki con a bordo i killer di Cosa Nostra. Alle 21:10 circa, in via Isidoro Carini, colpi di kalashnikov colpirono l'auto con a bordo il Generale, che sbandò finendo la sua corsa sul marciapiede. L'auto di Domenico Russo, affiancato dalla suzuki con a bordo Pino Greco, va a sbattere contro quella con a bordo il Generale e la moglie. Benché fosse in inferiorità numerica, Russo scese dall'auto e con la sola pistola d'ordinanza affrontò i sicari, venendo sopraffatto dal volume di fuoco. Ciononostante, non morì in via Carini, anche se gravemente ferito.
Trasportato in ospedale, i medici lo dichiararono clinicamente morto: morì dopo 12 giorni di agonia.
I funerali
I funerali ebbero luogo in forma privata il 16 settembre 1982 nella chiesa di Santo Spirito nel cimitero palermitano di Sant'Orsola. Con i familiari c’era anche il sindaco di Santa Maria Capua Vetere e una delegazione di amministratori comunali, oltre a centinaia di colleghi e anche poliziotti. Per volontà della moglie Russo fu seppellito in Sicilia. Tra le autorità presenti ai funerali, c'erano una delegazione del Pci siciliano, il sottosegretario all'Interno Angelo Sanza, il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Salvatore Lauricella, il perfetto Emanuele De Francesco, il ministro della Marina mercantile Calogero Mannino e il sindaco di Palermo, Nello Martellucci, fortemente contestato alla fine della cerimonia.
«L’ho conosciuto Domenico Russo», racconta Gennaro Nuvoletta, carabiniere, fratello di un altro giovane carabiniere, Salvatore Nuvoletta, ucciso dalla camorra a Marano il 2 luglio del 1982. «Io facevo già da autista e da scorta al generale Dalla Chiesa da quattro anni. Quando venne nominato prefetto di Palermo il 30 aprile, mi portò con sé. Domenico Russo, bravissimo ragazzo, lavorava alla Prefettura di Palermo. Facemmo subito amicizia, perché lui era campano come me. Il prefetto lo scelse come autista e come agente di scorta. Il generale mi chiese di istruirlo per una ventina di giorni perché conoscevo già le sue abitudini e i suoi metodi di lavoro. Avevamo in dotazione una Croma blindata col telefono a bordo che portai a Palermo i primi di maggio di quell’anno. Il ragazzo di Santa Maria Capua Vetere si dimostrò subito all’altezza. Poi tornai a Marano perché il 4 luglio dovevo sposarmi. Il prefetto si doveva sposare il 12 luglio e mi propose di andare a vivere a Palermo. Mi avrebbe fatto alloggiare in un appartamento a Villa Pajno dove alloggiava insieme alla moglie. “Mia moglie lì non conosce nessuno e nemmeno tua moglie. Così le facciamo stare insieme e si fanno compagnia a vicenda”, mi aveva detto. Il generale Dalla Chiesa, intanto, mi teneva informato delle sue attività. Continuava a girare per le scuole. “È dai ragazzi che bisogna cominciare se vogliamo cambiare qualcosa, caro Gennaro”, mi ripeteva continuamente. “Io lo faccio, ma gli altri?”.
Memoria
Il Comune di Santa Maria Capua Vetere intitolò alla memoria di Domenico Russo la via dove abitava da ragazzo. Al giovane poliziotto ucciso con il prefetto di Palermo e la moglie fu anche assegnata la medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione:
«Di scorta automontata per il servizio di sicurezza ad eminente personalità, assolveva al proprio compito con sprezzo del pericolo e profonda abnegazione. Proditoriamente fatto segno a numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata da parte di alcuni appartenenti a cosche mafiose, tentava di reagire al fuoco degli aggressori nell'estremo eroico tentativo di fronteggiare i criminali, immolando così la vita nell'adempimento del dovere. Palermo, 3 settembre 1982».
Bibliografia
- Raffaele Sardo, Al di là della notte, Napoli Tullio Pironti editore, 2010